Nel 2011, dovendo girare un film che trattava di temi molto difficili quali il razzismo e l’integrazione, avendo ricevuto il diniego all’allestimento del set cinematografico da parte del sindaco leghista di Treviso[1], alcune scene vennero registrate a Bassano del Grappa.
Indipendentemente dal fatto che, come si suol dire “ogni riferimento a luoghi o persone sia puramente casuale”, guardando quel film mi è parso di intendere che, data la delicatezza del tema – che senza mezzi termini denunciava e ridicolizzava il generalizzato comportamento razzista e discriminatorio della comunità all’interno della quale si svolgeva la fiction – e dato il precedente del sindaco trevigiano, il regista abbia dovuto evitare di filmare dei luoghi che consentissero agli spettatori di individuare – e conseguentemente “bollare” di razzismo – la città che l’ospitò. Questa può essere infatti la ragione per cui il Ponte del Palladio, non venne mai filmato … tranne che nella scena in cui Diego Abbatantuono, con tre bambini, cerca i segni della presenza degli immigrati scomparsi lungo le rive del Brenta: solo lì, infatti, non si accorsero che, molto lontano, si vedeva una campata del Ponte che a me, memore della bellissima esperienza fatta anni fa con i miei studenti americani, non è sfuggita!
Questo breve ed apparentemente inutile preambolo, mi è parso necessario per sottolineare quanto, anche ai cosiddetti “non addetti ai lavori”, il Ponte Vecchio di Bassano possa risultare essere inequivocabilmente il simbolo identitario di una città e, perché no, di un’intera nazione, visto il ruolo svolto dal Ponte cosiddetto “degli Alpini” in occasione della Grande Guerra!
Di tutt’altro avviso invece sembra essere l’attuale giunta comunale bassanese che, a partire dalla fine dell’estate scorsa, ha deciso di far sfigurare il Ponte con presunti “lavori di somma urgenza”, apparentemente inutili e, sicuramente, deturpanti.
Il 16 settembre 2018 infatti, Ansa.it Veneto informava:
«Possibili chiusure” anche “per scongiurare il crollo del ponte“. Sono i due passaggi chiave di una delibera del sindaco di Bassano del Grappa (Vicenza), Riccardo Poletto, relativi al passaggio sul Ponte degli Alpini, quello realizzato 500 anni fa su progetto del Palladio e crollato e ricostruito tre volte a causa di eventi bellici. Si tratta di una questione datata dovuto ad ulteriori segni di cedimento e in vista delle piene autunnali del fiume Brenta. Il Ponte era in fase di restauro ma diatribe contrattuali hanno portato al blocco dei lavori e all’esclusione dal cantiere della ditta che li stava eseguendo. Ora Poletto lancia i lavori di “somma urgenza” ed è pronto a stanziare 325mila euro per fare dei lavori di consolidamento anche se dallo stesso comune emergono perplessità perché i tempi sono ristretti prima dell’arrivo della stagione delle piogge […]»[2].
Due mesi dopo, a polemica scoppiata e lavori in corso, il bravo giornalista locale Alessandro Tich, scrisse un ineccepibile articolo[3], corredato dalle foto che seguono e da un disegno del progetto esecutivo elaborato dall’ing. Gianmaria De Stavola[4], in cui si leggeva:
«Il sindaco, informando che “i sensori che misurano i movimenti orizzontali, quindi la pressione dell’acqua sul Ponte, non hanno segnalato alcunché”, affermava che “possiamo essere soddisfatti dei lavori di messa in sicurezza che sono stati avviati, pur non completati”. Teoria ribadita anche sul quotidiano locale: “Oltre a sostenere in maniera maggiore il monumento, le putrelle sono servite come “barriere” ai colpi dei tronchi.”
E allora, egregi lettori, dove sta il problema? Sta nel fatto che nel corso dell’ultima brentana i lavori di somma urgenza, proprio perché ancora in fase di realizzazione, non sostenevano alcunché. E non serve essere ingegneri per capirlo, basta essere provvisti di una minima dose, necessaria e sufficiente, di logica elementare».
L’accusa di Tich, più che condivisibile, andrebbe vista anche nell’ottica del fatto che, se questo Paese si ricordasse di rispettare le normative e, soprattutto, i monumenti, si ricorderebbe che una sentenza del Consiglio di Stato datata 2014 affermi che: “Gli interventi sugli immobili di interesse storico-artistico restano di esclusiva competenza degli architetti“[5] (possibilmente quelli che hanno fatto appositi studi di restauro n.d.r.), ovvero di coloro i quali possiedono una formazione ed una conoscenza della storia che, nelle facoltà di ingegneria, per ragioni di piani di studio manca! La norma prevede infatti che gli ingegneri possano figurare come consulenti, ma non di certo progettisti di un intervento che, data la loro formazione prettamente tecnico-scientifica, potrebbe portare al deturpamento dell’opera … per intenderci, senza voler offendere nessuno, un po’ come il conte Tacchia che metteva le zeppe di legno per bloccare i mobili traballanti … fregandosene dell’estetica!
Se mai un consolidamento – l’ennesimo intervento – sul Ponte Palladiano fosse dunque stato necessario, probabilmente si sarebbe dovuto predisporre un progetto rispettoso e ben ponderato, piuttosto che far elaborare e mettere in atto una struttura orripilante e posticcia, figlia della fretta e della confusione di competenze!
Se mai si fossero dovute mutare le strutture lignee, le stesse avrebbero potuto/dovuto sostituirsi con lo stesso criterio che ha portato il ponte a passare (quasi) indenne gli ultimi 5 secoli di vita! Volendomi spingere più in là, probabilmente destando l’ira funesta di colleghi più o meno fondamentalisti, avrei potuto accettare un intervento di sostituzione di alcune porzioni lignee con elementi in metallo, “purché non riconoscibili”, così come perfino il teorico del cosiddetto “restauro in stile”, Viollet-Le-Duc, riconosceva possibile e, effettivamente faceva!
Credo che questo scempio, che va di pari passo con quello già da me denunciato qualche giorno fa, e che vede i ponti di Carrara a rischio demolizione[6], debba essere lo spunto per aprire un dibattito serio e libero da pregiudizi di natura ideologica da parte degli “esperti” o presunti tali!
La burocrazia, la modifica – spesso illogica – delle norme di sicurezza, il “terrorismo statico/sismico” messo in atto per giustificare interventi di sostituzione edilizia grazie ai “Piani di Rigenerazione Urbana” folli come quello della Regione Lazio, ecc., non possono e non devono infatti, con un colpo di spugna, poter cancellare l’identità di un luogo! Viviamo in un’epoca dove l’idiozia dei burocrati sta gradualmente compromettendo il nostro patrimonio (le professioni ormai sono andate!), ed è giunta l’ora di mettere fine a questa follia!
Nel caso specifico, come in quello di Carrara inoltre, si guarda stupidamente al problema in limitatamente al rischio dei piloni del ponte, piuttosto che risolvere a monte le ragioni delle alluvioni che mettono a rischio non solo il Ponte ma un intero territorio. Ragioni che dovrebbero essere affrontate e risolte a partire dalle politiche agroforestali e geologiche, sempre più sottovalutate dai nostri politici … perché ce lo chiede l’Europa!
È importante quindi che il mese scorso l’onorevole Rampelli, accogliendo il grido di aiuto per salvare il Ponte bassanese dall’intervento di trasformazione in corso, abbia comunicato di voler presentare un’interrogazione parlamentare al Ministro Bonisoli[7] affinché prenda posizione, onorando il suo ruolo di Ministro dei Beni Culturali e salvando il monumento dalle grinfie di chi non ne comprenda fino in fondo il suo valore storico.
Lungi
dal voler dare una connotazione politica a questa assurda vicenda, cosa che
finirebbe col far passare in secondo piano un problema ben più serio, mi auguro
che il Ministro faccia davvero il suo dovere, esprimendo pubblicamente il suo
pensiero su questo caso specifico e sui tanti altri che stanno mettendo a
rischio il nostro patrimonio si badi, non solo per ragioni di incuria, bensì di
ignoranza, presunzione e autocelebrazionismo di progettisti sempre più convinti
che la propria firma scarabocchiata sul monumento risulti più importante del monumento
stesso[8], nonché
dall’idiozia di politici dissennati che credono di poter perpetuare il proprio
nome per aver promosso qualche progetto di un’archistar nel proprio Comune!
[1] https://www.tgcom24.mediaset.it/spettacolo/articoli/1017728/il-veneto-vuole-boicottare-abatantuono.shtml
[2] http://www.ansa.it/veneto/notizie/2018/09/16/ponte-di-bassano-a-rischio-crollo_60a774af-0658-4e78-bc94-0e89861f7af4.html
[3] https://www.bassanonet.it/news/27503-la_putrella_di_bassano.html
[4] http://www.tviweb.it/bassano-il-brenta-fa-paura-a-rischio-il-ponte-degli-alpini/
[5] https://www.edilportale.com/news/2014/01/professione/resta-agli-architetti-la-competenza-esclusiva-sugli-edifici-storici_37278_33.html
[6] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2019/04/10/aiutiamo-carrara-a-difendere-i-suoi-ponti-dalla-barbarie-di-amministratori-senza-cuore/
[7] https://agcult.it/a/7112/2019-03-28/ponte-di-bassano-rampelli-fdi-lo-stanno-distruggendo-la-sinistra-al-governo-peggio-degli-unni
[8] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2018/06/06/caro-ministro-bonisoli-intervenga-lei-sul-complesso-di-santagostino-a-modena/