Inge Morath è stata, prima di tutto, una viaggiatrice. Suo marito Arthur Miller ha così descritto questa sua inclinazione:
«Non appena vede una valigia, Inge comincia a prepararla».
Nel corso della sua carriera ha realizzato reportage fotografici in Spagna, Mediorienter America, Russia e Cina. Non affrontava mai questi viaggi con superficialità, bensì con serietà, studiando la lingua, le tradizioni e la cultura di ogni paese dove si recava. Nel tempo imparò a parlare correntemente tedesco, inglese, francese, spagnolo, rumeno, russo e mandarino.
Che si trattasse di persone comuni o artisti di chiara fama, il suo interesse era sempre rivolto all’essere umano in quanto tale. Inge Morath fu tra le prime donne a lavorare con la leggendaria agenzia fotografica Magnum Photos. Ebbe l’opportunità di imparare molto da Henri Cartier-Bresson, con cui collaborò a importanti reportage.
Il suo stile fotografico affonda le sue radici negli ideali umanistici del secondo dopoguerra ma anche nella fotografia del ‘momento decisivo’, così come l’aveva definita Henri Cartier-Bresson.
Le fotografie di Inge Morath riflettono le sue più intime necessità, ma al contempo sono come pagine del suo diario di vita, come lei stessa ha scritto: «La fotografia è essenzialmente una questione personale: la ricerca di una verità interiore».
Nel corso della sua vita Inge Morath visita spesso questo paese. Il suo primo e più ampio lavoro sulla Spagna risale al 1954. Lo stesso anno le viene affidato l’incarico di riprodurre alcuni dipinti per la rivista d’arte francese L’Oeil e di realizzare a Madrid un ritratto della sorella di Pablo Picasso, Lola, spesso restia a farsi fotografare; scatto che riesce ad eseguire, alla fine, nel cuore della notte.
Fotografa anche l’avvocatessa Doha Mercedes Formica, la quale si batteva per i diritti delle donne nella Spagna della dittatura franchista.
Grazie alla sua profonda conoscenza della lingua spagnola, Morath fu in grado di compiere un’analisi accurata di questo paese.
Le fotografie dedicate alla Spagna vengono raccolte dalla casa editrice francese di Robert Delpire nel volume illustrato Guerre à la tristesse (1955) .
Nel 1956, dopo aver ultimato il volume illustrato sulla Spagna, Inge Morath riceve l’incarico di recarsi in Iran per la rivista Holiday e per aziende americane operanti in quel paese. Per una parte del soggiorno viene accompagnata dell’editore Robert Delpire. Il viaggio diviene occasione per approfondire la conoscenza di quei luoghi, realizzando così un’estesa documentazione fotografica.
Come donna, in questa società fortemente patriarcale, ha la possibilità di muoversi all’interno della dimensione femminile e cogliere così il rapporto fra le vecchie ‘tradizioni e le trasformazioni innescate dalla moderna società industriale. Un volume su questo lavoro viene pubblicato nuovamente da Robert Delpire con il titolo De la Perse à l’Iran (1958) .
Nel 1957 Inge Morath realizza un fotoreportage a New York per conto della Magnum. La celebre fotografia del lama che esce dal finestrino di un taxi, su un viale della città, fa parte di un progetto più ampio dedicato agli animali impiegati sui set cinematografici.
In questo periodo Inge realizza fotografie sul quartiere ebraico, sulla vita quotidiana di New York e ritratti di artisti con cui stringe amicizia. New York, come testimoniato dall’omonimo libro pubblicato nel 2002, rimarrà un luogo importante per tutta la vita di questa fotografa.
Dopo il matrimonio con lo scrittore Arthur Miller, nel 1962, Morath si trasferisce in una vecchia e isolata fattoria a Roxbury, a circa due ore di auto da New York. Un luogo di campagna lontano dalla frenesia della città, dove cresce i suoi due figli Rebecca e Daniel.
Nel corso della sua vita Inge Morath ritorna più volte in Austria. Sua madre, infatti, viveva a Graz. Un libro con le foto sul suo Paese natale è stato pubblicato negli anni Settanta e un altro volume dopo la sua morte.
Le foto del periodo austriaco sono caratterizzate da un rapporto intenso con gli artisti del Paese, alcuni dei quali conosciuti a Vienna nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale. Mentre Inge Morath si concentra, nella maggior parte del suo lavoro, sulle persone e sulla loro quotidianità, ci sono numerose immagini realizzate in Austria che raffigurano l’eredità barocca e i retaggi della monarchia austro-ungarica. Spesso ci sono scatti con una dimensione prevalentemente architettonica.
Parigi è il luogo dove Inge Morath ha incontrato i fondatori dell’agenzia Magnum: Henri Cartier-Bresson, David Seymour e Robert Capa. Condividere il lavoro con questi straordinari fotografi e fare parte di una realtà così giovane ma ambiziosa, la spinsero ad avvicinarsi alla fotografia, cercando autonomamente la propria strada.
Essendo la più giovane fotografa dell’agenzia, le venivano affidati lavori minori come sfilate di moda, aste d’arte o feste locali. In queste immagini emerge il suo interesse per gli aspetti bizzarri della vita quotidiana, lo sposare la teoria del ‘momento decisivo’ di Henri Cartier-Bresson e anche una certa vicinanza al movimento artistico del Surrealismo.
Nel 1957 e nel 1958 Inge Morath attraversa la Romania per fotografare il Danubio fino alla sua foce. In epoca comunista, poiché quest’area era una zona militare interdetta, Morath dovette attendere a lungo prima di ottenere i permessi di viaggio.
Durante questi periodi di attesa, viaggiò molto nel resto del Paese, scattando fotografie che documentano ampiamente la situazione del Paese durante gli anni della della Guerra Fredda. Le foto raccolte, tuttavia, non erano sufficienti per la pubblicazione di un volume illustrato. Soltanto negli anni 1994-95 Inge Morath riprende in mano il progetto e pubblica un fotolibro sul Danubio e la Romania con il sostegno della galleria “Fotohof” e con la collaborazione di Kurt Kaindl e Brigitte Blüml-Kaindl.
(tutti i testi sono tratti dai padiglioni della mostra di Roma)
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