È trascorso del tempo da quando, dalle pagine di questo blog, con Luciano Belli Laura avevamo scritto un appello per evitare che scadessero i tempi per un possibile ricorso al TAR[1]. All’epoca ci sentimmo dire da esponenti di istituzioni interessate ad evitare lo scempio che, a detta di esimi principi del Foro, non vi fossero le condizioni per agire. Stessa cosa venne sostenuta da alcuni tecnici che si adoperavano per la stessa cosa. Tuttavia venimmo a conoscenza dei costi, ammontanti ad alcune decine di migliaia di euro, proposti da alcuni studi legali per poter agire (alcuni dei quali, fino a poco prima, risultavano essere tra quelli che sostenevano che i tempi non fossero maturi e che non ci fosse alcuna “scadenza dei termini”).
Nel frattempo sono successe anche altre cose che lasciano da pensare su coloro i quali lasciano trascorrere il tempo e, conseguentemente, lasciano andare giù pezzi pregiati del nostro patrimonio e paesaggio. Per esempio, dopo che per anni ho scritto sulla reale possibilità normativa di impedire scempi come quello del Villino Naselli a Roma, sentendomi dire che non era possibile, finalmente il 30 marzo u.s. il MiBACT si è accorto che la cosa è possibile[2] … come si suol dire, “non è mai troppo tardi!”
E allora, se davvero non è mai troppo tardi, forse sarebbe il caso di spendere del tempo a rivedere attentamente la situazione relativa allo Stadio a Tor di Valle, almeno finché non si chiariranno una serie di punti – molto nebulosi – dei quali si è ampiamente scritto in precedenza, ma anche altri dei quali parla nel testo che mi ha inviato Luciano Belli Laura e che pubblico di seguito.
È legittimo pensare che possa esserci stato qualcuno che possa aver avuto interesse nella perdita di tempo e nel cambiamento di opinione sulla legittimità o meno dell’intervento. È possibile che qualcuno, per non far del male ad un amico di partito, possa aver cercato di non esporsi contro la delibera Marino-Caudo. È altrettanto chiaro che, da parte del popolo di fede romanista, abbia prevalso l’adagio secondo il quale “la Roma non si discute … si ama!”, ragion per cui si è ottusamente preferito dare credito alle mistificanti versioni messe in giro dagli interessati, piuttosto che ascoltare chi, pur di fede romanista, preferisse far comprendere che il rispetto della città, del paesaggio, dei conti pubblici, della sicurezza e delle norme debba sempre prevalere su tutto!
Da tifoso romanista, sinceramente, preferirei far riflettere Pallotta sul fatto che i campionati e le coppe non si vincono perché si utilizza uno stadio di proprietà (presunta, perché quello di Tor di Valle non lo sarebbe), ma evitando di fare cassa vendendo calciatori coma Salah, rimpiazzandoli con dei costosissimi brocchi – per rimanere in tema di Tor di Valle – degni di King, Soldatino e Dartagnan!
Da tifoso romanista vorrei ricordare all’attuale dirigenza le parole della vedova Sensi sull’idea dello stadio a Tor di Valle la quale, facendosi portavoce del pensiero dei veri tifosi, ebbe a dire che, se lo stadio verrà realizzato a Tor di Valle non andrà più a vedere le partite della squadra del cuore! … Se così fosse, forse occorrerebbe riflettere sul fatto che con uno stadio deserto, realizzato in barba a tutta la normativa vigente, probabilmente, non solo non si vincerebbe alcunché, ma si rischierebbe anche di peggio.
Passo quindi la parola agli interrogativi posti da Luciano Belli Laura, affinché tutti i soggetti in causa – cittadini di Roma e tifosi inclusi – possano riflettere ed agire.
Storie di stadi e di cangiamenti progettuali ed urbanistici (di Luciano Belli Laura)
Correva l’anno 2017. Esattamente il 5 aprile. Allorquando, ad Eurnova Srl di Luca Parnasi, venne recapitata la Determina G04342 contenente il preavviso di diniego all’istanza di realizzazione del progetto definitivo dello stadio a Tor di Valle, al quale l’Amministrazione Marino elargì l’interesse pubblico con DAC 132 del 22 dicembre 2014.
Lo storytelling dello stadio poteva concludersi già dopo i dieci giorni previsti dalla legge 241/1990, onde permettere al proponente di presentare osservazioni al suddetto “preavviso di diniego”, emesso a conclusione dell’esame del progetto definitivo, svolto in Conferenza di Servizi decisoria regionale. Lo stroll, invece, continuò giacché al proponente vennero concessi settanta giorni per presentare le osservazioni alla sostanziale “bocciatura” del progetto con le tre torri di Daniel Libeskind nel business park triplicante la S.U.L. permessa dal PRG vigente.
Un tempo adeguato a sostituire il progetto “bocciato” (per innumerevoli motivi ostativi e per mancanza di procedimenti prodromici di V.I.A., di V.A.S. e di Variante Urbanistica) con un “nuovo” progetto. Annunciato il 24 febbraio in veste di UnoStadioFattoBene. Al quale l’Amministrazione Raggi elargì l’interesse pubblico con DAC 32 del 14 giugno 2017. Lo stormy, pertanto, continuò perché al proponente privato Eurnova Srl (affiancato dal proponente d’interessi privatistici o d’opportunità politica-amministrativa in veste di pubblico amministratore) vennero concesse ulteriori possibilità di modificare, integrare, adeguare il progetto definitivo innovato con le tre corti di Daniel Libeskind (e Carlo Ratti) nel nuovo business park duplicante la S.U.L. permessa dal PRG vigente.
Un progetto semplicemente assentito con prescrizioni, dopo altre due Conferenze di Servizi decisorie regionali. Con Determina G18433 del 22 dicembre 2017, che sostanzialmente rinviava ai suddetti mittenti (proponente privato e proponente pseudo pubblico) il progetto per un ulteriore adeguamento alle prescrizioni, raccomandazioni, osservazioni, indicazioni, ottemperanze, scritte in una quarantina di pagine. Un adeguamento del progetto finalizzato al superamento del dissenso che alcune amministrazioni dello Stato e della Regione espressero su vari e rilevanti motivi ostativi. In pratica, con la richiesta d’una sostanziale variante progettuale manifestante quasi un ritorno al 5 aprile dell’anno precedente. Con, però, una mutazione apparente su come superare, od aggirare, l’assenza di prodromica variante urbanistica.
E tale cangiamento procedurale ha comportato che il progetto, da adeguare con reali modifiche, è stato approvato artificiosamente onde adottare la variante urbanistica necessaria all’approvazione effettiva del progetto, che sarà fatta dalla Giunta Regionale solo se l’Assemblea Capitolina approverà sia la variante progettuale richiesta dall’amministrazione regionale procedente, sia la variante urbanistica conseguente … a tal proposito è bene chiarire che l’adozione di quest’ultima – di competenza del Consiglio Comunale – è stata, tramite decreto legge – anticipata nell’ultima Conferenza di Servizi chiusa il 5 dicembre, al fine di accelerare i tempi … è bastato far credere che il Business Park con annesso Stadio fosse un’opera strategica nazionale!
Ecco quindi che, quattro mesi dopo, abbiamo potuto leggere su “il Tempo” del 1° aprile che: «le carte che i proponenti hanno presentato in Comune lo scorso 15 marzo dovrebbero essere sufficienti a far iniziare il percorso» !!
A questo punto, il nuovo capitolo “The Impossible Story” scritto da Fernando M. Magliaro inizia così: «Ci siamo: probabilmente entro la fine della prossima settimana (al massimo entro una decina di giorni) inizierà l’iter che porterà all’approvazione della variante urbanistica sul progetto della Roma di costruire il suo stadio a Tor di Valle, con la “pubblicazione a fini urbanistici” dell’intero dossier Stadio» … indi, lo storyteller – solitamente ben informato – precisa: «in Campidoglio c’era una corrente di pensiero che riteneva necessario sottoporre l’intero dossier Stadio, così come modificato dalla prescrizioni della Conferenza di Servizi, a un primo voto di adozione del Consiglio comunale e, solo dopo questo, procedere con la pubblicazione degli atti. L’altra corrente di pensiero, invece, prevedeva di procedere subito con la pubblicazione degli atti, sfruttando le norme dell’ultima legge finanziaria sulla Conferenza di Servizi. Alla fine, quindi, si parte direttamente con la pubblicazione degli atti».
Quali atti? Dove e come saranno pubblicati? Per ora, non pare interessi ad alcuno rispondere a queste domande … sebbene, alla fine dell’articolo del primo aprile, si dica che, «Parallelamente a questi atti burocratici, la Roma potrà, all’indomani del voto finale in Consiglio sulla variante, dare il via ad alcune procedure preliminari: bonifica dall’amianto e dagli ordigni bellici, scavi archeologici, demolizione dell’ippodromo. Poi si andrà, almeno per le opere di interesse pubblico, a gara europea. Salvo complicazioni, quindi, è ragionevole ipotizzare la vera prima pietra per la primavera del prossimo anno».
Orbene, può essere comprensibile che “la Roma” dell’immobiliarista F. Totti e del palazzinaro L. Parnasi creda di poter demolire le tribune di Lafuente per fare ben altro che lo stadio. Ma è francamente allucinante che emeriti architetti non abbiano ancora reagito alle pretese degli SPECULATORI romani. Appare assurdo che, con un’indegna affabulazione d’impresa (o di marketing), facciano credere che basti approvare una “Variante urbanistica” per procedere alla demolizione dell’esistente Ippodromo di Tor di Valle, laddove il “progetto” NON risulta essere approvato, bensì solo assentito, peraltro con innumerevoli prescrizioni od ottemperanze.
Chiediamoci quindi: perché gli emeriti architetti e urbanisti (ex attivisti del Mo’ Vi Mento ed ex assessori all’urbanistica di Roma Capitale) non hanno nulla da dire? Forse attendono l’indomani del voto finale in Consiglio sulla variante? Ovvero attendono che Eurnova srl (quindi NON “la Roma“) potrà far quel che gli pare del risultato ottenuto?? … Vale a dire l’aver ottenuto in RADDOPPIO della S.U.L. permessa dal P.R.G. a Tor di Valle in spregio delle norme prescrittive di salvaguardia anche della fascia di rispetto del Tevere. O forse aspettano la pubblicazione di non si sa quale versione del “progetto”, che non è dato comunque sapere se e come adeguato alle prescrizioni ed ottemperanze della Determina G18433 del 22 dicembre 2017??
In molti continuano a credere alla storia dell’uomo della provvidenza – “chiamato per gestire la mediazione con l’AS Roma e permettere l’APPROVAZIONE dello stadio” – ovvero quel personaggio il quale, come ricordato da Paolo Berdini, “dopo aver brillantemente sciolto il nodo della realizzazione dello stadio, consentendo alla ROMA di RADDOPPIARE le volumetrie previste dal piano urbanistico vigente, è stato nominato in pochi giorni presidente della più importante società pubblica romana[3]”.
Se l’informazione di Berdini, come appare, corrisponde alla verità, le altre sono semplicemente delle fake news, funzionali ad “influenzare la percezione, motivare, persuadere, creare desiderio, adesione ai valori” di chi creda che lo stadio di proprietà (non certamente dell’AS Roma) possa far vincere le partite del campionato, Europa League o Champions League. … Mentre, per il rispetto della città, delle normative e dell’equità di trattamento dei cittadini, occorrerebbe comprendere che, finché si dirà “NoStadio d’Eurnova” – comportante qualsivoglia variazione delle previsioni urbanistiche, oltre che delle procedure per la loro trasformazione – l’annesso business park, raddoppierà la S.U.L. permessa dal PRG vigente, alla faccia di chi operi nella trasparenza e nel rispetto delle regole.
Sorgono a questo punto due questioni che vanno a precisare la sostanza di queste brevi considerazioni.
- Martedì della prossima 10 aprile è indetta una riunione del “Tavolo della Libera Urbanistica”. Ad essa sono invitati i rappresentanti di Italia Nostra, di Carte in Regola e di “tutti i Comitati, gruppi di lavoro sul territorio ed associazioni …”. L’obiettivo dell’incontro è quello di “costituire una sorta di coordinamento generale attorno ad obiettivi comuni …” e, innanzitutto, per discutere il primo punto dell’o.d.g., ovvero “sulla denuncia dell’Associazione per tutelare il Comune dal rischio di proseguire nell’iter approvativo di un progetto su terreni di cui è probabile che l’attuare titolarità venga retrocessa”. La qual cosa risulta molto interessante, perché dovrebbe essere chiaro che il racconto della storia (o fiaba) sullo stadio di proprietà, sarebbe terminato da tempo se, come sembra, il proponente privato non avesse più alcuna titolarità, né possesso, dei terreni su cui sorge l’Ippodromo di Tor di Valle … vale a dire degli immobili che EURNOVA srl acquisì da SAIS SpA in due tempi: il 23 aprile 2012 e, successivamente, il 25 giugno 2013!!
Da quanto riportato su alcuni giornali dopo roma.corriere.it, si indagherebbe per accertare se la compravendita definitiva – avvenuta undici mesi prima del fallimento (decretato il 22 maggio 2014) della parte venditrice – fosse lecito, avendo sottratto un bene societario ai creditori. Ma l’indagine riguarda anche la possibilità che le condizioni della compravendita possano addirittura aver provocato il fallimento di SAIS SpA!
A questo punto, dunque, se mai tutto ciò venisse accertato – ovviamente assai dopo l’acquisizione di nuove possibilità edificatorie, ottenute grazie la variante urbanistica – sarebbe utile capire a chi possa interessare sapere se l’acquisizione immobiliare di Eurnova Srl fosse regolare oppure viziata da illeciti.
- In data 6 aprile il sito info ha pubblicato – in due puntate assai ravvicinate – una notizia da non sottovalutare: alle ore 08:15 è stata riportata la nota di Lorenzo De Cicco, apparsa su il Messaggero, nella quale si ritiene necessario un ulteriore passaggio in Conferenza di Servizi decisoria[4], per valutare come siano stati cambiati i 4000 atti del progetto. Poche ore dopo, alle 11:00, è stata riportata invece la precisazione apparsa su il Tempo, secondo il quale “La variante urbanistica si avvicina sempre più[5]”. Infatti, gli affabulatori de lo stadio della Roma, precisano quanto avviene negli uffici di Roma Capitale con queste rivelazioni sorprendenti che val la pena riportare integralmente:
«Dopo la notizia che Il Tempo ha anticipato nei giorni scorsi dell’accordo raggiunto fra Campidoglio e proponenti – niente Ponte di Traiano, ma nuovi disegni sugli accessi alla via del Mare/Ostiense, unificata sia dal Raccordo che dal futuro Ponte dei Congressi, al “costo” di 3,5 milioni di euro, coperti dalla rinuncia alla copia delle tribune dell’ippodromo – “consacrato” in una riunione interna ristrettissima cui hanno partecipato il direttore generale, Franco Giampaoletti, e i direttori dei dipartimenti Urbanistica, Cinzia Esposito; Lavori Pubblici, Fabio Pacciani; e Mobilità, Gianmauro Nardi – Ora il Comune si sta muovendo il più in fretta possibile, per procedere con la pubblicazione dell’intero dossier “a fini urbanistici”. L’obiettivo è quello di arrivare alla pubblicazione vera e propria entro la fine della settimana entrante, più probabilmente entro la metà della stessa, mercoledì 11 o giovedì 12. Siamo alle limature finali, alla raccolta delle ultime cartelle e tavole, prima del grande balzo: dal giorno della pubblicazione inizierà l’iter la cui conclusione è prevista per la metà di luglio».
Le rivelazioni, infatti, se corrispondenti alla realtà, divengono utili per una corretta valutazione del livello cui siano arrivati gli amministratori pentastellati, nell’esercizio del potere a favore dei COSTRUTTORI romani!
[1] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2018/02/27/stadio-della-roma-ricorso-al-tar-ultima-chiamata/
[2] http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Comunicati/visualizza_asset.html_901713033.html
[3] Paolo Berdini, Roma, Polvere di Stelle, pag. 29
[4] http://www.forzaroma.info/rassegna-stampa/il-messaggero/stadio-4mila-atti-da-cambiare-nuova-conferenza-liter-puo-slittare/
[5] http://www.forzaroma.info/rassegna-stampa/il-tempo/stadio-della-roma-al-rush-finale-pronta-la-variante-urbanistica/
A Milano contro il riuso speculativo degli ex scali ferroviari ho trovato uno studio legale amico che per circa 10.000 € si è reso disponibile a patrocinare il ricorso al TAR dei cittadini contro l’Accordo di programma che lo consentiva, anche se alla fine metà della somma ho dovuto mettercela di tasca mia.
All’epoca del ricorso al Consiglio di Stato contro il PII Citylife sull’ex Fiera fui indirizzato da amici romani allo studio di Cerulli Irelli che si rese disponibile per una somma contenuta (dopo che i legali milanesi per la trasferta a Roma chiedevano somme stratosferiche), anche se poi l’esito fu disastrosamente negativo (diniego ai cittadini della legittimazione a ricorrere, travolgendo così anche la precedente parziale vittoria al TAR Lombardia), pur scontando che il presidente del CdS dell’epoca era molto chiacchierato per la sensibilità ai poteri forti.
Bisogna non arrendersi, anche se purtroppo non sono finiti “i tempi cupi”
Ci penserà il “ fiume Tevere ” a rimettere in fila le cose in ordine d’importanza, a modo suo, da corso d’acqua che restituisce quanto gli viene dato ? Aspettare sulla riva sarebbe poco patriottico e molto rischioso, anche se le piogge d’autunno sono lontane.
Caro Ettore, oso inserirmi da umile ingegnere in un dibattito sì colto tra tanti architetti ed urbanisti che molto più di me sanno di normative e procedure. Io però conosco bene un altro mestiere che non è da meno, nonchè nome e cognome delle persone che ne hanno e ne stanno abusando perchè tutti stati miei allievi! Ognuno a suo tempo s’intende, sia in Regione, sia in Comune, sia in consulenza ad EURNOVA! Del fatto che perfino questi ultimi nelle loro relazioni sul TRAFFICO abbiano potuto tacere essere già oggi al limite della congestione tutte le infrastrutture stradali periferiche a Tor di Valle, la dice chiara! Che nessun altro intervento sia, nè da Regione nè da Comune, previsto è anche questo appurato, quindi? Quanto alle posizioni assunte da il Tempo, sopra tutto nella persona del suo direttore ed amico Gian Marco Chiocci, nei confronti dello stadio della Roma a Tor di Valle ho già espresso loro più volte il mio “sdegno”! Da quanto mi è stato dato di capire però si tratterebbe di caso ……… “clinico”! Per quanto invece riguarda la sostanza della faccenda, sono certo che nemmeno il più Giuda dei romanisti in Regione potrebbe approvare un’iniziativa simile, cosciente almeno lui del fatto che nemmeno un cantiere potrebbe aprirsi per impossibilità pratiche circolatorie dei primi mezzi! Seppure entrati, poi quando ne uscirebbero? Eppoi, come potrebbe l’area di Tor di Valle soddisfare le finalità della L.R. n.7 del 18.07.2017 sulla Rigenerazione Urbana e per il Recupero Edilizio?
Ricordo infatti le finalità di quest’ultima legge: “incentivare la razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente, promuovere la riqualificazione di aree urbane degradate e di tessuti edilizi disorganici o incompiuti o incompiuti e riqualificare edifici a destinazione residenziale e non residenziale mediante interventi di demolizione e ricostruzione, adeguamento sismico e efficientamento energetico”. “La legge è finalizzata a limitare il consumo di suolo, razionalizzare il patrimonio esistente, …… , Le norme trovano applicazione esclusivamente nelle porzioni di territorio urbanizzato su edifici esistenti e legittimamente realizzati, ……. “.
Insomma, la variante urbanistica che chissà in base a cosa potrà essere anche approvata da un ignorante Campidoglio (immediatamente querelabile, come suggerirei, per “attentato alla salute pubblica”, dato l’immediato incremento degli indicatori dell’inquinamento chimico – atmosferico che verrebbero rilevati in tutta la città, all’avvio dei cantieri!), non potrebbe mai ottenere l’ok in Regione, viste che siano già le precedenti dubbiose pronunce.
Preoccupazioni? Certo che comunque sì!
Che però senza nemmeno accettare preliminarmente la costruzione di un vero Corridoio Autostradale Tirrenico a completamento della ROMA – CIVITAVECCHIA (assorbente flussi altrimenti transitanti per GRA, Pontina, ed Autosole), con svincolo e viabilità dedicata al nuovo quartiere, e nuova viabilità urbana primaria, con itinerari tangenziali al CS ed integrativa alla prevista, un BUSINESS PARK sia impossibile in quel di TOR DI VALLE è evidente per la totale inaccessibilità dell’intera area. Se il giorno delle partite dovesse pure piovere!
Caro Ettore, questa volta sono proprio ottimista!
Tuo Paolo
caro Paolo,
grazie del tuo prezioso contributo!
Mai dire mai? Infatti, si vince bene anche senza stadio di proprietà. Vale anche per sperare che la Regione non vari mai una VARIANTE URBANISTICA che nell’autorevole commento precedente si reputa <>.
Una “variante urbanistica” di cui pavento ben più che “preoccupazioni” nella risposta al commento del Presidente del Tavolo della libera urbanistica” al post su Facebook del 7 aprile che rimanda al presente articolo ed al suo cappello. Spero quindi serva trascrivere interamente la mia risposta al suddetto commento.
A Francesco Sanvitto occorre solo ricordare che nel blog c’è la possibilità di commentare ogni articolo. In ogni modo che anche il dissenso aiuti il discernimento delle questioni ivi scritte. Il commento in questa sede invece appare solo la risposta piccata di sentirsi chiamato in causa con l’espressione “l’ignavia di chi protesta e non fa nulla di concreto”. Adducendo a “discolpa” denunce fatte alla Corte dei Conti ed alla Procura della Repubblica. Le quali non hanno alcuna attinenza con quanto occorreva fare in merito all’atto amministrativo che dà corso ad una procedura di variante urbanistica. Alla Magistratura contabile infatti ci si rivolge per accertare se un provvedimento genera un “danno erarariale” reale o presunto. Alla Procura della Repubblica ci si rivolge per denunciare un presunto “reato” ovvero un supposto “danno” derivante dal processo penale o da causa civile. Al Tribunale Amministrativo Regionale ci si doveva rivolgere per fare innanzitutto istanza di sospensiva dell’atto amministrativo (Determina G18433 del 22 dicembre 2017). Ma nessun “ricorso” al TAR è stato fatto per futili questioni pecuniarie e per assurde motivazioni che, tra innumerevoli puntini di sospensione, vengono appena menzionate. E che sono apparse funzionali solo al superamento della scadenza per presentare il ricorso: cioè dopo sessanta giorni dalla piena conoscenza dell’atto o dalla sua esecutività. Adesso, dopo aver accertato che non è stato impugnato al TAR, l’atto amministrativo della Regione Lazio, in quanto amministrazione procedente nel procedimento autorizzativo sul “progetto” che ha approvato il “progetto” da adeguare al solo fine di adozione di “variante urbanistica”, verrà erroneamente pubblicato all’albo pretorio di Roma Capitale. ESAUTORANDO il Consiglio Comunale dal potere/dovere di deliberare innanzitutto l’adozione di strumenti urbanistici e di sue varianti. In spregio di norme generali giammai abrogate. In applicazione, tuttavia, d’una norma mal scritta dal legislatore in maovrina balneare. E dalla Regione Lazio interpretata con probabile protervia nei confronti del Comune e con congetturata pavidità nei confronti di Eurnova srl. Dalla Regione tuttavia scaricata agli uffici comunali preposti alla pubblicazione d’un dossier stadio che sarà arduo capire come possa costituire tanto l’ennesima “variante progettuale” d’adeguamento alle prescrizioni-ottemperanze richieste dalla Conferenza di Servizi quanto “variante urbanistica” adottata dal medesimo modulo organizzativo dei pareri delle amministrazioni coinvolte sul “progetto”. Quindi privo delle prerogative che sono proprie del Consiglio Comunale. Senza aver chiarito – e stabilito dal TAR – l’erroneità della procedura messa in atto dalla Regione per la definizione della “variante urbanistica”, risulta difficile “osservare” nel merito di ciò che ora appare nero su bianco nella nota del Campidoglio. Ovvero, su “Gli elaborati progettuali trasmessi dai proponenti e tutta la documentazione relativa alla Conferenza dei Servizi”. Che potranno essere visionati presso il Dipartimento PAU e sul Portale di Roma Capitale. Solo in forma digitale, giacché in forma cartacea avrebbero occupato spazi grandi quanto il Maxxi. Cosicché, basterà “unire le capicità e le forze” per acquisire ciò che in altri casi sta in pochi elaborati grafici e prescrittivi atti ad illustrare come e perché si RADDOPPIA LA CAPACITÀ INSEDIATIVA (o la S.U.L.) prevista dal piano regolatore generale vigente? Basteranno trenta giorni per capire il danno ambientale e territoriale ed al patrimonio culturale esistente (quindi urbanistico) che va ben oltre al danno erariale presunto. Basteranno altri trenta giorni di tempo per scrivere “osservazioni” che nel doppio del tempo non si sono volute fare giacché mancavano i trenta denari per farle?
Luciano Belli Laura
Caro Ettore, ti ricordo che il termine veramente ultimo per i ricorsi amministrativi è quello di 90 gg. al Consiglio di Stato; certo le questioni “pecuniarie” rimangono invariate, ma ti segnalo che a Milano Italia Nostra nazionale (quella milanese era invece acquiescente) si è rivolta all’avv. Capelli di Bologna per fare ricorso proprio al CdS (con motivazioni che a me appaiono fragili, ma questo pè un altro discorso) contro l’Accordo tra Comune e FS sugli ex scali.
Forse si potrebbe contattarla per vedere se ha voglia e risorse per farlo anche contro lo Stadio Roma a Tor di Valle
È…ma qui siamo di fronte ai nuovi servi del padrone, cui frega poco della L. R. n.7. Faranno come i loro predecessori con la Vela di Calatrava e le decine e centinaia di vergogne che appestano Roma ! Poi basterà la politica dei due “circhi” : quello dei “grandi eventi” e quello “mediatico” per sedare gli animi. È il mercato per lo scettro del miglior cane da riporto. Ma azzardo comunque una previsione a Roma : tenere insieme interessi conflittuali reggerà al massimo fino a Dicembre p.v., la corda è logora, le casse vuote e non basterà il soccorso di Zingaretti.