Piano Sanpietrini – prima di fare passi falsi, ascoltiamo anche gli esperti

Sanpietrini di Roma (foto di Valentina Cinelli pescata nella rete)

Negli ultimi mesi è stato un gran parlare di “Decoro Urbano” da parte del Comune di Roma, tuttavia molte delle proposte che abbiamo ascoltato sono apparse alquanto discutibili[1], se non addirittura penalizzanti per il decoro e, soprattutto, per la vitalità degli spazi urbani, da sempre accentratori di vita!

Per contro, a giugno scorso, era stata data la notizia dell’approvazione del Piano Sanpietrini[2] e, ad agosto, era stato dato l’annuncio dell’approvazione di primi lavori di quel Piano[3] … un qualcosa per cui gioire, dopo anni di abbandono e squallore delle nostre strade e piazze.

Impossibile non gioire, sapendo che il centro storico tornerà ad essere pavimentato con gli splendidi blocchetti che, concepiti per la prima volta a Roma nel 1585 al fine di agevolare il transito delle carrozze in Piazza San Pietro, sembravano ormai essere ovunque nel mondo, tranne che qui, dove la cialtronaggine e gli interessi delle “ditte di fiducia” per le manutenzioni stradali hanno, negli anni, gradualmente sostituito i “selci” con delle immonde colate di asfalto, spesso a chiazze!

Tuttavia, prima di gioire, occorre comprendere cosa significhi esattamente questo piano e come si intenda realmente metterlo in pratica … anche perché, nelle strade adiacenti il Colosseo, dove è in previsione il riposizionamento dei sanpietrini, subito dopo l’annuncio dell’avvio dei primi lavori del Piano, è stata eseguita l’asfaltatura.

Considerando la spesa sostenuta, è lecito chiedersi se realmente si intenda, un domani, posare i sanpietrini e, se sì, che senso abbia avuto asfaltare ora, visto che le superfici – per quanto esteticamente oscene – non necessitavano di un intervento di urgenza!

Incrocio tra via Ostilia e via Capo d’Africa: il tratto iniziale di via Capo d’Africa e l’intera Via Ostilia sono stati riasfaltati subito dopo l’annuncio del programma di ripavimentazione con sanpietrini … perché?

In tema di piani per i sanpietrini, del resto, non possiamo dimenticare il rischio occorso all’epoca della giunta Alemanno, quando l’assessore ai LL.PP. Maurizio Pucci intendeva “fare cassa” mettendo in vendita i sanpietrini romani ed affermando:

«I sanpietrini hanno un mercato fiorente, sia italiano sia internazionale. Li daremo alle imprese, sono un valore. […] Lo storico sampietrino, con tanto di targa e certificato di garanzia, è già presente in numerosi scaffali di alcuni negozi della Capitale e non solo. Con qualche decina di euro è possibile portarsi a casa un originale cubo in selce venduto come oggetto di design in versioni differenti, dalla lampada al salvadanaio. Il tutto con l’autorizzazione di Roma Capitale. […] la sutura tra un sanpietrino e l’altro produce polvere che crea inquinamento, danneggia i monumenti. […] Vogliamo mettere del catrame moderno, innovativo, miscelato con il pulviscolo di pneumatici usati, per avere maggiore aderenza, maggiore sicurezza per moto e motorini e una diminuzione significativa dell’inquinamento acustico[4]».

Va da sé che, quando la giunta Raggi tirato fuori l’idea di rimuovere i sanpietrini romani, dopo aver già fatto sparire, nel silenzio più assoluto, quelli dell’EUR per realizzare l’altro sogno proibito della giunta Alemanno – la Formula 1, oggi mascherata dalla finta sostenibilità della Formula E[5] – tutti i romani, me in primis, hanno temuto l’ennesimo “copia e incolla” del programma suburbano, promosso negli anni bui di Alemanno[6]!

Negli ultimi anni, sempre più spesso, mi è capitato di scrivere sull’argomento “decoro[7]”, ma anche su quello della “riqualificazione” e “rigenerazione”, non solo per ammonire contro l’uso indebito di certi termini, ma soprattutto per fornire suggerimenti tesi a migliorare realmente il decoro urbano della Capitale!

Quegli articoli, nei mesi scorsi, hanno portato diverse persone a scrivermi e/o telefonarmi, rallegrandosi di aver letto cose fuori dal comune.

Tra le persone che mi hanno contattato c’è stato anche un “mastro selciatore” romano, Andrea Golisano, il quale mi scritto il bellissimo messaggio che, con la sua autorizzazione, riporto di seguito:

«Salve architetto Mazzola le scrivo in relazione a un suo scritto, nel quale esponeva il proprio punto di vista all’amministrazione Raggi sulla problematica della pavimentazione in selci delle strade di Roma. Io mi chiamo Andrea Golisano e, dal 1983, lavoro come selciatore, altresì posatore di selci romani o cubetti nelle varie misure che li contraddistinguono.

Spero non sia di eccessivo disturbo il fatto che le scriva queste righe, ma penso che le sue considerazioni siano quanto di più centrato e pertinente mi sia accaduto di poter ascoltare, in questo caso leggere, penso forse dall’inizio del mio percorso lavorativo, fatta eccezione per le mie esperienze all’estero, oramai molto datate, e per quelle invece ancora attuali a Bolzano e nella sua provincia.

Per quel che riguarda la mia posizione, in quanto operaio, riaffermare nel corso degli anni, ovviamente qui a Roma dove con quasi tutte le imprese ho lavorato e anche nei maggiori cantieri, le regole base, logiche e fondamentali della posa, ha comportato ovviamente una sorta di allontanamento, in quanto le esigenze delle imprese unite alla cecità delle amministrazioni, non rappresentano di sicuro la base per un confronto dialettico.

Il punto è che il selcio, o il fratello minore sampietrino con cui a Roma generalizzando tutto si accumuna, non è proprietà del Comune né tantomeno delle imprese. Dispiace sostanzialmente che una specificità unica come quella del selcio romano che ha una sua modalità di posa che non è in nulla simile a cubetti anche in dimensione 12×12 utilizzata in alta Italia così come in tanti Paesi in Europa, sia oggi inevitabilmente costretta a percorrere una discesa caratterizzata da variazioni e modernismi che ne sanciranno la morte e forse anche la scomparsa …

Basti pensare all’utilizzo oramai sistematico che viene fatto del cemento in quantità industriale mischiato a sabbia il più possibile economica e scadente per il letto di posa a secco. Quanto di più deleterio per il selciato, quando poi lo si connubia con assoluta non considerazione della misura necessaria del fondo di posa, non professionale, ma quanti sanno che su 4 lati che ha il selcio romano solo 1 e a volte massimo 2 sono quelli giusti per il buon posizionamento? … E quante altre cose ancora oramai inosservate e oltretutto con un cottimo istituzionalizzato, il risultato, ad esempio la via 4 Novembre a Roma, sta lì impietoso a descrivere il tutto meglio di tanti discorsi?

Glielo scrivo perché io personalmente ho lavorato ad esempio nel rifacimento totale che fu fatto di via Nazionale una prima volta nel 1994 e poi l’ultima volta nel 2010: altri due scempi sulle spalle della popolazione, in quanto sostanzialmente è lei che li paga … Ma la responsabilità è del traffico pesante!

Il tema è tecnico e potrei aggiungere altre considerazioni storiche, pratiche e incontrovertibili oltre a quelle già di per sé lucide che lei ha esposto nel suo scritto, e poi ovviamente è anche politico in quanto ad ogni modo la responsabilità ultima spetta all’amministrazione.

Rimane il rammarico per un patrimonio in pietra che non è soltanto puro decoro estetico ma testimonianza viva di una storia che è fatta dagli uomini, dai loro rapporti, dai conflitti che ne scaturiscono e dalla relazione con l’ambiente che li circonda … mah!

Basti pensare che molte strade, molti selci hanno vissuto l’epopea risorgimentale, che so’ la Repubblica Romana, gli scontri del Vascello e quant’altro e forse allora si capirebbe che, anche loro meriterebbero, pur come pietra, quantomeno una briciola di attenzione, un minimo di accortezza.

Le invio volentieri qualche mio video di posa da cui si possono evincere, malgrado l’impegno le assicuro purtroppo sempre profuso, le incongruenze di una corretta posa dovute a quell’eccesso smisurato di cemento che oggi follemente è ritenuto l’attore fondamentale di tenuta della strada.

… Sperando non averla disturbata, ringraziandola per il pacato ma sentito contributo di analisi del suo scritto e confidando che un domani ci si possa magari scambiare considerazioni a quattr’occhi, mi permetto di lasciarle anche il mio recapito telefonico nel caso volesse approfondire lo specifico della tecnica di posa».

A quel messaggio risposi, ringraziando per il prezioso contributo e aggiungendo:

«Come non essere d’accordo con lei? Come non condividere il discorso sul cemento? … Il maledetto cemento è un male del quale sembra proprio che non ci si voglia liberare, per gli edifici come per le pavimentazioni in selci!

Le dirò di più, mi piacerebbe, se me lo consente, pubblicare sul mio blog il suo preziosissimo contributo, perché sono assolutamente convinto che certi argomenti debbano essere divulgati, specie se scritti come testimonianza diretta di un esperto della materia […].

Più volte, in passato, ho scritto della necessità, prima che si perdano definitivamente le maestranze, di creare dei cantieri scuola (magari usufruendo di fondi europei) dove i “mastri” insegnino ai giovani tutti i segreti del buon costruire, dal modo di costruire gli edifici a quello di realizzare le strade, le piazze, ecc.».

Eccomi quindi qui, a mantenere la promessa fatta di pubblicare lo scritto di questo “maestro”, nella speranza che lo stesso possa aiutare ad evitare inutili errori e ulteriori sprechi.

Roma merita pavimentazioni degne del suo glorioso passato, pavimentazioni che, per poter essere realizzate, richiedono innanzitutto delle persone che conoscano il mestiere.


[1] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2019/08/10/roma-decoro-urbano-e-politiche-indecorose/

[2] https://www.romatoday.it/politica/piano-sampietrini-roma.html

[3] https://www.ilmessaggero.it/roma/news/sampietrini_via_nazionale-4694778.html

[4] https://www.simmetria.org/sezione-articoli/articoli-alfabetico/89-editoriali/874-decoro-urbano-questo-sconosciuto-di-emmazzola-editoriale-n49

[5] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2019/04/03/2-edizione-delle-prix-a-roma-la-mistificazione-della-sostenibilita-continua/

[6] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2018/06/29/cara-sindaca-raggi-lasci-stare-i-sanpietrini-di-roma/

[7] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2018/11/11/migliorare-i-marciapiedi-di-roma-forse-sarebbe-possibile-se/

Un pensiero su “Piano Sanpietrini – prima di fare passi falsi, ascoltiamo anche gli esperti

  1. Mastro selciatore ma lo nominerei “ad onorem” anche mastro relatore, vista la prosa fluida e serenamente descrittiva del suo messaggio. Che grandi artigiani circolano ancora pe’ ‘sti lidi !!

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