La Mucca, l’artista e il vescovo
Nei giorni scorsi, nell’area antistante l’altare della chiesa cattolica di Kuttenkoven a Looz, nella diocesi di Limburg in Belgio, è stata esposta una “installazione” di Tom Kerck intitolata “La vacca sacra”. L’opera consiste in una grassa vacca crocifissa al di sopra di uno specchio di latte che allaga l’intera area … un’opera che definirla di cattivo gusto risulterebbe un eufemismo. La cosa ha ovviamente suscitato l’indignazione generale della comunità locale e, a seguito della denuncia sui social network[1], l’indignazione di tutto il mondo … o quasi.
Chi non si è espresso affatto è stato il vescovo locale, monsignor Patrick Hoogmartens, scatenando ancora maggiori polemiche da parte dei fedeli accorsi da tutte le Fiandre per protestare contro questa blasfemia.
Nei giorni scorsi, manco a farlo apposta, avevo denunciato[2] l’ignobile, ennesima, installazione, nell’area del transetto della Chiesa di San Giorgio Maggiore a Venezia, ad opera di Michelangelo Pistoletto. Con l’occasione avevo ricordato come, anni fa, la stessa chiesa avesse ospitato un’altra porcheria realizzata da Anish Kapoor. Nell’articolo avevo evidenziato come una grandissima parte di responsabilità di certi affronti dovesse attribuirsi alla Chiesa stessa, ed al suo prendere parte attiva al processo di mercificazione di tutto da parte del mondo consumista, piuttosto che combatterne la perversione.
Come ho più volte denunciato pesantemente, peraltro ricevendo il plauso da parte del Prefetto Vaticano, piuttosto che una scomunica che mi sarei aspettato, quando ci si trova a che fare con personaggi interni alla Chiesa Cattolica, i quali pensano di poter usare il canale della presunta “arte contemporanea” per mostrare la modernità del Cattolicesimo, risulta sempre più facile imbattersi in situazioni del genere. Se a questo atteggiamento irrispettoso sommiamo poi quello dell’avidità, il danno diviene irreparabile!
Anni fa infatti, ebbi modo di scrivere un articolo[3] molto duro contro la chiesa realizzata dall’archstar Richard Meier nel quartiere di Tor Tre Teste a Roma.
In quell’occasione avevo lamentato il fatto che, per quanto potessimo o meno condividere l’architettura autoreferenziale di Meier, il problema non risiedesse nella sua architettura, ma nelle parole del teologo Paolo Sigurani il quale, piuttosto che schierarsi dalla parte della gente indignata per l’assenza del Crocifisso – cosa voluta da Meier “per non danneggiare la composizione architettonica” – alla domanda «perché sulla chiesa non c’è una grande croce? Il teologo[4] ebbe rispose: «E’ strumentale che nella polemica sulla “chiesa senza croce” siano laici nostalgici e codini a rimproverare, a torto, ai cattolici l’assenza del crocifisso […] Questa bufera nasce da una clamorosa ignoranza: è tutto l’edificio ad essere evangelico. Chi critica il progetto non conosce il simbolismo cristiano […] L’edificio di Meier è il segno del rapporto fra spirito e materia, anzi è più tipicamente cristiano della basilica di San Paolo, [????] già siamo invasi da crocifissi desacralizzati al collo di attrici e modelle: il segno fondamentale non è la croce bensì la comunità che si riunisce per celebrare il mistero della resurrezione. Non cambia nulla che architettonicamente il simbolo ci sia oppure no. Il progetto riflette la volontà di entrare in dialogo con gli individui e il sociale».
Spiazzato dalla parole di Sigurani, chiedevo all’esimio teologo di spiegarci come mai, se la croce non avesse valore simbolico, prelati e politici si fossero indignati così tanto in occasione della richiesta – più che condivisibile – di rimuovere i crocifissi dalle aule di scuola, che senz’altro non sono dei luoghi di preghiera. La risposta – che non c’è mai stata – è che, evidentemente, la Chiesa Cattolica ami fare un uso ideologico dell’architettura e delle archistars per mostrarsi più “moderna” delle altre.
Non c’è quindi da meravigliarsi più di tanto per quello che è successo in Belgio!
In occasione della manifestazione di protesta organizzata dal Katholiek Forum, l’autore della “vacca sacra” Tom Kerck, rivolgendosi al gruppo dei contestatori ha detto: “Sono contento che voi siate venuti, ciascuno ha il diritto ad avere la sua opinione”. Spiegando che la sua opera non volesse essere un insulto al Cattolicesimo, ma un riferimento allo spreco che avviene nella nostra società.
… Davvero poco credibile come giustificazione per un’offesa del genere alla comunità locale la quale, sebbene il signor Kerck ritenga che “ognuno abbia il diritto di esprimere la propria opinione”, è stata totalmente ignorata e violentata sotto l’egida del vescovo!
Disgustato da questa ennesima vergogna, ho così deciso di condividere su Facebook la notizia, commentando:
“Continuiamo a consentire di tutto di più in nome della presunta “arte” contemporanea ed in nome dell’atteggiamento intellettualoide radical-chic di chi voglia apparire più colto e “moderno” degli altri.
Quando preti, soprintendenti e “uomini di cultura” la smetteranno di consentire a certi cialtroni di esporre i prodotti della propria perversione sarà troppo tardi”.
La cosa, oltre a registrare l’opinione diffusa di disgusto, è servita anche a far venir allo scoperto il pensiero di tante persone sulle cui parole occorrerebbe riflettere a fondo.
Non mi riferisco alle sole parole dell’individuo (di cui dirò di seguito) che ha creduto di poter difendere, senza ovviamente fornire spiegazioni plausibili, questa operazione shock, ma anche alle parole di chi, in nome del proprio ateismo – eventualmente odio vero e proprio nei confronti della Chiesa Cattolica – abbia accolto quell’opera semplicemente perché offensiva nei confronti della religione!
Forse occorrerebbe riflettere anche sulle parole di chi, in nome della moda vegana di turno, si sia preoccupato di chiarire: “A me non frega niente della religione. Mi frega sapere se sia finta oppure se quel demente la ha crocifissa davvero. Ah ma tanto voi le mangiate. Che sbadata!”
Su questi due aspetti tornerò a breve, però mi pare doveroso provare a far riflettere la gente su quello che sia il tipico comportamento dell’intellettualoide radical-chic posto davanti alla richiesta di spiegazioni plausibili, dopo che aveva definito le parole di chi criticasse l’opera come “Linguaggio ed estetika non estetica dei ritardati conformisti complessati sporchi misoneisti fascisti”, chiarendo poi “Parlo degli ignoranti di arte contemporanea”
Per evitare possibili omissioni e/o fraintendimenti riporto di seguito il dialogo intercorso tra me (“IO”) e l’intellettualoide radical-chic di turno (“I-R-C”)
- “IO”: Sarei curioso di avere delle spiegazioni serie sull’arte contemporanea che non capiamo … diversamente mi sembra chiaramente un commento intellettualoide radical-chic;
- “I-R-C”: Terrò una lezione al museo di Roma la prossima settimana e sono molto chic. Cercate di vedere arte contemporanea come una ripartenza con contropiede e gol su rimpallo
- “IO”: Io sono maestro d’arte, architetto, storico e docente universitario e le cose le spiego e scrivo pubblicamente esponendomi al dibattito … se ha degli argomenti e vuole confrontarsi lo faccia anche lei, altrimenti lasci perdere perché certe spiegazioni, oltre a far ridere, denotano l’assenza di argomentazioni, tipica di chi voglia apparire più colto degli altri in nome dell’atteggiamento intellettualoide radical-chic
- “I-R-C”: Basta così. Sono un noto radical chic e solo in amichevole mi confronto con la serie B
- “IO”: Sono lieto che il suo commento privo di sensi e contenuti sia pubblico. I radical-chic sono i principali responsabili dello schifo imperante, che tutto è tranne che arte
A questo punto si è introdotto nella discussione il caro amico, storico dell’arte ed artista, Dalmazio Frau (DF nel dialogo che riporto)
- “DF”: seee mò stiamo a discutere con uno in cerca di visibilità che usa parole estratte a ca…so per fare credere a qualche poveraccio di spirito di avere competenza in materia… contento lui, lascialo fare, sono i danni della legge Basaglia
- “I-R-C”: Poveri di spirito poracci poverelli poveri di tutto salvo che di meschinità squadristi del cattivo gusto dediti a olio di ricino e non a champagne
- “IO”: Stiamo sforando nell’idiozia tipica di chi non abbia argomenti e sia stato abituato male, da una società malata, credendo di poter fare il lavaggio del cervello ad un pubblico idiota radical-chic che crede a tutte le idiozie dette dal guru di turno. Del resto avevo osato chiedere delle spiegazioni colte a chi pensi di poter accusare di ignoranza chi abbia messo in discussione certe porcate prive di senso
- “I-R-C”: Perdenti della storia e non solo della storia dell’arte neppure dal futurismo avete imparato alcunché. Legga se sa leggere e avrà le spiegazioni che desidera se qualcosa desidera oltre al suo livore frustrato
- “IO”: Ma non ha proprio un minimo di dignità?
- “DF”: (omissis), temo che qua se ci sia un frustrato…
- “I-R-C”: Peggio per chi urina fuori dal pissoir di Duchamp e non capisce la merdre di Ubu e la mercato di Manzoni
- “DF”: Beato lei (omissis) che si accontenta di così poco
- “I-R-C”: Leggi: la merda di Manzoni
- “I-R-C”: Beati i poveri di spirito che non erediteranno il MoMa
- “DF”: Grazie a Dio
- “IO”: A proposito di ‘perdenti’ e ‘futurismo’ le stesse farneticazioni furono usate dal fascista Carlo Belli, sulla rivista Quadrante, per celebrare la vittoria fascista/modernista contro i ‘passatisti’ che protestavano indignati per la costruzione della Casa del Fascio del fascista Terragni, protetto dal fratello Podestà… e noi saremmo gli squadristi con olio di ricino? Vada a studiare
- “I-R-C”: Grazie a voi per l’avanspettacolo
- “DF”: Ettore, ma guarda che qua gli scemi siamo tu ed io che stiamo a perdere (quello sì) tempo con uno che non se lo fila nessuno e cerca disperatamente di avere un minimo di notorietà… lasciamolo fare, dai
- “I-R-C”: Condite con olio di ricino la vostra insalata kitsch e trash
- “IO”: Nell’infinità serie di commenti ignoranti non ha ancora spiegato nulla sull’arte contemporanea, sulla sua bellezza e su questa schifezza belga. Si vergogni
- “DF”: Su (omissis), non si agiti, tra poco passa l’infermiera con le goccine
- “I-R-C”: Dalmazio ha perfettamente ragione riferendosi al Ettore Muti dell’arte
- “IO”: Era da tempo che non mi divertivo tanto leggendo idiozie à gogo
- “DF”: (omissis) davvero, ci risparmi le sue per nulla divertenti battute
- “I-R-C”: Sono gratis. Ora potete tornare in soffitta dove non abita + la Boheme ma solo il Bric a brac
- “DF”: Mi scriva quando la dimettono (omissis)
- “I-R-C”: Mezzecalze scalze penitenti impertinenti nulladicenti piccolo borghesi
Come si può desumere, questo individuo, dal basso della sua ignoranza e dall’alto dei suoi pregiudizi, non ha voluto, né saputo, rispondere a chi gli stesse semplicemente chiedendo delle spiegazioni in grado di far capire cosa apprezzasse di quell’installazione!
Il soggetto in questione, infatti, ha preferito accusare di ignoranza chi la pensasse diversamente da lui, usando le tipiche argomentazioni (ahimè tipiche dell’ignorantissima cultura sinistrorsa contestatrice degli anni ’60 – ’70) che vanno dal “fascismo” al “piccolo borghesismo” … né penso sia valso a nulla fargli notare come, proprio il fascismo, sia stato l’unico responsabile dell’imposizione di un linguaggio architettonico palazzinaro!
Ebbene cari lettori, prima di reputarvi “ignoranti perché non addetti ai lavori”, ergo prima di accettare come oro colato quello che vi viene raccontato da “quelli che se ne intendono”, vorrei farvi riflettere sul fatto che, come il soggetto in questione ha fatto sapere di essere, questa è la gente che va in giro (a spese pubbliche) per musei a fare “lezioni” sull’arte contemporanea, questi sono i personaggi a servizio della sottocultura artistica che trae grassi guadagni grazie all’idiozia umana di chi, pensando di poter apparire più colto della “massa ignorante”, finga di comprendere ed apprezzare l’immondizia che le venga propinata come “arte”.
Tralasciando ogni possibile commento sulle osservazioni animaliste-vegane fuori luogo, penso risulti molto importante invece fare delle riflessioni sui commenti di carattere simbolico-religioso, riflessioni che soprattutto la Chiesa Cattolica dovrebbe fare, visto il crescente disprezzo nei suoi confronti, che va di pari passo con imbarbarimento culturale promosso della CEI e di tutti i sostenitori della “modernità” artistica – che portano agli estremi in oggetto – piuttosto che culturale e scientifica!
Chiudo quindi ricordando qualcosa a chiunque abbia colto l’occasione per inveire contro le religioni, viste come “oppio dei popoli”, o contro il consumo di carne e latte, ecc.: questi sono argomenti meritori di essere discussi altrove, ma non riguardo all’installazione di Kerck!
Qui ci troviamo davanti ad un personaggio che, grazie alla consueta disponibilità dei vertici della Chiesa Cattolica, ha avuto modo di far parlare di sé, beneficiando dei suoi “indispensabili 5 minuti di notorietà”, sebbene l’opera risulti una porcata e la location sbagliatissima.
Personalmente non sono un famelico mangiatore di carne … per me potrebbe anche non esistere visto preferisco altro, però la mangio con parsimonia, in quanto necessaria all’organismo, né sono un bevitore di latte, ma adoro i formaggi. In pratica non sono né vegano, né vegetariano, né un cattolico osservante … anzi, come ho detto più volte, sono molto indispettito da tante cose interne alla Chiesa Cattolica nelle quali, da Cristiano, non mi riconosco affatto!
Detto questo, credo però che i simboli religiosi vadano rispettati, specie da parte degli atei i quali, se davvero non credono in nulla, non sono legittimati a bestemmiare ciò ritengono non esistere, a meno di una evidente contraddizione.
Ma questo rispetto dei simboli, di qualsiasi religione si tratti, deve essere osservato da chiunque, inclusi architetti non cattolici come Meier, il quale pensò bene di potersene strafregare della liturgia e dei simboli della Chiesa Cattolica, grazie alla connivenza di teologi che meriterebbero la scomunica!
Non è un caso se, in occasione del mio viaggio in Armenia[5], visitando le meravigliose – ed immutate da 1700 anni – chiese armene, abbia provato un qualcosa di trascendente che l’ambiente ambiente Cattolico, specie quello pop – modernista post conciliare, mai mi aveva trasmesso!!
Le altre religioni non ammettono trasgressioni, non solo nel rispetto dei propri Comandamenti, ma anche nel rispetto della cultura dei popoli e nel rispetto dei loro simboli identitari, non per questo i fedeli se ne allontanano, come invece accade nella Chiesa Cattolica … come è possibile che le alte sfere vaticane non se ne rendano conto??
Si rifletta sul fatto che, se un cialtrone spacciatosi per artista avesse osato esporre un maiale squartato (anche finto) in una Sinagoga o una Moschea, anche i non appartenenti a quelle fedi religiose avrebbero gridato all’antisemitismo e/o all’islamofobia … mentre, nel caso del Cattolicesimo, tutto è consentito e, se così accade, è solo ed esclusivamente a causa di quei personaggi interni alla Chiesa che credono di poter mostrare – attraverso questi patetici mezzucci – che la propria religione risulti più moderna delle altre, sebbene poi possa risultare super conservatrice sui diritti dei divorziati, degli omosessuali, sull’uso degli anticoncezionali, sul divieto di far giudicare da tribunali civili i preti pedofili, ecc.
Non sarà quindi il caso, per la CEI e i vertici vaticani di trarre un insegnamento da questa storiaccia belga e dai commenti indignati di accompagnamento, per riflettere sulla necessità di ripristinare una serie di valori perduti, prima di una disfatta definitiva?
[1] http://lanuovabq.it/it/una-mucca-crocefissa-in-chiesa-e-dicono-che-e-arte#.WhODfLCZDik.facebook
[2] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/11/18/cio-che-non-fecero-ne-barbari-ne-barberini-lo-faranno-prosperetti-galloni-e-franceschini/
[3] “Le tre vele del tradimento dell’architettura sacra moderna” – Radici Cristiane Nr.57, Settembre 2010
[4] Cfr. Giacomo Galeazzi, “Discussioni sulla nuova chiesa di Meier, quella nuovissima chiesa senza croci” su “La Stampa” del 16 novembre 2003.
L’arte mostra il segno dei tempi, lo estrae dal tempo e lo cristallizza nel tempo per così dire. Se così è, tutto ciò che vediamo è un bene che ci sia, diventa un monito, rende più chiaro ed evidente come siamo messi, forse somiglia pure a un conato, a un violento reflusso che rende il vivere più leggero, una sorta di evacuazione dell’indigesto. E invece no, l’imbarazzo e la sgradevolezza, il senso di decomposizione, sono sempre più acuti.