Al professionista che visiti la home page del sito del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, la prima schermata che appare spiega:
«La professione di architetto è sempre più complessa e non solo per la composita macchina normativa che caratterizza il lavoro nell’architettura, nelle costruzioni e nell’urbanistica, ma anche per le recenti norme della riforma delle professioni. Si rendono così necessarie politiche di aggiornamento in un processo di costante riqualificazione. Per migliorare e modernizzare la professione il CNAPPC ha accolto lo stimolo ad adeguarsi a quasi tutti i colleghi europei, approntando il “Regolamento per l’aggiornamento e lo sviluppo professionale continuo” in attuazione dell’art.7 del D.P.R. 7 agosto 2012 n.137. Ottenuta l’approvazione dal Ministero della Giustizia sul Regolamento, abbiamo predisposto assieme agli Ordini provinciali le Linee guida e di coordinamento attuative al regolamento per l’aggiornamento e lo sviluppo professionale continuo.
Dal 1° gennaio 2014 è entrato in vigore l’articolo 7 della Riforma degli Ordinamenti Professionali che disciplina la formazione continua degli Architetti e di tutti i professionisti iscritti agli Ordini.»
Per chi abbia un minimo di esperienza professionale e, soprattutto, per chi abbia un minimo di conoscenza di quello che avviene al di là dei confini di Stato in materia di formazione universitaria, un messaggio del genere non può che creare la voglia di chiedere la pena capitale per chi abbia concepito e gestito questa immonda faccenda!
Viviamo in un Paese dove, mentre per accedere ad un posto di lavoro viene richiesto di avere laurea e conoscenze da premio Nobel, per fare il Ministro basta la terza media o il diploma di maturità. Senza voler entrare nel merito dei vari ministri senza laurea che possono aver legiferato in materia di sanità, lavoro e quant’altro, vorrei far notare che i vari ministri che negli ultimi 25 anni si sono succeduti in materia di istruzione e università (l’ultimo caso è a dir poco sconcertante), si non permessi – con l’aiuto dei media al loro servizio – di demonizzare la nostra scuola e la nostra università, facendo perennemente riferimento al grado di ignoranza dei nostri studenti e laureati rispetto al resto del “mondo civile ed evoluto”.
Certi ignobili individui, assolutamente privi di conoscenza della realtà della quale si permettono di sproloquiare, avrebbero dovuto provare a documentarsi seriamente prima di emettere sentenze assolute e condannare a morte un sistema di istruzione che non aveva eguali nel mondo!
Costoro, prima di imporre riforme presentate come “processo di costante riqualificazione per migliorare e modernizzare la professione e adeguarsi a quasi tutti i colleghi europei”, dovrebbero accorgersi che quegli stimoli ad adeguarsi partono dall’esigenza di fare abbassare il nostro livello culturale per uniformarlo a quello di certi “Paesi-modello”!
Cari signori, avendo molto a che fare con l’estero, svolgendo il ruolo di docente di una prestigiosa università americana ed avendo avuto negli ultimi 20 anni rapporti con studenti e colleghi di tutto il mondo, permettetemi di farvi sapere che in certi Paesi, a differenza delle nostre università – dove (almeno fin quando ho studiato io) ogni esame sembrava voler essere un Phd – gli esami si svolgono quasi esclusivamente a quiz e/o con papers – prevalentemente fatte col sistema del “copia-incolla” di dati scaricati dal web.
In quei Paesi, a differenza degli esami teorici orali che ci obbligavano – ed obbligano ancora gli studenti italiani allo studio di migliaia di pagine – non esistono esami orali, non esistono esami sull’esercizio professionale.
In quei Paesi che ritenete un modello, l’architetto non è formato in maniera “vitruviana”, perché tutto è stato rigidamente ridotto a compartimenti stagni monotematici, ove operare con i paraocchi nel limitatissimo campo di azione consentito.
Molti di quei Paesi non prevedono esami orali e, in campo architettonico, non è nemmeno prevista la necessità di svolgere progetti architettonici!!!
Per esempio, alla figlia di un mio conoscente – studentessa di architettura in quel di Manchester – quando al termine del suo corso di laurea chiese perché non avesse mai potuto fare un progetto architettonico venne risposto che “durante il corso di laurea gli studenti devono essere liberi di esprimere la loro vena artistica, poiché avranno tutto il tempo per formarsi come architetti durante il periodo di tirocinio obbligatorio”!
Cari signori, sappiate che la nostra università formava, e tuttora cerca di formare, in nome della concezione vitruviana dell’architetto, dando una visione a 360° della professione, cosa che crea dei grandi problemi a chi, all’estero, debba confrontarsi con i nostri professionisti in caso di concorso … Vi siete mai chiesti come mai i nostri laureati vengano equiparati (per difetto) ai diplomati di un Master post laurea straniero mentre i nostri diplomati di liceo vengano considerati pari ai laureati del bachelor program? Avete mai provato a chiedervi come mai i ricercatori italiani siano così richiesti all’estero? Pensate che vengano richiesti perché sono più belli degli altri? Oppure vi ha sfiorato l’idea che potrebbe esserci qualcos’altro? Non vi è mai passato per la mente che, così come i razzisti nostrani ritengano gli immigrati degli individui che vengono a rubarci il lavoro, all’estero si viva male il confronto con i nostri laureati???? Avete provato a porvi il dubbio che chi ha chiesto all’Italia di uniformarsi al resto d’Europa possa averlo fatto per ragioni molto diverse che non quelle di riqualificare, migliorare e modernizzare la professione?? Perché, piuttosto che difendere la nostra formazione, la nostra cultura e i nostri professionisti, li avete venduti per 30 denari?
Cari ignorantoni che legiferate senza sapere cosa state facendo … o forse lo sapete bene perché lavorate per conto dei vostri burattinai, vi ricordo che nel suo 1° Libro, Vitruvio spiegava che:
«A determinare la professionalità dell’architetto contribuiscono numerose discipline e svariate cognizioni, perché è lui a dover vagliare e approvare quanto viene prodotto dalle altre arti, questa scienza è frutto di esperienza pratica e di fondamenti teorici.
La pratica deriva da un continuo e incessante esercizio finalizzato a realizzare lo schema di un qualunque progetto, mediante l’attività manuale che plasma la materia.
La teoria invece consiste nella capacità di mostrare e spiegare dettagliatamente la realizzazione dei progetti studiati con cura e precisione nel rispetto delle proporzioni … di conseguenza egli deve essere versato nelle lettere, abile disegnatore, esperto di geometria, conoscitore di molti fatti storici; nondimeno abbia cognizioni in campo filosofico e musicale, non sia ignaro di medicina, conosca la giurisprudenza e le leggi astronomiche … l’architetto deve possedere una buona conoscenza storica che gli permetta di spiegare a eventuali interlocutori il significato simbolico delle decorazioni con cui egli spesso abbellisce i suoi edifici … quindi, essendo questa disciplina così vasta e ricca, per svariati e molteplici apporti culturali, non credo che uno possa da un giorno all’altro definirsi a buon diritto architetto, ma solo colui che fin dalla fanciullezza si sia addentrato per gradi in questa materia e, dotato di una buona formazione artistica in genere, sia giunto al sommo tempio dell’architettura.
Può sembrare forse incredibile per chi non ha esperienza, che la mente umana sia in grado di assimilare e ricordare una tale quantità di nozioni. Però ci si convincerà che ciò è possibile, rendendoci conto che tutte le branche del sapere sono in stretta relazione e tra loro collegate: la scienza nel suo complesso è infatti come un unico corpo composto di varie membra. Pertanto chi fin dalla tenera età riceve una formazione varia e articolata in ogni settore è in grado di riconoscere facilmente gli aspetti comuni e interdisciplinari fra le varie scienze e di apprenderle con notevole rapidità… Per forza di cose un architetto non deve né può essere un grammatico alla stregua di Aristarco (di Samotracia 217-145 a.C.), non per questo però sia illetterato; né potrà essere un esperto di musica come Aristosseno (di Taranto morto intorno al IV sec. a.C.), ma nemmeno un perfetto ignorante; né un pittore al pari di Apelle, eppure dovrà saper disegnare; né uno scultore del livello di Mirone o di Policleto, avendo tuttavia delle cognizioni plastiche; né, per finire, un medico come Ippocrate, ma neppure sarà inesperto di medicina; né di eccezionale bravura nelle altre scienze, ma nemmeno un incapace … In tutte le altre discipline vi sono molti, se non proprio tutti, argomenti di discussione comuni. Ma la perfetta realizzazione di un’opera frutto di un lavoro e di un’applicazione costanti è compito di chi si è specializzato in un settore specifico. Mi sembra dunque aver già fatto abbastanza chi possegga una conoscenza sia pure superficiale dei dati teorici fondamentali delle discipline utili in campo architettonico così da non trovarsi in difficoltà qualora occorra valutare e decidere sul loro impiego … Quindi, poiché non a tutti indiscriminatamente, ma a pochi individui è concesso di avere un tale ingegno per dote naturale, il compito dell’architetto dev’essere quello di esercitarsi in tutti i campi e, data l’enorme quantità di nozioni indispensabili, ragion vuole che egli inevitabilmente non possa raggiungere il massimo della conoscenza in ogni settore, ma si accontenti di un livello medio …»
Come si è detto, nel sistema universitario italiano, ad esclusione del periodo parassitario del 18 politico – periodo cui appartiene la generazione di professionisti che avete misteriosamente escluso dall’obbligo dei CFP – l’insegnamento prevede ancora un insegnamento olistico che non merita di venir screditato ritenendo i nostri architetti dei professionisti necessitanti di CFP al pari di quelli di altri Paesi dove, essendo l’insegnamento meno che nozionistico, risulti più che logico che i professionisti, specie quelli di primo pelo, necessitino di una costante formazione e aggiornamento!!
Se mai comunque fosse vero che occorra ricevere i famosi crediti formativi permanenti, spesso assistendo a noiosissime e insulse conferenze sul “sesso degli angeli” o dedicate alla ignobile promozione di materiali industriali per l’edilizia, o peggio ancora dedicate alla vendita dell’ultimo libro di qualche patetico dinosauro locale, ritenuto una “archistar”, qualcuno dovrebbe spiegarci come mai nessun architetto del passato debba esser passato per queste vergognose ed inutili imposizioni, pur riuscendo a realizzare opere immortali!
Bramante, Michelangelo, Palladio, Vignola … ma anche architetti più recenti come Armando Brasini, Quadrio Pirani, Innocenzo Sabbatini, ecc. si son formati sul campo più che sui banchi universitari. Costoro non ebbero alcun obbligo di accumulare CFP … eppure, a differenza dei loro omologhi contemporanei (spesso cialtroni venditori di fumo), sono quelli che hanno fatto la vera storia dell’architettura!
Nella sua autobiografia, il grandissimo Armando Brasini scriveva: «Adolescente, dopo aver frequentato la scuola elementare, poiché dimostravo un forte inclinazione per il disegno, il mio genitore mi occupò in una officina di incisore, ove però rimasi pochissimo; di mia iniziativa, andai poi a lavorare come garzoncello presso pittori di decorazioni, accanto ai quali, cominciai ad apprendere i primi elementi del disegno; contemporaneamente frequentai la scuola serale. Vista questa mia spiccata tendenza artistica, mio padre, pur sottoponendosi a sacrifici non lievi, volle che frequentassi l’Istituto di Belle Arti, che seguì di malavoglia. A causa di quella naturale insofferenza che mi dominava, presto l’abbandonai. Nel contempo avevo cominciato ad apprezzare e meditare sui grandi capolavori dell’arte italiana, ammiravo Roma, e compresi che solo Roma mi poteva essere maestra.»
Orbene, cari signori del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, se davvero intendete riqualificare, migliorare e modernizzare la professione, il primo passo che dovreste compiere è quello di far tornare le nostre università ad insegnare ciò che si insegnava prima delle riforme che hanno portato alle lauree brevi e insegnamenti nozionistici, assicurandovi che chi insegni le materie progettuali lo faccia in maniera onesta e non ideologica. Poi, ovviamente, dovreste eliminare gli insulsi Ordini Professionali che tutto fanno piuttosto che tutelare i professionisti …poi, ovviamente, anche voi “venditori della pelle altrui”, dovreste sparire per sempre, lasciando ai professionisti la possibilità di muoversi ed associarsi come meglio credano, perché qualsiasi altra soluzione risulterà più rispettosa e valida che non la vostra insulsa istituzione!
5 pensieri su “Scadenza dei termini per i Crediti Formativi Permanenti? Ora basta! Chiediamo rispetto!!”