Ricevo e pubblico con piacere questo testo dell’architetto Luciano Belli Laura, alquanto indignato per l’ostinazione con la quale si stia facendo credere che, nonostante tutto quello che è emerso a chiarimento dell’infinita serie di irregolarità che ruotano intorno al progetto per lo stadio “della” AS Roma a Tor di Valle, la cosa possa ancora farsi!
Intanto, mentre il “Governatore-Ercolino-sempre-in-Piedi” continua ad essere ritenuto estraneo a qualsivoglia responsabilità – sebbene basterebbe rendersi conto del ruolo della Regione nell’iter svolto finora e in quello, indispensabile, che dovrebbe svolgere per portare a conclusione questa storiaccia – i DEM, dimentichi di chi abbia e quando dato avvio e pilotato questa bruttissima faccenda, hanno organizzato un dibattito pubblico intitolato Tor di Valle “Lo stato delle cose” … sicché vien da chiedersi se davvero ci si trovi davanti ad un reale interesse per la città o se, molto più verosimilmente, ci si trovi al cospetto dell’ennesimo tentativo politico di fare le scarpe a qualcuno!
Comunque stiano le cose, negli ultimi giorni abbiamo assistito a dichiarazioni ai confini della realtà da parte di politici e giornalisti, sicché appare più che legittimo, da parte dell’arch. Belli Laura, sempre attento dalla lontana Biella a seguire le vicende romane legate a Tor di Valle, porsi, metaforicamente, diverse domande che meriterebbero una risposta definitiva.
È solo un gioco e non un fuoco? (arch. Luciano Belli Laura)
Fare le opere d’urbanizzazione prima d’ogni opera privata sarebbe lapalissiano fin dal 1967, con la “Legge Ponte”. Asserirlo oggi a proposito delle opere pubbliche da farsi prima dello stadio per la A.S. Roma a Tor di Valle, pare solo un “gioco”, per rinviare ulteriormente ogni decisione, e non un “fuoco”, per annullare ciò che ora farebbe cantare “che disperazione nasce da una distrazione …”, non solo Lucio Battisti.
Ed infatti, sarebbe disperante constatare che la decisione di ridurre le volumetrie per il business park oltre lo stadio, tagliando alcune opere d’urbanizzazione indispensabili per considerare di “interesse pubblico” la proposta del privato, nacque dalla distrazione che potesse ritenersi pure e, pertanto, sostanzialmente di “pubblica utilità” il “progetto adeguato” all’accordo per “UnoStadioFattoBene” che solo ora, ad alcuni del M5s, non pare neanche un “tuffo dove l’acqua è più blu …”, giacché la realizzazione dell’accordo tra Baldissoni, Parnasi e Raggi, necessitava sia di valutazione della Regione Lazio – in quanto Amministrazione procedente sul “progetto” – sia d’approvazione presso Roma Capitale di “Variante al P.R.G.”, dato che il vigente Strumento Urbanistico consente di realizzare a Tor di Valle solo la metà di quanto voluto dal Proponente privato, finito in galera per presunta corruzione di chi decideva sia a livello regionale che a quello comunale.
Così, in Regione, prima venne “bocciato” il progetto prevedente opere d’urbanizzazione adeguate ad opere private dette di compensazione benché comportanti il triplo di quanto consentito dal P.R.G., permettendo comunque al Privato-proponente (e forse corruttore) di presentare, in tempi extra lege adatti a cambiare progetto, osservazioni al “preavviso di diniego”, indi, al nuovo cavallo in corsa, venne successivamente dato “assenso con prescrizioni” … assai numerose e giammai ottemperabili.
Cioè, un “assenso” che per il Consiglio di Stato equivale a “diniego” alla realizzazione delle opere quando, il 5 dicembre 2017, per non “bocciare” il nuovo progetto o ronzino in corsa, i Rappresentanti Unici di Stato, Regione, Città Metropolitana e Comune, riuniti in Conferenza di Servizi decisoria regionale, votarono a maggioranza e, quindi, extra lege (poiché in Conferenza di Servizi non si decide con il voto), la proposta del Presidente prevedente di:
- approvare il progetto così come integrato e modificato con le prescrizioni, osservazioni e raccomandazioni espresse nei Pareri dei vari Enti ed Amministrazioni partecipanti alla Conferenza di Servizi decisoria regionale;
- adottare la variante al PRG ai sensi del comma 2-bis, art. 62, del Decreto 50/2017, convertito in Legge 96/2017;
- approvare l’iter procedurale prevedente la sottoscrizione della “Convenzione”, prima della approvazione definitiva del progetto che, vien ribadito più volte, potrebbe esserci solo con delibera della Giunta regionale.
Dal “verbale“ dell’ultima riunione della Conferenza di Servizi[1], s’evince infatti che l’ing. Fabio Pacciani, in qualità di RUC (Rappresentante Unico Comune), condividendo le preoccupazioni espresse dai rappresentanti del Proponente, non votò l’iter procedurale, proposto dal Presidente con la motivazione seguente: “La sottoscrizione della Convenzione è a garanzia e tutela della buona riuscita del progetto. Quindi la Regione Lazio non fa un atto che ha valore di permesso a costruire se non è completo di tutto, per cui si procede con la votazione e chi è contrario lo dichiara, a meno che non venga suggerita un’altra procedura”. E così, i Rappresentanti Unici di Stato, Regione, Città Metropolitana, disposero che i nodi venissero al pettine quando tra Comune e Privato si giungesse a scrivere la suddetta “Convenzione”.
Vale a dire nel documento che, non essendo connaturato con quanto nei Piani Esecutivi si conviene tra Pubblica Amministrazione e Privato, non ha alcuna attinenza con la definizione della “Variante al PRG”; convenzione tuttavia che, essendo a garanzia della buona riuscita del “progetto”, sarebbe possibile sottoscrivere soltanto una volta che il “progetto” risulti esser stato effettivamente approvato … come sarebbe logico, se il progetto fosse approvabile con “assenso” pieno dall’Amministrazione procedente sul “progetto”.
Diversamente però, risulta aleatorio pretendere che le modalità d’esecuzione delle opere vengano sottoscritte tra Privato ed Amministrazione procedente solo sulla “Variante al PRG” e prima che le stesse risultino definitivamente approvate in Regione! … Sarebbe come se, al primo ritardo mestruale, si vedesse la cicogna in volo e si fissasse la data del battesimo (scegliendo fiori, nastro e confetti), ancor prima d’aver fatto un’ecografia che confermi la gravidanza e, nel caso, stabilisca se il nascituro sarà maschio o femmina.
In pratica oggi stiamo assistendo ad una discussione, tra Pubblica Amministrazione e Privato, di ciò che, per disattenzione, non venne adeguatamente considerato allorquando il Rappresentante Unico del Comune di Roma Capitale suggerì in Conferenza di Servizi una procedura diversa – magari condivisa da altri Rappresentanti Unici – giacché la Conferenza di Servizi decide in base alla posizione prevalente, che non è quella che raccoglie più voti ma quella che qualitativamente risulta meglio adeguata, anche al fine di prevenire atteggiamenti e pretese del Proponente-privato … che di buon grado ha accettato la riduzione di volumetria o di S.U.L. di compensazione, solo al fine di ridurre le opere d’urbanizzazione a suo carico e che, pertanto, ora non vuole né ridiscuterle né accollarsene i costi ed i tempi di realizzazione.
Viene quindi da sorridere ascoltando la Sindaca lanciare proclami del tipo: «Basta chiacchiere. Il mio unico interesse è che la As Roma mantenga gli impegni presi con la città: prima le opere pubbliche per i cittadini, poi il campo di calcio. Mi auguro che domani la Roma porti una proposta definitiva e concreta[2]». La A.S. Roma, infatti, non ha preso alcun impegno diverso da quello del proponente finito ar gabbio per presunta corruzione, sicché “una ragione non c’è” … per scordare come e quanto abbia coinvolto i De Vito, i Lanzalone, i Prosperetti, ecc.! Ovvero i decisori coinvolti a vario titolo nel gioco, che un giornalista de “il Tempo”, lo scorso 5 giugno sul suo blog[3], ha considerato “un gioco davvero sporco” ordito dal Comune per poi, il giorno successivo, sul cartaceo firmato dal nuovo direttore[4], ritenerlo semplicemente finalizzato da parte della A.S. Roma, a “far ragionare la Raggi”, Sindaco di Roma Capitale.
Ed allora, considerando che in
questo gioco –
protrattosi nonostante tutto sine die – non risulti affatto chiaro chi
abbia preso il posto dei vari personaggi (indagati, finiti ai domiciliari,
arrestati e perfino patteggianti con ammissione di colpa), servirebbe veramente
un chiarimento atto a far comprendere come mai il 6 giugno, dalle pagine di “ilfoglio.it”, l’arch. Donatella Iorio,
Presidente della Commissione Urbanistica in Campidoglio, possa aver dichiarato:
«Se il proponente fa quanto stabilito in conferenza dei servizi, e dunque le
opere pubbliche prima dell’apertura dello stadio, allora non avremo problemi
a votare variante e convenzione[5]».
[1] http://www.regione.lazio.it/rl/trasparenzastadio/wp-content/uploads/sites/7/Verbale-seduta-CDS-5_12_2017_conclusiva.pdf
[2] https://www.ilfoglio.it/roma-capoccia/2019/06/06/news/lo-stadio-della-roma-si-fa-di-sicuro-anzi-no-259035
[3] http://fmmagliaro.blogspot.com/2019/06/stadio-il-gioco-sporco-del-campidoglio.html
[4] http://fmmagliaro.blogspot.com/2019/06/stadio-la-roma-prova-far-ragionare-la.html
[5] https://www.ilfoglio.it/roma-capoccia/2019/06/06/news/lo-stadio-della-roma-si-fa-di-sicuro-anzi-no-259035/
Beh, se loro non hanno problemi stamo tutti più sereni !
Dopo gli ultimi generali accadimenti in cui è stata evocata, tra l’altro, la “romanità “ della nostra squadra e dunque anche in qualche misura della società che la “possiede”, viene spontaneo pensare al rispetto per la città che “ospita” ambedue. Il luogo dove quella presunta connotazione è nata e si è sviluppata e forse anche involuta. Una specie di genius loci, per così dire e per chi ci crede. In architettura esiste, ma non è un’astrazIone bensì il prodotto d’innumerevoli condizioni storiche che l’hanno determinato. Non riesco comunque a vedere la proprietà di una società di calcio disgiunta dall’amore e l’attaccamento per la città che le da il nome. Ho visto tifosi napoletani, americani di seconda generazione, essere tifosi sfegatati del Napoli. Anche qualche tifoso della Roma, perché Roma è Roma anche a New York e non bisogna necessariamente essere emigrati, basta il nome. L’amore poi è cieco.