Ad accentuare la posizione da Ponzio Pilato della Regione Lazio in materia di Stadio a Tor di Valle, registriamo la paradossale posizione dell’assessore Michele Civita il quale, piuttosto che assumersi le responsabilità che cerca di scaricare altrove – probabilmente convinto dell’ottusità del tifoso medio –approfitta della situazione per promuovere una discutibile campagna elettorale – necessaria a dare continuità alla giunta regionale – concentrandosi sul bacino elettorale di fede romanista e lanciando proclami del tipo “votate pe me che ve faccio fa’ sto stadio[1]“.
Ebbene, da romanista, ma soprattutto da cittadino di Roma, tengo a precisare che non solo non avrà il mio voto, ma soprattutto che farò di tutto, tramite la rete, affinché i cittadini romani e romanisti sappiano fino in fondo cosa significhi, economicamente, socialmente e in termini di ambiente e sicurezza[2] realizzare quest’immane follia targata PD.
I romani non possono accettare che, con sotterfugi di ogni genere, possa realizzarsi un’opera privata che preveda un investimento pubblico di circa 1mld di euro[3] per renderla utilizzabile, senza che si debbano registrare decessi lungo le strade dirette verso il nuovo intervento, accentratore di traffico!
Anche per questa ragione, pochi giorni fa avevo pubblicato un utilissimo testo scritto dell’arch. Luciano Belli Laura[4] che, forse più di tutti, è la persona che sta cercando di leggere tra le righe dei vari (discutibili) documenti prodotti per portare a compimento la porcata di Tor di Valle, evidenziando tutte le stranezze ed irregolarità procedimentali.
Sebbene nel cappello introduttivo a quel testo avessi cercato di far riflettere tutti sul fatto che il tempo stia inesorabilmente scorrendo, ancora oggi non sembra esser stato fatto alcun passo, da parte di nessuno, verso l’impugnazione dei documenti e il conseguente ricorso atto ad impedire che lo scempio si compia.
Nel trasmettermi un nuovo testo, Luciano Belli Laura ha giustamente rimarcato l’urgenza di comprendere che, se l’atto da impugnare al TAR è la Determina G18433 datata 22 dicembre 2017, mancano veramente pochi giorni per il deposito del “ricorso” al TAR e, anche se ottimisticamente dovessimo ritenere che i 60 giorni decorrano dalla data di pubblicazione sul sito della Regione, ovvero il 9 gennaio 2018, mancherebbe comunque poco più di un mese per valutare accuratamente tutta l’immane documentazione e stendere un ricorso.
Luciano Belli Laura fa altresì notare che, “oltre al rispetto della scadenza dei 60 giorni, occorre considerare che la notizia della formalizzazione del “ricorso” debba arrivare prima della pubblicazione – ai fini urbanistici contorti – del “progetto” all’Albo Pretorio del Campidoglio” solo così, infatti, “si potrebbe denunciare il subdolo tentativo di introdurre nel progetto quelle infrastrutture e quella verifica che, in conferenza di servizi regionale, non sono stati capaci di pretendere”.
Dopo aver letto il nuovo testo di Belli Laura riportato di seguito, e memore dello slogan elettorale dell’attuale Giunta Capitolina mi sorge spontanea una domanda che rivolgo alla nostra sindaca: Considerata l’evidenza dell’abuso di potere operato dalla Regione, d’accordo con i proponenti, che va ad esautorare il Consiglio Comunale dai suoi poteri, come è possibile che l’attuale giunta accetti di farsi mettere i piedi in testa, esponendosi a tutte le conseguenze del caso, consentendo la realizzazione di un’opera che, sin da quando il M5S era all’opposizione, era stata denunciata dall’assessore Frongia[5] in più occasioni come una cosa inammissibile?
ATTI & MISFATTI
(Luciano Belli Laura)
Basta verificare le date dei documenti richiamati nell’articolo di Domenica 28 gennaio su “il Tempo”, per capire che l’averle tralasciate ha lasciato intendere che sia in atto un dissidio profondo, tra Roma Capitale, Città Metropolitana e Regione Lazio, sul come procedere nell’iter autorizzativo del progetto del “Business Park con annesso Stadio a Tor di Valle”.
Basta, invece, leggere la nota datata Giovedì 25 gennaio, per rendersi conto di come l’amministrazione procedente abbia alla fine deciso di risolvere le ultime resistenze delle amministrazioni partecipanti all’ultima Conferenza di Servizi decisoria: infatti, nel documento da pochissimo qui pubblicato, s’evince che “si prende atto” di quanto chiarito dalle Amministrazioni/Enti in merito a quanto riportato nella “Tabella di sintesi delle prescrizioni, osservazioni, raccomandazioni ed indicazioni contenute nei pareri” mentre, “quanto elencato in tale tabella” – considerata una mera sintesi – “non sostituisce i singoli pareri delle Amministrazioni ed Enti intervenuti alla Conferenza”, servendo quindi farvi esplicito rinvio “per l’integrale contenuto e motivazione delle prescrizioni medesime”.
In poche parole, la Regione comunica non ritenere necessario procedere ad integrare e/o rettificare il provvedimento emesso il 22/12/2017, a chiusura della Conferenza di Servizi indetta il 15/09/2017.
Quanto esposto, quindi, lascia intendere che, tutto quanto espresso nota inviata il 12 gennaio in Regione, da Roma Capitale, risulti recepito e superato. In quella nota, occorre ricordarlo, si sostiene: “nel merito della richiesta dell’inserimento nella variante urbanistica del Ponte, così come contenuta nella colonna prescrizioni, si fa presente che la stessa è stata accolta esclusivamente come raccomandazione ma non può essere oggetto della variante urbanistica come da verbale del 5 dicembre”.
In fondo, come si suol dire, il diavolo insegna a far le pentole ma non i coperchi, ragion per cui appare assai poco informato chi cerchi di lasciare intendere che la comunicazione emessa dall’amministrazione Raggi fosse successiva alla nota dell’amministrazione Zingaretti … l’assordante silenzio del Campidoglio, infatti, chiarisce bene chi abbia vinto la partita giocata in Conferenza di Servizi con la Pisana.
Il tutto, nell’imminenza di una campagna elettorale, dove si tace su quanto fatto dall’amministrazione uscente al fine di riunirsi tutti in “Liberi e Uguali” per poterla riconfermare. Ebbene, in questa situazione, chi tacendo soccombe, non può che ritenersi causa del suo stesso male … perfino venendo costretto dalla Regione a pubblicare all’Albo Pretorio del Comune l’intero progetto (ancora non adeguato per l’ennesima volta dal Proponente privato), sì da consentire le osservazioni dei cittadini, sia sulla fantomatica “variante urbanistica” – raddoppiante la capacità insediativa permessa dal piano regolatore vigente – sia sulla chimerica “variante progettuale”, atta a reintrodurre infrastrutture necessarie, ma non più finanziate – come dovuto – dal proponente, ovvero da quei ministri che, lanciando la palla in zona Cesarini, hanno rischiato l’autogol.
Alla luce dei fatti, coloro i quali tacciono perché in tutt’altre faccende affaccendati, dovrebbero rendersi conto della necessità di dover urgentemente presentare un ricorso al TAR al fine di ottenere la sospensiva di questo assurdo atto amministrativo, che presume di poter chiudere in modo positivo una Conferenza di Servizi decisoria, emettendo un assenso con prescrizioni per un progetto di speculazione fondiaria ed immobiliare che, al di fuori dell’Urbe, verrebbe certamente rifiutato da chiunque non risulti obnubilato dal tifo calcistico o dalla fede partitica.
Considerata la situazione, non si comprendono le ragioni del silenzio da parte dei comitati e delle associazioni che finora hanno operato in nome della legalità e trasparenza affinché questo scempio non si compia. Sembrerebbe quasi che tutti siano in attesa che piova dal cielo un cavillo legale non meglio identificato, che possa innescare il “ricorso” sull’atto amministrativo, a quel punto ritenuto impugnabile. Né sembra che nessuno voglia accorgersi del fatto che già tutto possa ritenersi impugnabile visto che, per assurdo, in Conferenza di Servizi s’è presunto, in maniera del tutto arbitraria, che un progetto assentito con innumerevoli prescrizioni possa costituire variante urbanistica!
Così come appare inequivocabile il fatto che la Determina G18433 del 22 dicembre 2017 risulti un documento contra legem … perfino contro le disposizioni del comma 2-bis dell’art. 62 del decreto 50, convertito in legge 95/2017 (leggina ad Pallottam), giacché questa considera – sempre erroneamente –che il “verbale” della Conferenza di Servizi possa costituire adozione di variante. Si rammenta infatti che, un modulo procedimentale regionale valutante un “progetto” (cioè la CdS) non può adottare uno strumento urbanistico in variante a quello vigente, poiché tale incombenza è delegata esclusivamente al Consiglio Comunale.
Come non accorgersi l’adozione di una variante in Conferenza di Servizi equivalga ad un atto di esautorazione, ovvero spodestamento (oggi a Roma e domani nel resto d’Italia) del Consiglio Comunale?
Del resto solo chi finga di non sapere può ignorare il fatto che, a partire dalla Legge Ponte del 1967, il Consiglio Comunale risulta essere “l’unico organo politico-amministrativo-elettivo-rappresentativo avente potere di deliberare ogni trasformazione territoriale, urbana, settoriale del suolo, attraverso adozione ecc. ecc. di “piani” a diverso livello, sia generali, sia esecutivi sia di loro varianti.
Alla luce di quanto esposto, dunque, non v’è alcuna ragione di continuare a tergiversare, poiché risulta palese la legittimità di impugnare un atto amministrativo viziato da eccesso di potere – e/o elusione di leggi – che si spinge ad INVITARE il Proponente privato – già ricevente “tutta la documentazione relativa alla conclusione della Conferenza di Servizi, (consistente in: Pareri depositati alla Conferenza; Verbali delle sedute; Parere motivato VAS; Pronuncia di Valutazione di Impatto Ambientale; Determinazione conclusiva della CDS”) – a trasmettere il progetto definitivo “approvato in Conferenza e adeguato alle prescrizioni, osservazioni, raccomandazioni ed indicazioni richieste dagli Enti e contenute negli atti sopra citati a Roma Capitale, che provvederà alla pubblicazione di apposito Avviso di Deposito in libera visione al pubblico”.
Il tutto appare inoltre viziato da non poca arroganza e protervia se, oltre all’invito, viene RAMMENTATO che “solo ove il Progetto risulterà esser stato adeguato alle prescrizioni ed alle ottemperanze indicate dalle Amministrazioni ed Enti nel corso della Conferenza di servizi, esso potrà concludersi positivamente”, vale a dire ai fini del completamento dell’iter procedimentale di cui alla L. 147/2013 (la c. d. “Legge Stadi”) relativo all’intervento indicato in oggetto … ergo, ribadendo “essere in corso presso questa Amministrazione” un procedimento autorizzativo per il progetto di Business Park con annesso Stadio.
Ecco quindi chiarirsi le ragioni per cui si faccia una campagna elettorale tesa a sottolineare l’importanza di garantire una continuità amministrativa per chi, avendo il coltello dalla parte del manico, possa indurre il Campidoglio a pubblicare l’intero “progetto” adeguato alle prescrizioni od ottemperanze, senza prendersi la briga di controllare, ancor prima dell’espletamento della procedura urbanistica, se Roma Capitale possa o meno aver tradotto le ipotetiche raccomandazioni, in osservanza di quanto viceversa imposto come obbligo.
[1] http://www.cinquequotidiano.it/politica/regione-lazio/2018/02/01/stadio-della-roma-civita-con-zingaretti-garantiamo-tempi-certi/
[2] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2018/01/08/stadio-a-tor-di-valle-tutti-o-quasi-gli-abomini-della-determinazione-della-regione-lazio/
[3] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/12/08/lo-stadio-a-tor-di-valle-si-fa-e-quasi-tutti-vissero-infelici-e-scontenti/
[4] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2018/02/02/stadio-della-roma-il-tempo-scorre-inesorabile/
[5] Per esempio https://www.youtube.com/watch?v=HYBYEVYHIo4 ; https://www.youtube.com/watch?v=DMQQ8kHSFR8 ; ecc.
Se potessi fare qualcosa di più, l’avrei già fatto. Posso continuare a divulgare per evitare questa disgrazia.