Pubblico ancora con piacere, come post, due recenti commenti scritti da Luciano Belli Laura, il quale sta seguendo giorno per giorno l’evolversi della situazione di Tor di Valle della quale, distratti da altre vicende, nessuno più parla.
Invito quindi tutti a leggere quanto scritto da Luciano, e lo faccio da romanista che ha a cuore Roma e la AS Roma e che, quindi, si ritiene offeso da chi possa pensare di poter fare ciò creda, in nome dell’arroganza, dimenticando il rispetto della nostra città e quello dei tifosi che, se non si lasciassero accecare dal tifo, si rendebbero che, nella gerarchia dei valori di certa gente, la squadra, la città, i conti pubblici e le difficoltà di raggiungimento dello stadio hanno un ruolo del tutto marginale, rispetto al business center.
PONTE DI TRAIANO E LEGGE PONTE.
Cinquant’anni fa, il legislatore estese l’obbligo della “licenza edilizia” a tutto il territorio comunale e la subordinò all’esistenza delle “opere di urbanizzazione”: “La concessione della licenza è comunque e in ogni caso subordinata alla esistenza delle opere di urbanizzazione primaria o alla previsione da parte dei Comuni dell’attuazione delle stesse nel successivo triennio o all’impegno dei privati di procedere all’attuazione delle medesime contemporaneamente alle costruzioni oggetto della licenza”. [comma 6, art. 10 L. 765/1967]
Quarant’anni fa, il legislatore ritenne che “ogni attività comportante trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio comunale partecipa agli oneri ad essa relativi e la esecuzione delle opere è subordinata a Concessione da parte del sindaco” [art. 1 L. 10/1977] e, pertanto, precisò che: “Fino all’approvazione dei programmi di attuazione, al di fuori dei casi previsti nel precedente comma, la concessione è data dai comuni obbligati soltanto su aree dotate di opere di urbanizzazione o per le quali esista l’impegno dei concessionari a realizzarle“. [comma 5, art. 13 L. 10/1977]
Sedici anni fa, il decreto del Presidente della Repubblica [D.P.R. 380/2001] annullò gran parte dei riferimenti dell’urbanistica regolativa e spianò la strada all’urbanistica concertata (o, peggio, contrattata). Con la quale solitamente sono realizzate immonde speculazioni residenziali, commerciali, terziarie. Ovunque.
Quattro anni fa, il legislatore ha prescritto come realizzare stadi di proprietà: sia snellendo le procedure sia privilegiando l’ammodernamento degli impianti esistenti, anziché la loro costruzione ex novo. [comma 303-304-305 art. 1 L. 147/2013] Cosicché, un proponente privato (Eurnova srl) ha potuto presentare un progetto di trasformazione del terreno, solo in parte acquisito ma totalmente privo d’adeguate opere di urbanizzazione. Nel primo studio di fattibilità c’era lo stadio (30.140 m2, pari al 61% del totale) e il business park (19.635 m2, pari al 39% del totale). La pubblica amministrazione ha contrattato con il privato la realizzazione delle opere d’urbanizzazione indispensabili e modifiche allo studio di fattibilità comportanti lo stadio (49.000 m2, pari al 13% del totale) e il business park più affini (336.000 m2, pari al 87% del totale). Nella delibera [D.A.C. 32/2004] assegnante il “pubblico interesse” alla colossale abbuffata speculativa, c’era addirittura il limite di tolleranza di 354 mila metri quadri di superficie utile lorda: in compensazione per le opere d’urbanizzazione. Comprendenti il Ponte di Traiano.
Dal 3 novembre ’16 al 3 marzo ’17, tuttavia, il progetto è stato esaminato in Conferenza di Servizi regionale decisoria. Indi, il 5 aprile ’17, per vari “motivi ostativi” e per mancata conclusione di procedimenti prodromici, al proponente è stato inviato il “preavviso di diniego” alla realizzazione delle opere. E la Giunta regionale avrebbe definitivamente “bocciato” il progetto al ricevimento delle “osservazioni” del proponente. Recapitabili entro dieci giorni: entro il 15 aprile ’17. [art. 10-bis L. 241/1990]
Recapitate, invece, dopo settanta giorni: il 15 giugno ’17. Con formale richiesta di nuova Conferenza di Servizi decisoria per esaminare il nuovo progetto definivo adeguato al nuovo corso grillopardesco. Ch’era stato annunciato il 24 febbraio quando si sentiva aria di bruciato. Ch’è stato confezionato prevedendo lo stadio (35.500 m2, pari al 17% del totale) e il business park più affini (176.000 m2, pari al 83% del totale). Senza il Ponte di Traiano. Ovvero, con il Ponte di Traiano non finanziato dal proponente, a cui è stata concessa meno cubatura in compensazione. Senza, però, la rimozione dei principali motivi ostativi all’approvazione del precedente progetto. Senza, tuttavia, la definizione dei procedimenti prodromici; giacché, ora, unificati (la V.I.A.) o demandati (la Variante Urbanistica) a quello principale, da nuovissime apposite norme. [art. 62 L. 96/2017]
Tale nuovo “progetto definitivo adeguato”, comunque, ha tenuto aperto il procedimento che, ai sensi della “legge sugli stadi”, doveva terminare con delibera regionale entro centottanta giorni dalla presentazione in Regione, fatta il 12 settembre ’16, del primo progetto definitivo. Infatti, nei quarantacinque giorni successivi al 22 giugno ’17, una nuova Conferenza di servizi asincrona semplificata ha esaminato il nuovo “progetto definitivo adeguato”, onde accertare se ha superato i motivi ostativi del precedente. E, quindi, se nei pareri espressi dai rappresentanti dello Stato, della Regione, di Roma Capitale e della Città Metropolitana omonima risultavano qualitativamente (non quantitativamente) prevalenti i pareri positivi o quelli negativi. Con la prevalenza del “sì”, sarebbe scontata la conclusione positiva del procedimento e la concessione del “titolo abilitativo” alla realizzazione delle opere progettate; se, invece, prevalessero i “no” s’invierebbe il “preavviso di diniego” al proponente e, dopo i dieci giorni prescritti per le osservazioni, la giunta regionale potrebbe fischiare la fine dei giochi.
Non sapendo (o volendo) accertare la prevalenza di assensi o dinieghi, ci si lava le mani: considerando pareri di diversa natura tautologicamente non omogenei: eterogenei. Così, il procedimento può continuare. E il 15 settembre ’17 s’apprende che: “le valutazioni risultano spiccatamente eterogenee e presentano particolari complessità nonché articolate e corpose richieste di integrazioni e/o modifiche, di portata tale da doversi ritenere indispensabile un adeguamento del progetto da sottoporre successivamente all’esame della Conferenza di servizi ai fini della conclusione del procedimento avviato ai sensi della legge 147/2013, art. 1 commi 304 e 305”. Ossia, come già detto, avviato il 12 settembre ’16: circa da un anno!
La nuova Conferenza di servizi decisoria inizia il 29 settembre, in forma simultanea e modalità sincrona, per la “valutazione dell’adeguamento progetto definitivo relativo allo Stadio della Roma a Tor di Valle, consegnato dal soggetto Proponente Eurnova s.r.l. in data 8 settembre 2017, acquisito al protocollo regionale (…), a riscontro della nota regionale (…).” E, nota bene, precisando che: “Tale progetto costituisce adeguamento a conclusione del contraddittorio con il soggetto Proponente avviato con la Comunicazione ex art. 10 bis della L. n. 241/90 trasmessa con nota (…), alle osservazioni delle Amministrazioni partecipanti alla Conferenza di servizi, indetta dalla Regione Lazio in data 12 settembre 2016, con atto (…), e conclusasi negativamente sulla base delle posizioni prevalenti espresse dalle Amministrazioni partecipanti, con Determinazione n. G04342 del 5 aprile 2017, contenente i motivi ostativi all’approvazione del progetto ed alla conclusione del procedimento avviato ai sensi della legge 27 dicembre 2013 n. 147 art. 1 comma 304 – 305.”
SENZA PIÙ NUOVI PONTI SUL TEVERE, SI PASSERÀ IL RUBICONE?
Dal laconico verbale della Conferenza di servizi, s’evince che il “procedimento si dovrà chiudere entro i 90 giorni previsti dalla legge”, che ci saranno altre due sedute dopo quella iniziale del 29 settembre, e che entro il 16/10 si dovevano presentare ulteriori integrazioni al “progetto definitivo adeguato” al nuovo corso grillopardesco in Campidoglio, e poi ancora adeguato alle richieste regionali. Ermeticamente, inoltre, si dà conto che: – “il Ministero Infrastrutture e Trasporti (MIT) fa sapere che ha richiesto maggiori dettagli sugli svincoli che riguardano il raccordo anulare e più in generale un approfondimento sullo studio del traffico”; – “l’Area Metropolitana di Roma invece chiede se ci sarà un approfondimento sul tema della mobilità”; – “il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MIBACT) esplicita la richiesta già avanzata di integrazioni relative alla fascia di rispetto del Tevere e il conseguente impatto paesaggistico e quelle sulla vicenda delle indagini archeologiche preventive”. [vedi, sito trasparenza stadio Regione Lazio]
La prima seduta della CdS decisoria regionale “farsa” termina dopo “lungo e articolato ascolto” dei delegati di Associazioni e Comitati dei cittadini. Sui media, tuttavia, s’avvicendano proposte, rumors, avances. Come dopo rilevanti partite di calcio. È utile, per ora, far cenno solo a quelle inerenti le opere d’urbanizzazione. Rammentando che, nel caso di “impianti sportivi privati”, come quello de quo, la realizzazione di esse “precede o è almeno contestuale alla realizzazione dei lavori di ristrutturazione o di nuova edificazione dello stadio” ed è convenuta in Convenzione, ai sensi della recente integrazione della c.d. “Legge stadi”. [confronta: lettera a), comma 2, art. 62 L. 96/2017 e comma 303-304-305 art. 1 L.147/213]
Su “il Tempo” del 14/10, trascurando che la CdS non valuta un work in progress, F. M. Magliaro considera che, se la Conferenza di Servizi ripristinasse il Ponte di Traiano e le connesse cubature in compensazione, “… il costo totale del progetto salirebbe di nuovo a 1 miliardo e 700 milioni dai 900 milioni di oggi”. E, financo, ne dà i numeri: “qualora si verificasse effettivamente questo scenario, questo non vorrebbe dire reintrodurre le Torri di Libeskind nel progetto. (…) Quindi, invece delle tre torri da 200 metri di altezza in media, potremmo avere ancora le 18 palazzine: magari ciascuna da 20 piani invece che da 7 “. [vedi, blog di F.M.M.]
Su “il Messaggero” del 18/10, confondendo i veri motivi ostativi della “bocciatura” del primo progetto definitivo e riferendo sulla posizione dell’assessorato in merito ai due ponti dei Congressi e di Traiano, L. De Cicco dà notizia che “tra i tecnici del Campidoglio e i funzionari di governo” si discuterebbe “il piano segreto della giunta M5S per salvare l’operazione calcistico-immobiliare da una nuova bocciatura“: finanziando il Ponte di Traiano (costo € 93 milioni) con i fondi già stanziati dalla collettività per il Ponte dei Congressi, che finirebbe in stand-by e nel progetto definitivo dello stadio verrebbe soppresso. Analogamente alla tesi capitolina che lo preferiva al Ponte di Traiano [vedi, la Penna degli altri di laroma24.it]
Su “Urloweb,com” del 20/10, confrontando il progetto dell’Amministrazione Marino con quello della pentastellata Raggi, Leonardo Mancini riconosce che “l’urbanistica (contrattata, ndr) è fatta di pesi e contrappesi”: cosicché riducendo da 354mila m2 a 212mila m2 la superficie utile lorda complessiva, “salta il ponte di Traiano (collegamento con l’autostrada Roma-Fiumicino) e il prolungamento della metro B, superato (così sembra) con l’acquisto di alcuni treni da destinare alla Roma-Lido, sul cui ammodernamento è tornata la totale incertezza”. Se, invece, la Regione ed il MIT ritenessero il Ponte di Traiano indispensabile, sarebbe assai problematico il reinserimento nel progetto del Proponente e del Campidoglio, facente ora affidamento solo sul Ponte dei Congressi. Tra le possibilità avanzate da alcuni quotidiani, però, ci sarebbe anche quella d’una partecipazione pubblico-privata: “assieme ai fondi provenienti dalle casse dello Stato, si affiancherebbero quelli dei proponenti, probabilmente con un tornaconto in cubature”. Cosa che il Comune pentastellato potrebbe non accettare. [vedi, Urlo n. 150 ottobre 2017]
A “retesport”, ancora il 20/10 e proprio F. M. Magliaro, sottolinea giustamente che nella “Convenzione Urbanistica” obbligatoria si dovrà sottoscrivere seriamente e precisamente la contemporaneità tra opere private ed opere pubbliche o di urbanizzazione. Indi, riesamina tutte le ipotesi di previsione progettuale e finanziaria del Ponte di Traiano apparse sui media, nei giorni precedenti. Indicando i motivi per cui non sono praticabili. Quella apparsa su “il Tempo” del 14/10: ché la Roma (sic) non vuole per non dare altri euro a Libeskind per il terzo progetto di business park (già costato € 65 milioni) e giacché introdurre altra volumetria compensativa, oltre quella contrattata dalla Raggi con il Proponente, determinerebbe un conflitto istituzionale Regione/Comune. E la Regione è prossima ad elezioni. Quella apparsa su “il Messaggero” del 18/10: perché va escluso un finanziamento del Ponte di Traiano con denaro pubblico, in quanto non utilizzabili i fondi stanziati dal CIPE per il Ponte dei Congressi e dacché l’indebito aiuto di Stato al privato, tramite fiscalità generale, sarebbe subito rivendicato da altre società sportive. Così, F. M. Magliaro propone una scappatoia realizzabile con “Accordo di programma” atto a finanziare il Ponte di Traiano con denaro pubblico, ma a condizioni che: a) l’opera venga tolta dal progetto stadio analogamente al Ponte dei Congressi, in quanto non più a carico del proponente; b) si usi il “trasferimento della Unione per le opere pubbliche”. Non specificando, però, come si potrà rispettare la contemporaneità tra opere realizzate dallo Stato e opere private, dal Proponente cantierabili in tempi diversi dalle pubbliche. [senti, Magliaro 20 0ttobre 2017]
A questo punto, serve considerare anche una info apparsa, e subito trascurata, in “GazzettaGiallorossa.it” del 19/10. Tra il titolo “Siamo sicuri che sia solo una provocazione” e la conclusione ”Siamo proprio sicuri che Pallotta non ci abbia fatto un pensierino?”, S. Nastasi riferisce che l’assessore Paolo Calicchio ha reiterato le avances di Esterino Montino, sindaco di Fiumicino. Per offrire aree dotatissime d’opere di urbanizzazione ed adeguatissime ad accogliere lo stadio di roma-calcio. Per ribadire che su tali aree: “non ci sarebbero vincoli su strutture già esistenti da preservare (a Fiumicino si costruirebbe su “aree vergini”), e presumibilmente, senza le pastoie burocratiche del Comune di Roma”. [vedi, gazzettagiallorossa.it]
E la soap opera farsesca, iniziata dal #FamoStoStadio di Totti e da #UnoStadioFattoBene di Raggi, continuerà ad libitum e sine die. Se Sor Parnasi di Eurnova srl non permetterà a Tor Pallotta di far a Fiumicino lo “Stadio Totti”. Acciocché le aree acquisite (con € 600 mila a fronte di € 42 milioni) il 25 giugno 2013, con le pattuizioni successive all’atto di compravendita stipulato il 23 aprile 2012, perderebbero il valore concordato. Ferdinando Imposimato, nell’Atto di “Significazione e di Intervento nel Procedimento”, sostiene che Eurnova srl è assoggettata ad obbligo di versamento di € 21 milioni soltanto al “verificarsi della condizione della stipula di una Convenzione Urbanistica che approvi autorizzandone la realizzazione sull’area in oggetto di un progetto di sviluppo come presentato dalla medesima società (Costruzione Stadio della A. S. Roma a Tor di Valle), ma senza l’apposizione di alcun termine”. E allora, si dirà ancora campa cavallo che l’erba cresce?
Preziosissimo. I beceri dell’amministrazione pubblica avranno l’ardire di “apporre le loro firme” in calce agli atti che sanciscono il pubblico interesse dell’opera ? E se si, a che prezzo ? È sempre e solo una questione di prezzo nella civiltà (?) del mercato no ?