In questi giorni ho ricevuto una richiesta di aiuto dalla Spezia per scongiurare l’abbattimento di un edificio di grande importanza storica che, dopo un periodo di abbandono e a seguito di un’asta, è pervenuto nelle mani di un assicuratore ed un costruttore intenzionati a demolirlo rimpiazzandolo con l’ennesimo edificio anonimo, figlio del proprio tempo, opportunamente presentato come “qualcosa di bello per la città”.
Alcuni giorni fa, infatti, i due nuovi proprietari hanno rivendicato i loro diritti, annunciando le proprie intenzioni: «Ci siamo aggiudicati lo stabile all’asta circa un anno fa – spiegano Bucchioni e Costa a CDS – con l’obiettivo di creare qualcosa di bello nel centro della città. Ci siamo rivolti all’architetto Caterina Pegazzano e abbiamo presentato la richiesta di autorizzazione alcuni mesi fa agli uffici comunali. Ora abbiamo l’ok al progetto e procederemo alla demolizione e alla ricostruzione totale dell’edificio. Ricaveremo sette mini appartamenti da mettere in affitto per brevi periodi, in ossequio alla vocazione turistica della città. L’operazione sarà molto onerosa, ma siamo decisi ad andare sino in fondo[1]».
Verrebbe da far riflettere gli autori di queste affermazioni sul fatto che, se La Spezia possiede una “vocazione turistica”, essa non è di certo legata alle sue “bellezze” post belliche, né di certo alla nuovissima ambientazione “griffata” di Piazza Verdi – dittatorialmente imposta contro il volere della stragrande maggioranza dei cittadini – dove i ridicoli telai colorati di Buren e una serie di “barriere architettoniche spezza caviglie” hanno sostituito dei meravigliosi pini, modificando per sempre il cuore della città! Se La Spezia possiede una vocazione turistica infatti, lo deve alle sue testimonianze storiche sopravvissute alla violenza delle bombe … ed all’ignoranza della speculazione.
Il centro storico cittadino è già stato oggetto di violenze urbanistico-architettoniche, che hanno introdotto dei manufatti lontani anni luce dal senso del bello e del bene comune, stravolgendo i luoghi identitari della collettività. Si pensi per esempio alla costruzione del nuovo orripilante mercato, degno delle peggiori realizzazioni parigine degli anni ’80, che nulla ha a che fare con la coerenza linguistica ed il carattere di quel luogo prima di questa barbarie!
E allora, senza dovermi dilungare in altre riflessioni, prima di lasciare spazio alla lettera inviata al sindaco, al ministro dei Beni Culturali ed al vice ministro da parte di diverse associazioni di cittadini, invito ancora a riflettere sul senso di quella sbandierata “vocazione turistica”.
Cosa ne sarà della Spezia quando il suo tessuto storico verrà gradualmente sostituito da edifici decontestualizzati che nulla hanno a che fare col carattere identitario della città? Chi mai potrà più essere interessato a viaggiare verso questa meta, se il suo centro storico e la sua edilizia non avranno più nulla di diverso dalla becera edilizia contemporanea prodotta da architetti troppo interessati a celebrare se stessi, più che rispettare i luoghi e la gente?
Chi è causa del suo mal pianga se stesso!
Quello che segue è il testo che ho ricevuto e che invito a divulgare, perché il problema in oggetto è lo stesso che sta investendo tutto il territorio nazionale, grazie a leggi infami scritte sotto dettatura degli speculatori che, con la scusa della cosiddetta “rigenerazione urbana e sicurezza antisismica” stanno minacciando tutta la nostra edilizia storica perché, in fondo, l’unico vero interesse degli speculatori è quello di mettere le mani su zone più appetibili per il mercato immobiliare!
Lettera al Sindaco della Spezia
Al Sindaco della Spezia, dott. Pierluigi Peracchini noi cittadini, storici e operatori del settore Beni Culturali le rivolgiamo un appello affinché l’edificio di origine medievale di via Biassa n°93 non venga demolito o ne vengano almeno preservate le evidenti testimonianze di epoca medievale.
Noi tutti, avendo appreso dalla stampa locale che l’edificio sarebbe di imminente demolizione, facciamo presente che la città della Spezia, già purtroppo pesantemente colpita dai bombardamenti dell’ultima guerra, possiede ormai poche emergenze storiche che testimoniano la sua antichità, tra cui senz’altro questa, da tutelare con restauro conservativo e non da demolire.
L’obbligo di tale tutela risale al piano di ricostruzione del dopoguerra che, con la legge nazionale 457/78, recepita nel P.R.G. del Comune della Spezia nel 1979, ha imposto fino ad oggi la conservazione e la tutela degli edifici storici in centro città.
Il Palazzo in questione, che nel recente ultimo Puc è classificato come “edificio di valore storico e documentario” è uno dei pochi rimasti del nucleo più antico del centro storico ed è parte di un’antica schiera medievale trasformata in Palazzo signorile nel ‘600. Esso è appartenuto al Magnifico Carlo Biassa, membro di una delle più importanti famiglie nobili della Spezia.
La Contrada Biassa (oggi via Biassa) era infatti, come si evince dalla trascrizione della Caratata del 1646, una delle zone più antiche e di pregio della città. Nella facciata dell’edificio sono visibili al piano terra e al primo piano i resti di un portale e alcune pietre ben squadrate (con feritoia) di epoca medievale, oltre a un bell’arco in mattoni. Tutte emergenze che potrebbero essere agevolmente salvaguardate e mantenute, salvandole dalla demolizione; se si vuole mantenere un edificio testimoniale esistono oggi tecniche che consentono di farlo.
L’opera di salvaguardia che chiediamo appare pertanto come un atto di rispetto nei confronti della storia della Spezia e dei suoi cittadini.
Stelvio
Astegiano, comandante; Luisa Cascarini, archeologa, Istituto Internazionale
Studi Liguri – sez. Lunense; Franca Coppelli; Maria Grazia Datteri,
restauratrice; Marco Del Soldato, Ispettore Onorario della Soprintendenza
ligure; Piero Donati, già Funzionario Soprintendenza ligure; Anna Maria
Fantecchi; Irene Giacché, editore; Paola La Ferla, Università di Parma; Paola
Orsolon, restauratrice; Teresa Passaro, bibliotecaria, segretaria Istituto
Internazionale Studi Liguri – sez. Lunense; Paola Polito, già Lektor Università
di Copenaghen; Gino Ragnetti, giornalista; Diego Savani, storico dell’arte e
guida turistica; Eliana M. Vecchi, medievista, Presidente Istituto
Internazionale Studi Liguri – Sez. Lunense; Roberto Venturini, architetto;
L’Associazione Italia Nostra, La Spezia; Barbara Blasi, Luigi di Bernardino,
Maria Mannocci del Comitato Centro Storico; Marcella Ariodante, Massimo
Baldino, Claudia Bertanza, Angelo Cretella, Sandra Ferrazzano, Luigi Tartaglione
del Comitato Piazza Verdi[2]
[1] http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Attualita/Via-Biassa-palazzo-verso-la-demolizione-Sorgeranno-sette-alloggi-per-turisti-283792.aspx
[2] http://www.cittadellaspezia.com/mobile/La-Spezia/Attualita/Via-Biassa-palazzo-verso-la-demolizione-Sorgeranno-sette-alloggi-per-turisti-283792.aspx?fbclid=IwAR1-gwczI4jIkx_QR0UkRkbrLquQseAvMqAJCMicCphL9UdEVP2_mOGfcSc
Certo viene da chiedersi, prima di che fine abbiano fatto i conservatori del bene del bello e dell’interesse pubblico e del suo sviluppo, che fine abbiano mai fatto gli architetti. Penso con affetto e compassione a coloro fra essi, che sbraitavano negli anni ‘80 e ‘90 e che poi si sono gentilmente accomodati a progettare qualche grattacielino qua e là, qualche scatolone sbilenco dove capita, senza andare per il sottile…business is business si sa e poi e poi e poi…ah…si, una città unica da Torino a Venezia, perché il progresso non si può fermare e “piatto ricco mi ci ficco”.
Ma così va il mondo, e non l’ho inventato io anzi, non sono mai stato d’accordo !
Grazie, professor Mazzola.
Claudia Bertanza, La Spezia
faccio quello che posso, spero che questa battaglia vada a buon fine!
Cordiali saluti
Ettore