Il 7 giugno 2017 il senatore Aldo Di Biagio di Alternativa Popolare – specificando a beneficio dei creduloni di non voler fare una polemica a sfondo politico – ha pubblicato un post sul proprio profilo Facebook[1], con una foto che lo ritrae sdraiato sull’asfalto di una strada di Roma. Il post informa: “Ho presentato una denuncia querela al Sindaco Raggi per l’incidente in moto accadutomi lo scorso 8 aprile a Roma, a seguito del quale ho riportato molteplici lesioni che mi hanno costretto all’immobilità e dalle quali con sacrificio e dolore sto cercando di riprendermi con terapie e riabilitazione”.
Che dire? Appare quantomeno fortunoso che qualcuno possa aver fatto la foto del senatore sdraiato sull’asfalto … un vero miracolo dell’era della società dello spettacolo!
Ma il miracolo non risiede solo nel passaggio fortunoso del fotografo nel punto giusto al momento giusto, ma anche e soprattutto nel fatto che in questo incidente, il senatore sia stato scaraventato lontano dalla sua moto (nella foto avrebbe dovuto vedersi), senza che le sue mani “modello Cattivik” presentino alcun un graffio, e senza che la caduta gli abbia provocato lacerazioni ai pantaloni e/o alla camicia bianca, perfettamente infilata nei pantaloni, nonostante la protuberanza ventrale!
Non voglio, né posso mettermi a fare il perito d’ufficio che deve verificare la veridicità o meno di un incidente stradale, tuttavia non posso esimermi dal far notare quanto mendace possa essere il messaggio nel quale si sottolinea di non voler polemizzare polemicamente contro la Raggi e la sua giunta.
La malafede non è solo nel post e nei miracoli descritti, ma nel fatto che il senatore bene avrebbe fatto, per non cadere nuovamente (questa volta nel ridicolo), a documentarsi sulle condizioni delle strade romane ben prima che la giunta Raggi si insediasse e provasse a sistemarle.
Chi vive a Roma infatti, sa benissimo che le strade della Capitale (ma anche i marciapiedi, i parchi, le aiuole e i giardini) versano in uno stato di abbandono totale sin dell’epoca delle giunte Rutelli e Veltroni, così come sa benissimo che il picco massimo di degrado sia stato registrato durante le giunte Alemanno e Marino.
Se poi la giunta attuale le ha ereditate in questo stato, la cosa non può, per magia, risolversi da un giorno all’altro … specie se non vengono dati i fondi necessari.
Per agevolare la conoscenza dei fatti, e lo faccio da semplice cittadino che nulla ha a che fare con la politica, riporto di seguito un po’ di foto prese nella rete internet, che mostrano lo stato di degrado delle strade di Roma sin dal 2013.
Se la cosa non è sufficiente a dimostrare che il problema risulti molto più vecchio della salita in Campidoglio della Raggi, segnalo un link per tutti
http://www.giornalettismo.com/archives/1340733/le-incredibili-foto-delle-buche-di-roma/
invitando altresì a ricercare le numerosissime pagine web molto più vecchie! … Che il senatore possa o meno crederci, esistono post di denuncia dello stesso problema che risalgono a più di 10 anni fa!
Detto questo vorrei richiamare l’attenzione di tutti sulla gravità del problema dello sfacelo delle strade italiane, un problema che non va strumentalizzato dallo sciacallo di turno per mezzo di bufale (i due animali ormai più diffusi nella penisola italiana), ma che andrebbe affrontato di petto, compreso e risolto realmente!
Nella rete è possibile trovare informazioni del tipo “6 italiani su 10 hanno rischiato nell’ultimo anno di rimanere coinvolti in un incidente a causa delle buche, secondo quanto ha rilevato un sondaggio promosso dalla Fondazione Luigi Guccione vittime della strada con l’ausilio del Siteb (Associazione italiana bitume e asfalto) e Assosegnaletica. L’incidente stradale resta il pericolo più avvertito dalla popolazione (71% degli italiani), dopo i furti in casa (77%), ma prima di scippi (67%), rapine (60%) e aggressioni (58%). Sono ben 177.031 nel 2014 con 3.381 morti e 251.147 feriti le vittime degli incidenti stradali. Oltre l’80% degli automobilisti e motociclisti, in particolare, definisce “a rischio” le strade per le due ruote (moto o bici), il 74% ritiene che le città siano più pericolose per i pedoni, il 65% le definisce tali anche per chi si sposta in auto. Solo il 20%, poi, esprime commenti positivi sulla condizione dell’asfalto e la presenza di guard-rail e il 76% le segnala come problema per la sicurezza stradale cittadina. Nonostante ciò, gli interventi per aumentare la sicurezza dei veicoli in circolazione in città, secondo la ricerca, latitano[2].”
Ebbene, si rifletta sul fatto che, negli ultimi decenni, i comuni italiani si son visti progressivamente tagliare i propri fondi … fino ad essere condotti “alla canna del gas”, ciononostante, piuttosto che imparare a “tirare la cinghia”, in molte città, Roma inclusa, si è continuato a sperperare su voci di spesa quantomeno discutibili e, soprattutto, si è continuato a consentire l’espansione a macchia d’olio, non rendendosi conto del fatto che ci si trovi in una situazione ormai economicamente ingovernabile.
La manutenzione delle città, infatti, è un qualcosa che grava su tutti noi per mezzo del sistema di tassazione, va da sé che sarebbe più logico comprendere che, se in passato lo stesso numero di cittadini che oggi risulta sparpagliato sul territorio riusciva a vivere in città molto più contenute di quelle attuali, non v’è alcuna ragione per cui oggi dovremmo continuare ad accettare, come corretto, il modello urbanistico derivante dalla folle “Ville Radieuse” di Le Corbusier che sentenziò: «le città saranno parte della campagna; io vivrò a 30 miglia dal mio ufficio, in una direzione, sotto alberi di pino; la mia segretaria vivrà anch’essa a 30 miglia dall’ufficio, ma in direzione opposta e sotto altri alberi di pino. Noi avremo la nostra automobile. Dobbiamo usarla fino a stancarla, consumando strada, superfici e ingranaggi, consumando olio e benzina. Tutto ciò che serve per una grande mole di lavoro … sufficiente per tutti.»
La Roma di fine impero, a detta degli archeologi, contava più di 1,5 mln di individui, tuttavia risultava contenuta nel perimetro delle Mura Aureliane (19 Km) su una superficie di poco superiore ai 15 km², l’attuale Capitale invece, ne conta 2.873.598[3], tuttavia la sua superficie 1.287,36 km².
L’antica Roma possedeva al suo interno diversi giardini pubblici (per esempio quelli degli stabilimenti termali) e tantissimi giardini privati nelle domus. Pensiamo forse che gli antichi fossero stupidi? O forse sarebbe il caso di riconsiderare le scelte di sviluppo selvaggio dell’ultimo secolo e provare a ridimensionare le nostre città secondo la dimensione umana?
Probabilmente, piuttosto che continuare a parlare di “città metropolitana”, occorrerebbe pensare al come ricompattare i tessuti e, semmai, al come riconoscere più autonomie locali che possano controllare, localmente, lo sviluppo e manutenzione dei propri confini.
Nello stato attuale delle finanze pubbliche, infatti, non v’è alcuna possibilità che una giunta politica possa ripavimentare l’intera superficie delle strade e marciapiedi cittadini, così come non v’è possibilità che si possano rendere i nostri giardini e parchi degni del confronto con quelli che possiamo visitare in altri Paesi.
E’ davvero una vergogna che la città della “Grande Bellezza” possieda i marciapiedi (rigorosamente asfaltati e non pavimentati con materiali nobili) più schifosi del pianeta, è una vergogna che le aiuole, i giardini e i parchi risultino, nella totalità dei casi, infestati da erbacce e immondizie, è una vergogna che le potature non vengano effettuate e che, sempre più spesso, qualche ramo si spezzi e faccia male (o uccida) qualcuno, è una vergogna che ci siano i bidoni dell’immondizia perennemente strabordanti di rifiuti maleodoranti, e tante altre vergogne … ma il problema non è da attribuirsi all’ultima giunta di turno della città Xyz, ma ad un sistema nato sbagliato e che, se non ci sarà una immediata inversione di tendenza, non potrà che portare ad un peggioramento sempre più grave!
[1] http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/buche-roma-di-biagio-denuncia-raggi/
[2] http://www.metronews.it/16/03/10/buche-killer-6-su-10-rischiano-la-vita-guidando.html
[3] Dato Istat al 30-11-2016, demo.istat.it. URL consultato il 24 marzo 2017