Il (moderno) sacco di Roma

 

Manifesto del film “Le Mani sulla Città” di Francesco Rosi (1963)

Nelle scorse settimane, a causa della brutta storiaccia di via Ticino 3 a Roma, per la quale mi sono battuto[1] all’ultimo sangue sperando di scongiurare lo scempio che poi si è consumato, oltre ad assistere all’ennesima dimostrazione dello strapotere della lobby dei costruttori romani, abbiamo assistito all’ignobile sciacallaggio politico[2], orchestrato da PD e Fratelli d’Italia in primis, nei confronti degli “ultimi arrivati” in Campidoglio (M5S), dimenticando che l’attuale giunta, nei limiti delle sue responsabilità – specie rispetto al voltagabbana sullo Stadio di Tor di Valle – si trovi a doversi confrontare con un’eredità drammatica lasciatagli dai predecessori … non mi riferisco solo all’eredità di debiti stratosferici e delle delibere di approvazione di progetti immondi, ma all’ignobile eredità di norme e piani, fatti ad-hoc per tutelare la lobby dei palazzinari e quello schifoso sistema ribattezzato “Mafia Capitale”.

Il nuovo e definitivo sacco urbanistico/paesaggistico di Roma infatti, come ho più volte sostenuto, va fatto risalire alle vergogne urbanistiche targate Rutelli e Veltroni, quest’ultimo era infatti il sindaco in carica all’epoca dell’approvazione del PRG vigente che, nonostante l’abuso terminologico, ha cancellato tutta una serie di “certezze” che, fino a quel momento, avevano in qualche modo tenuto a freno i tentacoli dei palazzinari.

Invito quindi tutti i miei lettori a leggere e far conoscere la straordinaria narrazione dei fatti riportati in due post pubblicati sul “ilvedovo.com[3]”, affinché tutti possano prendere le distanze da chiunque si erga a moralizzatore comportandosi da sciacallo.

A titolo esemplificativo del contenuto dei post segnalati, riporto un brevissimo estratto che spiega il tipico sistema – liberalradical-chic – atto a prendere per i fondelli la gente, giocando sulle parole e facendole credere che le si stia facendo del bene:

Tecnica del claim o della benzina ma verde: battezzare con nomi accattivanti atti formali radicali.

L’atto formale e legislativo, che stravolge comportamenti virtuosi precedenti, diventa così claim, diventa digestivo e affascinante e mattone di una propaganda progressista.

1- La variante al piano regolatore diventa sempre di salvaguardia;

2- Il piano regolatore nuovo che stravolge il precedente diventa: piano delle certezze presupponendo incertezze precedenti;

3- la concessione di speculare sul territorio si trasforma in diritti: i diritti edificatori;

4- “la colpa” dello Stato, cioè aver esercitato il suo diritto ad ostacolare processi speculativi sul territorio, diventa necessità di compensazioni nei confronti del soggetto privato, cioè i costruttori;

5- Si afferma il concetto (messo nel piano regolatore) del pianificar facendo: La capitale istituisce addirittura un assessorato ad hoc, unico comune italiano in cui oltre ad un assessorato alla pianificazione si crea un assessorato alla deroga, quello ai grandi eventi;

6- ogni opera di speculazione su cubature esistenti, cioè ogni tentativo di aumentare i volumi diventa: riqualificazione.

I testi raccontano anche molto bene come i media risultino intimamente coinvolti nel marciume del sistema posto a controllo l’urbanistica romana … e non è un caso se certe cose possano divenire di dominio pubblico solo grazie alla rete e a dei blogger freelance.

Cliccate quindi sui link e leggete fino in fondo questi straordinari pezzi sulla recente storia dell’urbanistica romana… sono certo che, se eravate a digiuno su certi temi, vi si aprirà un mondo!

scena tratta dallo straordinario film “Le Mani sulla Città” di Francesco Rosi (1963)

 

[1] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/09/30/se-un-presidente-dellordine-degli-architetti-gia-membro-del-co-q-u-e-non-ha-rispetto-per-il-nostro-patrimonio-chi-tutelera-le-nostre-citta/

http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/10/16/suggerimenti-preziosi-per-lannullamento-del-titolo-autorizzativo-di-via-ticino/

[2] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/10/15/la-miseria-umana-non-ha-limiti-ne-vergogna/

[3] https://ilvedovo.com/2017/02/24/walter-veltroni-cultura-e-mattoni-parte-prima-lo-scenario/

https://ilvedovo.com/2017/03/06/walter-veltroni-cultura-e-mattoni-parte-seconda-la-torta/

 

2 pensieri su “Il (moderno) sacco di Roma

  1. Purtroppo il digiuno non me lo sono potuto permettere e ho rischiato l’abbuffata. Più mangiavo e più avevo fame, finché ho capito che era sempre lo stesso cibo cucinato in modi diversi…allora ho dato fuoco prima al buffet e ora tocca alla cucina col cuoco dentro.

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