Rispetto per il Ponte di Tiberio a Rimini

È di questi giorni la notizia dell’avanzare del cantiere per la realizzazione del progetto che modificherà, in maniera drammatica, la vista del Ponte di Tiberio e delle mura lungo il corso del Marecchia a Rimini!

Più che il mero discorso estetico, ciò che lascia basiti è la presa di posizione, in difesa dello scempio, di chi dovrebbe prevenire e tutelare i nostri monumenti e il nostro ambiente.

Il progetto consiste nella realizzazione di una “passerella leggera a sbalzo” lungo l’argine di destra del Marecchia, a valle del Ponte di Tiberio, nonché nella installazione di una “piazza ed un ponte galleggianti” sul corso d’cqua. Il tutto, a detta dell’assessore ai lavori pubblici Jamil Sadegholvaad, riguarderebbe un progetto di “riqualificazione del Ponte di Tiberio e dell’intera area”.

Rendering del progetto in corso
Rendering del progetto in corso

Ebbene, andando punto per punto, potremmo iniziare col ritenere alquanto discutibile definire “leggera” una struttura del genere.

Per realizzare la passerella infatti, è già stata messa in atto l’apertura di una serie di fori quadrati, di circa 60 cm di lato e con un interasse inferiore al metro di distanza, all’interno delle mura malatestiane dell’argine destro. Le aperture sono state realizzate mediante il taglio delle strutture con macchine taglia-muro che, ovviamente, se mai fosse vero ciò che si legge, ovvero che “il materiale della cortina tagliata è stato recuperato per essere ricollocato una volta inserite le mensole a sbalzo”, il paramento murario, in corrispondenza dei “rattoppi” risulterà privo della regolare indentatura tra i vari ricorsi, a causa del taglio verticale non preceduto da un’operazione di “scucitura” della cortina muraria, che avrebbe consentito la perfetta ricollocazione “invisibile” degli elementi rimossi.

In ogni modo, ritenere “leggera” una struttura del genere, solo perché realizzata con travi e parapetti metallici e pedana in legno ha del paradossale. I promotori di certe iniziative infatti, amano nascondersi dietro un abuso terminologico per manipolare l’opinione pubblica. Essi sanno infatti bene che, specie qui in Italia, basta usare termini come “sostenibile”, “leggero”, “invisibile”, “temporaneo”, “amovibile”, ecc. perché la gente gli creda! … Tuttavia sappiamo bene che non ci sia nulla di più permanente di ciò che venga installato come temporaneo.

Dalla Tour Eiffel ai chioschi e “verande” dei bar e ristoranti lungo le strade delle città, passando per le “case temporanee” realizzate all’indomani di terremoti e mai rimosse, il mondo è pieno di opere “temporanee e amovibili”! In questo caso, se mai si possa ritenere “leggero” il tipo di materiali proposti – affermazione falsissima – che cosa dovremmo dire del “pesantissimo” impatto visivo che ne scaturirebbe? Forse sarebbe il caso di smetterla di prendere in giro la gente, ubriacandola di falsità pronunciate dai presunti “esperti” privi di senso etico (oltre che estetico)!

Se si vuol parlare di riqualificazione, o di valorizzazione del Ponte di Tiberio, probabilmente occorrerebbe parlare della sua trasformazione definitiva in ponte pedonale, piuttosto che promuovere un intervento che, deviando il traffico ciclo-pedonale sul ridicolo “ponte galleggiante”, lo condannerebbe a restare un ponte carrabile!

A tal proposito, inoltre, occorrerebbe riflettere sulla mobilità proposta[1]. Stiamo parlando di un percorso che, dagli elaborati visibili, risulta limitarsi alla passerella ed al ponte, che non presenta ramificazioni all’interno del tessuto cittadino a destra e sinistra del Marecchia … un po’ come il Ponte di Messina che si vorrebbe realizzare in assenza di autostrade e ferrovie dignitose in Calabria e Sicilia, oppure ancora come certi progetti di nuove “piazze” promossi da chi non sappia che una piazza, per poter funzionare, debba essere parte integrante di un sistema di percorsi pedonali che invitino la gente a muoversi usando le proprie gambe.

Una delle cose più comiche di questo progetto risulta poi il modo in cui sia stato concepito per i ciclisti; ma ve l’immaginate – in una città dove i ciclisti sfrecciano che sembrano gareggiare per il Giro d’Italia – come potrebbe mai funzionare l’obbligo dell’attraversamento in “bici a mano” di questo percorso? … A certi progettisti mi vien da fare la stessa domanda che Enrico Lucci de “Le Iene” pose a Vittorio Gregotti, progettista dello ZEN di Palermo: “ma non è che spesso gli architetti c’hanno in testa una cosa che a loro gli sembra bella, poi realizzano una cosa e là dentro ci dovranno vivere migliaia di persone, che vivranno la loro vita in un posto schifoso?

La realtà del nostro Paese è che, indipendentemente dalla reale funzionalità ed utilità di certe realizzazioni, quando c’è il rischio di perdere un possibile finanziamento, si dà il via a progettazioni e realizzazioni utili solo ed esclusivamente allo sperpero di denaro pubblico! Manca una visione d’insieme, perché mancano i tempi politici per mettere in atto progetti a medio lungo termine, che possano davvero risolvere le problematiche delle città. Chi governa deve, per ragioni politiche, dimostrare di aver fatto qualcosa nel suo breve mandato, ergo non è immaginabile la promozione di un progetto la cui realizzazione possa eccedere i 3 o 4 anni … anche perché l’amministrazione che seguirà, molto probabilmente, l’abbandonerà!

Rimini ha dei problemi molto più importanti da affrontare, che non questa ridicola installazione deturpante. Si pensi alla difficoltà di collegamento tra la città vecchia e il mare, a causa della cesura rappresentata dalla ferrovia, nonché dalla recente, inutile e costosissima realizzazione del TRC. Si pensi, sempre in tema, alla ai sottopassaggi pedonali che, all’imbrunire, fanno paura! Il problema della “ricucitura” del tessuto urbano tra Centro Storico e fronte mare è senz’altro un problema che oltre a creare posti di lavoro, porterebbe grandissimi benefici alla città in termini di sicurezza e mobilità!

Che dire della necessità di liberare e rivalutare l’area dell’anfiteatro? Che dire del problema dello spostamento del mercato e della liberazione delle piazze storiche? Insomma, se si volessero davvero spendere denari pubblici, di ragioni valide ce ne sarebbero moltissime.

Un’ultima annotazione va fatta in merito alle dichiarazioni del responsabile della Soprintendenza a giustificazione delle aperture nelle mura lungo il Marecchia[2]. Alle proteste e ai legittimi dubbi di chi chiedesse come fosse possibile consentire uno scempio del genere nelle mura lungo il Marecchia, l’arch. Napoli della Soprintendenza ha infatti replicato che “quelle mura non sono medievali-malatestiane ma restaurate di recente, mentre quelle che verranno abbattute sono dei semplici tamponamenti altrettanto recenti” (sic!).

Ebbene, al responsabile della Soprintendenza vorrei ricordare che il problema non può essere limitato alla paternità e/o datazione di un manufatto, bensì alla tutela dell’integrità di un contesto urbano di notevole pregio!

L’attuale normativa infatti, e nello specifico il DL 22 gennaio 2004, n°42, relativamente ai beni paesaggistici sottoposti a tutela, ricorda che per “paesaggio” si intende una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni.

Ai sensi dell’articolo 134 del nuovo codice, si considerano beni paesaggistici e quindi sottoposti a tutela:

  1. gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico indicati nel successivo articolo 136;
  2. le aree tutelate per legge per il loro interesse paesaggistico ed indicate nel successivo articolo 142;
  3. gli immobili e le aree comunque sottoposti a tutela dai singoli piani paesaggistici.

Ai fini dell’individuazione dei beni paesaggistici sottoposti a tutela, si rammenta che, per l’articolo 136, si considerano immobili ed aree di notevole interesse pubblico:

  1. le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica;
  2. le ville, i giardini e i parchi, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda del presente codice, che si distinguono per la loro non comune bellezza;
  3. i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale;
  4. le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze.

Invece, per aree tutelate direttamente per legge, ai sensi dell’articolo 142, si intendono:

  1. i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare;
  2. i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi;
  3. i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto n. 1775/1933, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna;
  4. le montagne per la parte eccedente600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole;
  5. i ghiacciai e i circhi glaciali;
  6. i parchi e le riserve nazionali o regionali e i territori di protezione esterna dei parchi;
  7. i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo n. 227/2001;
  8. le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici;
  9. le zone umide incluse nell’elenco previsto dal D.P.R. n. 448/1976;
  10. i vulcani;
  11. le zone di interesse archeologico individuate alla data del 1° maggio 2004.

A questo punto non posso che augurarmi che queste parole possano essere prese in considerazione da parte di chi rivesta degli incarichi pubblici al fine di tutelare le nostre città, piuttosto che consentire inutili capricci che non faranno che mortificarle!

I tanti recenti errori urbanistico-architettonici, generati dall’arroganza e dalla presunzione di politici ed architetti, si spera, dovrebbero aver insegnato qualcosa.

Rimini è ancora in tempo per tornare indietro, evitando inutili scempi come quello messo in atto alla Spezia ad opera di Buren, a causa dell’ottuso atteggiamento dispotico del sindaco e della soprintendenza locali, sordi alle preghiere della stragrande maggioranza degli spezzini che implorava di bloccare lo scempio di Piazza Verdi.

Vista dell’immonda sistemazione di Piazza Verdi alla Spezia

Un politico sano di mente dovrebbe ambire al massimo consenso pubblico, piuttosto che a rendersi inviso alla cittadinanza.

 

[1] http://www.newsrimini.it/2017/06/progetto-tiberio-modifiche-alla-viabilita-interventi-conclusi-per-fine-anno/

http://www.newsrimini.it/2017/07/passerella-al-ponte-tiberio-le-precisazione-dei-progettisti/

[2] http://www.riminiduepuntozero.it/per-la-soprintendenza-le-mura-bucate-non-sono-malatestiane/

2 pensieri su “Rispetto per il Ponte di Tiberio a Rimini

  1. Eh ! Non riescono proprio a stare fermi con quelle mani rozze e pesanti ! Sarà che l’investimento è di quelli che non si possono rifiutare, evidentemente.

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