Rigenerazione Urbana – facciamola finita con le prese per i fondelli!
Un articolo di Roberta Petronio pubblicato sul Corriere della Sera del 9 settembre 2019 titolava: La Sfida dal Laurentino 38: Architetti e creativi, i protagonisti della «rigenerazione urbana[1]». Il testo, tipicamente propagandistico del modo ipocrita di approcciare il problema del miglioramento delle condizioni ambientali delle periferie, informava: “nei primi giorni di settembre, partiranno i 17 progetti vincitori della seconda edizione di Creative Living Lab, premio organizzato dal Mibac, e presto ne vedremo gli effetti sul territorio”.
L’articolo spiegava che, UDITE, UDITE: «L’idea guida punta sulla valorizzazione delle portinerie dei condomini. Nel progetto hanno unito forze e competenze dagli architetti del collettivo Orizzontale alla compagnia teatrale fondata dal regista e autore Renato Cuocolo con Roberta Bosetti, attrice e drammaturga. L’esperienza di progettazione partecipata coinvolge, insieme agli stessi cittadini, la curatrice di eventi culturali Gaia Morrione e il paesaggista Nicolò Bassetti, l’«esploratore urbano» che ha percorso il Grande Raccordo Anulare a piedi raccontando poi l’esperienza nel libro “Sacro romano GRA”»
Possiamo quindi rallegrarci del fatto che, con un intervento del genere, finalmente verrà migliorata la vita dei residenti dell’immondo Laurentino 38 … vale a dire di quel luogo criminogeno e deleterio – sotto ogni aspetto – nel quale avrebbero dovuto esser condannati a vivere il progettista, i responsabili politici che lo consentirono e tutti i docenti cialtroni che, per anni, hanno insegnato agli studenti, che quel tipo di progettazione fosse cosa buona e giusta!
Ebbene, dopo che un caro amico aveva postato sulla pagina FB “SOS Patrimonio Storico di Roma” la notizia[2], lasciando percepire tutte le sue perplessità, avevo causticamente commentato:
«Cialtronate retoriche che nulla portano ai residenti … ma tanto portano agli ipocriti promotori ed esecutori radical-chic. Vergogna!»
A seguire, un rappresentante del CNR, nonché sindacalista della CGIL, dal nome altisonante per chi conosca i “mostri sacri” dell’architettura italiana, piccato dalle nostre perplessità, ha commentato:
«Non è la sola iniziativa; l’idea di rigenerazione urbana non è fatta solo di mattoni e cemento, altrimenti saremo daccapo»
Ebbene, a lui ed a tutti coloro i quali risultano convinti che delle iniziative pseudoculturali, degli immondi murales[3] e dei concorsi cialtroni decisi a priori come quello del Corviale possano “Rigenerare” le periferie, mando questo messaggio:
La rigenerazione urbana, termine ampiamente abusato[4], passa solo ed esclusivamente per la revisione totale di ciò che non funziona, sì da poter dare delle condizioni socio-urbanistico-economico-ambientali migliori agli individui che vi risiedono. Qualsiasi altra manifestazione pseudo-culturale, spesso e volentieri sovvenzionata dallo Stato, serve solo a far guadagnare soldi a qualcuno, non cambiando di una virgola le condizioni abitative ed ambientali dei residenti, ragion per cui è ora di farla finita con cialtronate e prese per i fondelli nei confronti degli individui, utilizzati come cavie umane per testare le pippe mentali dei cialtro-architetti ideologicamente compromessi.
All’estero, per esempio a Le-Plessis-Robinson nella periferia di Parigi[5], è stato ampiamente dimostrato come possa operarsi una sostituzione, graduale e radicale, di un quartiere socialmente deleterio, con un quartiere a dimensione umana, con un mix sociale e funzionale perfetto!
Da noi invece, finché ci saranno docenti e professionisti incapaci di ammettere di aver fallito miseramente[6], mettendo la propria ideologia cialtrona al centro delle progettazioni, dove ovviamente dovevano vivere gli altri e non loro, non andremo da nessuna parte.
So che è come sparare sulla Croce Rossa, ma non posso evitare di ricordare quella che fu l’imbarazzante intervista di Vittorio Gregotti a “Le Iene[7]“. Una intervista in cui l’autore dell’ecomostro palermitano, che all’epoca della costruzione aveva dichiarato che il progetto «materializzasse l’idea che la città storica, espressione delle classi sociali che avevano dominato e oppresso la società umana, doveva essere abbandonata ai suoi fondatori, mentre alle classi sociali popolari in ascensione sarebbero stati destinati i nuovi quartieri costruiti in periferia che, aggregandosi, avrebbero finito col generare la Nuova Gerusalemme: la città della società senza classi, libera, giusta e fraterna», finì col definire lo ZEN un luogo meraviglioso, impossibile da fare più bello e, alla domanda se ci avrebbe voluto vivere rispose di fare l’architetto e non il proletario!
Per quanto mi riguarda, ritengo che tutti i progettisti e docenti (indecenti) i quali, a partire dagli anni ’60 – ’70, hanno devastato le nostre città e territorio e lobotomizzato le giovani leve dalle proprie cattedre, andrebbero condannati a pagare in solido il danno compiuto.
Detto questo, ai protezionisti degli ecomostri che vedono la demolizione e sostituzione come errate perché bisognerebbe “recuperare gli edifici di periferia e non fare colate di cemento”, ricordo che, se si operasse in maniera corretta (descritta nei miei testi “La Città Sostenibile è Possibile” e “Noi per lo ZEN“), seguendo la lezione dello splendido sistema gestionale dell’ICP, Unione Edilizia Nazionale e Comitato Edilizio Centrale[8] (azzerato dal fascismo), non solo potremmo migliorare le città e il territorio, ma potremmo rimettere in moto l’economia nazionale, risanando i conti pubblici, come all’epoca in cui, grazie a quel sistema, si risanarono i conti del Campidoglio e si creò ricchezza, pubblica e privata, risolvendo altresì il problema della disoccupazione dei “nuovi” romani, immigrati da tutta Italia.
Quei libri e i progetti di rigenerazione per il Corviale e lo ZEN mi hanno fruttato grandi premi e riconoscimenti internazionali … mentre in Italia, l’idiozia e l’arretratezza mentale di chi – per ragioni ideologiche – preferisce vivere con la testa sotto la sabbia, hanno fatto sì che, a 10 anni dalla loro stesura, vengano ancora ritenuti un tabu.
La neo ministra De Micheli ha annunciato di voler puntare sulla “Rigenerazione Urbana[9]”, non possiamo che rallegrarcene … ma, allo stesso tempo, dati i trascorsi e date le altre dichiarazioni, non possiamo non spaventarci al solo pensiero che la “Rigenerazione” che intende possa essere quella proposta dalla Legge sulla Rigenerazione Urbana della Regione Lazio[10] targata Zingaretti, suo compagno di partito. Alla Ministra suggerisco quindi di leggere attentamente un paio di libri nei quali ho descritto i criteri virtuosi dei primi del Novecento, spiegando come oggi, senza dover inventare nulla di nuovo, potremmo intervenire per migliorare le nostre città e la nostra economia, senza sperperare denaro in idiozie pseudo rigeneranti come quelle del Creative Living Lab, né generare ecomostri!
[1] https://roma.corriere.it/notizie/diario-romano/19_settembre_09/architetti-creativi-protagonisti-rigenerazione-urbana-82bd9bc0-d322-11e9-b7e8-6cf2f2f7881d.shtml
[2] https://www.facebook.com/groups/roma.sos.patrimonio.storico/2647124675318685/?comment_id=2647615488602937&reply_comment_id=2647949401902879¬if_id=1568109022029003¬if_t=group_comment
[3] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2018/07/15/street-art-e-rigenerazione-urbana-una-scomoda-verita/
[4] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2018/07/02/rigenerazione-urbana-sostenibilita-diffidare-dei-mistificatori-della-realta/
[5] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2018/01/23/le-plessis-robinson-quando-la-rigenerazione-urbana-quella-vera-paga-il-driehaus-prize-2018-a-marc-e-nada-breitman/
[6] http://regola.blogspot.com/2012/04/toglietemi-tutto-ma-non-il-corviale.html
[7] https://www.iene.mediaset.it/video/lucci-l-architettura-dello-zen_63871.shtml?fbclid=IwAR0LTdzHKDM4sx2vTvLF9eMTHsLlJc5kB_QXCq95lvulJU6IObY0qanAkLY
[8] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/08/01/il-quartiere-testaccio-di-roma-e-la-politica-dellicp-agli-albori-della-sua-esistenza-un-importante-precedente-da-cui-imparare/
[9] https://www.partitodemocratico.it/infrastrutture/intervista-de-micheli-ora-basta-con-no-politici-sui-cantieri/
Siamo alle solite: si pretende di far curare la malattia a quegli stessi che l’hanno provocata, e che ora si degnano di riconoscere che era ed è una malattia e non l’alba di nuovo mondo buono e giusto.
Purtroppo il vergognoso voltafaccia di certa gente, cui abbiamo assistito in questi giorni, mi persuade che il popolo italiano non conta nulla e, per questi signori, non deve avere il diritto di esprimere la propria opinione, se questa non cincide con quella degli illuminati membri della casta, anzi della cosca, sempre al potere, ieri, oggi e domani……
ottima osservazione Claudio!
Da architetto, ma non urbanista eccettuata una breve esperienza didattica, nell’insieme condivido pressoché tutto.
Purtroppo per fare dei mutamenti deve cadere un ponte e forse nemmeno così è assicurato che ci sarannoi.
il “forse” ci sta tutto, visto che il crollo del viadotto Morandi non è servito a capire che le strade non possano volare sulle teste della gente!
Nella prima parte soprattutto, si conferma che non solo l’economia può cambiare il mondo, ma che un modello economico, nelle sue molteplici articolazioni, anche culturali e didattiche, forma e deforma o riforma la città e il territorio. Il resto segue…
..e questo accade perché, nel mondo materiale, per fare le cose servono le risorse, le quali hanno a che fare principalmente, in alcuni casi esclusivamente, con l’ECONOMIA. E’ stato il modello economico neo-liberista a divorarsi il suolo, l’aria, l’acqua del nostro pianeta. Cos’altro sennò ? Venezia da cosa è minacciata oggi se non dall’attuale interpretazione del profitto in ambito turistico, per esempio ? E dall’incapacità-impossibilità di norme regolatrici dell’interesse privato volto all’accumulazione di capitale. Fu lo stesso col MOSE, ma lì la vacca da mungere non era il turismo selvaggio, bensì il finanziamento pubblico per un’opera fintamente pubblica che ha ingrassato un manipolo di criminali col consenso dei partiti allora al governo (della città e della nazione). Non so se basta…ma non basta mai !
esattissimo!
Grazie. E, visto che non basta mai (come disse una volta Carmelo Bene scolandosi un boccione di vino da 5 litri, non da solo ma quasi), scendendo di scala e osservando le differenze tipologiche fra le quattro tesi speculari di Corviale e ZEN, di cui due reali e due immaginarie, viene da concludere che le prime siano il frutto malsano di una scelta progettuale stritolata fra i vincoli economici, modo di produzione (del prefabbricato industriale cementizio), apparato teorico-ideologico e mangiatoia partitico-amministrativa consolidata. Se non è “sistema” questo, cosa lo è ?
Grazie per questo articolo.
grazie a te!