Alcune riflessioni sull’epidemia che affligge ministri e soprintendenti
Nei mesi scorsi, al ritorno da un viaggio durante il quale, per l’ennesima volta, mi ero sentito violentato dalla presenza di una mostruosità contemporanea all’interno di un contesto storico, avevo pubblicato un articolo intitolato “Il nostro Patrimonio ha bisogno di un vaccino contro le contaminazioni artistiche”[1]. All’indomani dell’insperato successo di consensi di quell’articolo – dato l’imperversare dell’atteggiamento intellettualoide-radical-chic che affligge molti italiani – ho tristemente constatato che i nostri soprintendenti risultano del tutto indifferenti nei confronti di chi possa sentirsi privato dal poter contemplare un monumento così come avrebbe voluto.
Personalmente, come ho più volte scritto, ritengo che l’imposizione della vista di un oggetto irrispettoso del contesto storico rappresenti una violenza inaudita nei confronti dei luoghi e della gente. Una violenza giustificata solo dalla stupidità spacciata per cultura, oltre che dall’avidità degli ignorantissimi mercanti dell’arte!
Davanti a tanta ignoranza, a nulla valgono i messaggi provenienti dai tanti film[2] e spettacoli teatrali che ironizzano sull’operato dei presunti artisti moderni e, soprattutto, sulla figura del critico “esperto d’arte” contemporanea.
Il mercato dell’arte (presunta) contemporanea, che considera le opere in base alla loro valutazione economica piuttosto che in base al reale valore artistico, è talmente potente, che sembra non potrà mai esserci un cambio di tendenza … l’unica difesa che abbiamo sarebbe quella di ignorare questa immondizia, affinché la lobby che la gestisce fallisca miseramente e tutti i soprintendenti e curatori di musei al suo servizio vengano licenziati in tronco come avvenuto per alcuni “musei del nulla” istituiti a Roma negli ultimi 15 anni, presentati come “grandi opere destinate ad ampliare l’offerta culturale della Capitale”.
Eppure l’istinto intellettualoide radical-chic è sempre in agguato, sicché le persone accettano passivamente certi soprusi, piuttosto che ribellarsi alla costante presa per i fondelli nei loro confronti messa in atto dai curatori di mostre inqualificabili che meriterebbero di essere ignorate.
La furbizia dei mercanti dell’arte fa sì che certe mostre – grazie alla connivenza di direttori di musei, soprintendenti e ministri dei beni culturali, disposti a fare il loro gioco – vengano organizzate all’interno di monumenti storici che, indipendentemente da certe schifezze, attirerebbero comunque, come è sempre accaduto, il pubblico.
Quel pubblico, piuttosto che rispettato, viene invece obbligato a guardare cose che non lo interessano affatto e, soprattutto, a non fruire della vista dei monumenti come sperava di fare, magari dopo aver affrontato lunghi e costosi viaggi intercontinentali! Queste mostre, inoltre, spesso comportano anche un aumento del biglietto d’ingresso anche per chi non intenda spendere nemmeno un nanosecondo per esse! Grazie a questa strategia, gli impostori dell’arte possono far credere che l’opera sia stata un successo di pubblico, forti anche dell’idiozia di chi, per poter far credere di essere più colto degli altri, finga di apprezzare e comprendere il significato nascosto di certe nefandezze.
È chiaro a tutti, mercanti d’arte in primis, che se certe esposizioni avvenissero in luoghi desolati della periferia, nessuno si recherebbe a visitarle … eppure i cialtroni/promotori sostengono che, grazie ad allo “svecchiamento” portato al monumento di turno, il numero dei suoi visitatori aumenti, risultando così “valorizzato” dalla manifestazione!
Ma è davvero così? Davvero crediamo che i nostri siti necessitino di essere violentati con opere irrispettose per poter essere valorizzati? Davvero pensiamo che possano esserci turisti così idioti da spendere migliaia di euro per attraversare l’oceano e venire a vedere un ammasso informe di ferraglia, piuttosto che i nostri monumenti per come sono? A me pare che si sia rigirata la frittata e si voglia far credere il contrario della realtà!
Sono da poco rientrato dal consueto viaggio autunnale con i miei studenti. Tra le varie tappe, abbiamo avuto modo di visitare Mantova e Venezia e, come ogni anno, anche in questa occasione, siamo purtroppo stati costretti a guardare cose assurde! Eppure, ascoltando i commenti degli studenti e dei turisti che mi circondavano, mi è apparso fin troppo chiaro che tutti si sentissero offesi e disturbati! Perché quindi continuare a farci prendere per i fondelli, peraltro accettando che il Ministero dei Beni Culturali spenda il nostro denaro per patrocinare certe cose?
A tutti gli estimatori, intellettualoidi radical-chic, che sostengono di apprezzare e comprendere installazioni come quella che siamo stati costretti a guardare all’interno di Palazzo Te a Mantova, chiedo se, come me e gli altri malcapitati, si sentano o meno presi per i fondelli dalla spiegazione che ne viene fornita, una spiegazione che evidenzia molto chiaramente la “cultura” e il “significato profondo” che anima certe manifestazioni … per evitare che qualcuno possa dire di aver riportato una descrizione falsa e/o incompleta, preferisco pubblicare la foto del testo esplicativo:
Successivamente, passando per Venezia, come consuetudine in occasione delle Biennali d’Arte, ci è stato impedito di poter ammirare il transetto della Chiesa di San Giorgio Maggiore. Infatti, come già accaduto nel 2011, quando vivemmo un’esperienza simile a causa dell’installazione “Ascension” di Anish Kapoor[3] – opera precedentemente esposta in tre luoghi del pianeta e con tre significati diversi – anche quest’anno, l’area sotto la cupola appariva occupata da una nuova installazione. Questa volta si trattava di una schifezza di proporzioni epiche realizzata da Michelangelo Pistoletto. L’installazione di turno, intitolata Suspended Perimeter – Love Difference, e costituita da un cerchio metallico al quale sono sospesi degli specchi, a detta della spiegazione “si colloca come una sorta di controaltare, dove gli specchi fanno da tramite tra il visibile e il non visibile estendendo la vista oltre le sue normali facoltà, espandendo le caratteristiche dell’occhio e la capacità della mente, fino ad offrirci la visione della totalità. Realizzata in uno spazio consacrato, dedito al raccoglimento e alla preghiera, assume una forza rinnovata aprendo a riflessioni sulle questioni più delicate che l’uomo contemporaneo sta affrontando quali il conflitto tra le religioni, l’accettazione delle differenze, la multiculturalità ma anche sul ruolo che l’arte può ancora sostenere per creare un territorio comune su cui confrontarsi[4].” … peccato che a noi, le uniche riflessioni che ha suscitato siano state 1) che, quel “raccogliersi in preghiera”, non possa essere fattibile a causa di questa immensa porcata; 2) che lo splendido altare non possa essere visibile dalla navata a causa della presenza di questo “contraltare”; 3) che possano esserci ordini religiosi i quali, dimentichi del voto di povertà e della missione evangelizzatrice della chiesa, preferiscano svendere i propri luoghi sacri in nome del Dio-Denaro che, per coerenza, dovrebbero combattere!
Ovviamente, in occasione della Biennale d’Arte non solo gli interni, ma soprattutto gli esterni veneziani risultano infestati da mostruosità di ogni tipo, poste a beneficio dei dannosissimi intellettualoidi radical-chic. Così, oltre alle “Mani giganti” su Ca’ Sagredo di Lorenzo Quinn, che rappresenterebbero “il gesto generoso di sostenere l’edificio evidenziandone la fragilità“ – un’opera ipocrita di cui avevo già parlato in un post ad-hoc[5] – capita di imbattersi, in Campo San Vio, nella “Golden Tower”, un’opera priapista/onanista-cerebrale che, sebbene attribuita a James Lee Byars[6], in realtà non lo è, visto che l’artista risulta essere deceduto nel 1997!
L’opera, infatti, non l’ha realizzata Byars, ma gli è stata dedicata in nome di un suo presunto “lontano desiderio” … tanto chi potrebbe smentirlo? Capite bene che ci troviamo davanti ad uno dei tanti “falsi storici” ammessi dai cialtroni, ipocriti, parolai, mercanti dell’arte, perché non riguarda un’opera che, con il suo aspetto, potrebbe causare il pericoloso confronto tra bello e brutto o tra colto e ignorante, tra arte e immondizia!
In un sistema che mira all’ignoranza e all’azzeramento culturale, tutto è ammesso, sicché anche il presunto “crimine” di falsificazione della storia scompare! Per chi non l’avesse capito, più che di un’opera d’arte, la ”Golden Tower” rappresenta un’operazione di marketing dell’azienda produttrice delle 35000 foglie d’oro del rivestimento!
In pratica si tratta di una immane installazione pubblicitaria realizzata sul suolo veneziano – probabilmente senza pagare alcuna occupazione del suolo pubblico perché fa parte della Biennale, né di certo la tassa sulla pubblicità – che, però, fa gioire personaggi come il sindaco Brugnaro, il quale ha già avuto l’ardire di affermare: “Iniziative che valorizzano Venezia, e soprattutto suscitano l’orgoglio di chi la abita […]. Diffondere la Biennale in tutto il territorio è il nostro vero obiettivo. Chi viene in città per esporre è ospite gradito […] di ciò sono molto orgoglioso” … considerati gli effetti collaterali delle “contaminazioni artistiche” sugli edifici storici, penso che questa affermazione suoni come una minaccia espressa da un folle membro della SP.E.C.T.R.E.[7], intenzionato a diffondere un morbo letale per il nostro patrimonio!
Quel morbo però, sindaco veneziano a parte, come ho detto in apertura risulta già ampiamente diffuso lungo tutto lo Stivale.
Il patrimonio storico artistico di Roma per esempio, “grazie” alla triade Franceschini/Prosperetti/Galloni, da tempo sta vivendo violenze estetiche e, si spera di no, strutturali. Violenze che vanno dalle installazioni “artistiche” all’interno delle rovine del Palazzo di Domiziano alle strutture ciclopiche per il tristemente famoso kolossal teatrale “Divo Nerone Opera Rock”, installate al di sopra delle strutture neroniane presso il Tempio di Eliogabalo, fino alla demolizione del villino Naselli.
Prosperetti è infatti il Soprintendente che, come ha raccontato Vittorio Sgarbi, in occasione del discutibile assenso della Galloni all’abbattimento del villino Naselli di via Ticino a Roma ebbe a dire: “io sono favorevole al moderno![8]”
Il Soprintendente è anche l’organizzatore della mostra sul Palatino, “Da Duchamp a Cattelan”, quale premessa all’istituzione del Parco del Colosseo, fortemente voluto dal Ministro Franceschini, sempre più impegnato a passare alla storia come il peggior Ministro dei Beni Culturali della storia italiana, il cui unico obiettivo è quello di svendere al miglior offerente la nostra unica risorsa!
Qui non si tratta di dover far riflettere ancora una volta sul fatto che i turisti che attraversano l’intero pianeta per recarsi a Roma e godere delle sue meraviglie – patrimonio mondiale e non personale del soprintendente di turno – non meritino di vedersi condannare a guardare quelle meraviglie infestate da ferraglia e immondizia pseudoartistica di vario genere, ma di dover riflettere sul fatto che, se la mostra in oggetto rappresenta davvero l’anteprima di quello che sarà il “Parco del Colosseo”, dobbiamo prepararci al peggio!
Come si legge nell’articolo di Artibune.com infatti, Francesco Prosperetti ha affermato: ” oggi siamo in grado di aprire senza equivoci e fraintendimenti. L’ideazione è mia e di Alberto Fiz con cui ho il piacere di lavorare da anni. Il tema è quello di ridare vita attraverso il gesto vitale degli artisti a luoghi in cui la vita se ne è andata da tempo e che sono percepiti da chi li visita come luoghi in cui il tempo ha avuto una soluzione di continuità. Per riannodare il senso di una percezione vitale da parte di chi li visita è necessario un gesto che solo gli artisti possono restituire. Un punto d’incontro tra passato e contemporaneo che offre l’istallazione. La scelta fatta come Soprintendenza Speciale è quella di appoggiarsi ad istituzioni dell’arte: quest’anno il rapporto è con l’Associazione ALT – Arte Lavoro Territorio di Tullio Leggeri, uno dei più importanti e particolari collezionisti di arte contemporanea italiana[9]”.
Una dichiarazione del genere non può e mai dovrebbe avvenire per bocca di chi sia preposto a tutelare il nostro patrimonio. Una dichiarazione del genere suona come “alto tradimento” del ruolo per cui il soprintendente è pagato e, come tale, suona come una dichiarazione di guerra che meriterebbe il suo sollevamento immediato dall’incarico!
Se al signor Prosperetti interessano certe cose, che se le faccia a casa sua e con i suoi soldi, non in luoghi patrimonio dell’umanità e con spesa pubblica!
In un altro sito web che pubblicizza l’orripilante mostra del Palatino si legge “Non più solo un luogo di splendida contemplazione ma uno spazio animato dal dinamismo, da una nuova energia che viene data al passato in una sorta, appunto, di continuo dinamismo. L’arte contemporanea si ‘appropria’ del Palatino con una mostra pensata per questi luoghi, fra i più suggestivi di Roma.” [10]
Il sito, parlandone come cosa buona e giusta, spiega che la “Rassegna fin dall’inizio del percorso espositivo mostra la volontà di desacralizzare questo spazio usando opere legate al quotidiano”
Ebbene, credo sia giunto il momento di far riflettere ministri e soprintendenti intenzionati a svendere il nostro patrimonio, inneggiando alla positività delle privatizzazioni, che nella totalità dei casi, l’aver privatizzato ha comportato un peggioramento dell’offerta e mai un miglioramento, inoltre si sono avute sempre spese pubbliche e grassi guadagni privati, come ricordato in una vecchia puntata del programma Report. Nella totalità dei casi i privati, come stiamo vedendo in giro per l’Italia, si comportano da mercanti interessati al guadagno e non alla promozione dei beni. Si pensi all’ignobile uso che, in questi giorni viene fatto del Chiostro di Santa Maria della Pace ad opera del DART.
Chi volesse ammirare e studiare l’architettura del Bramante non è più legittimato a farlo, bene che gli possa andare, a seconda della mostra in corso, può imbattersi in un’installazione di cattivo gusto, degna di un pessimo shopping-mall americano, come nel caso della mostra attuale intitolata “Enjoy”, ma presto potrebbe capitargli anche di non poterlo vedere affatto, come anni fa ci è capitato nel cortile circolare della Casa del Mantegna a Mantova, coperta da un ridicolo drappo giallo! … Se queste sono le premesse prepariamoci a non poter mai più godere della struggente vista delle strutture interne all’istituendo “Parco del Colosseo” … chi può farlo intervenga per fermare questi nuovi barbari vestiti da ministri, soprintendenti, curatori ed esperti d’arte, Roma brucia, e Nerone è innocente!
[1] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/07/19/il-nostro-patrimonio-ha-bisogno-di-un-vaccino-contro-le-contaminazioni-artistiche/
[2] https://www.youtube.com/watch?v=N0oQGXW_LyY
[3] Di cui avevo parlato sul blog Archiwatch https://archiwatch.it/2011/10/18/flatulenzadartista/
[4] http://www.arte.it/calendario-arte/venezia/mostra-michelangelo-pistoletto-one-and-one-makes-three-39187
[5] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/06/19/le-mani-sulla-citta-sarebbe-ora-di-smetterla/
[6] http://www.manetti.com/2017/05/15/the-golden-tower-biennale-venezia/
[7] https://it.wikipedia.org/wiki/SPECTRE
[8] http://parioli.romatoday.it/trieste/sgarbi-contro-demolizione-palazzina-via-ticino-coppede-.html
[9] http://www.artribune.com/arti-visive/archeologia-arte-antica/2017/06/100-artisti-per-il-palatino-a-roma-lincontro-tra-archeologia-e-arte-da-duchamp-a-cattelan/
[10] http://sito.omniroma.it/gallery/palatino-arte-contemporanea-in-mezzo-alle-rovine-romane/
Nulla da dire, se non che le stronzate nobilitate dalla immancabile lingua ostrogota sembrano incantare gli italiani il cui provincialismo è arrivato ormai al punto da fargli accettare qualsiasi porcheria (subdolamente identificata col “moderno”), pur di allontanare da sé la taccia di “ignorante”, di “arretrato”, di fuorimoda, che è la sola in grado di atterrirli….
Va’ avanti, Ettore, ma la vedo nera…….
Complimenti, ma credo che è difficile combattere
contro i mulini a vento.
Quello che scrivi purtroppo è semplicemente vero.
I radical chic, ammaestrati da Nanni Moretti, detestano Albertone!
Purtroppo c’è da dire che la monnezza contemporanea almeno in parte dovrebbe limitare i viaggi continui delle opere d’arte classica che è il vero scandalo del momento. Mandiamo a spasso pure Leonardo e il visitatore delle pinacoteche paga per trovarsi davanti pareti vuote!
Oltre a licenziare i direttori dei musei del nulla bisognerebbe licenziare anche quelli che li hanno voluti. E poi perchè Duchamp Cattelan non è andata in quegli spazi? I monumenti non hanno bisogno di essere rivitalizzati ma ben curati e il Palatino grida vendetta, non ci sono totem esplicativi, ti ci perdi…
Esatto Olimpia!!!!
Il sacro Colle è ben custodito da Giove e dal solco di Romolo, a quanto pare. Hai visto mai che Essi riescano anche ad esaudire tutti gli altri nostri desideri, oltre che manda’ pe’ stracci i sacrileghi impostori del Divo Nerone Rock (de che ?).