Il 6 aprile, in pieno lockdown, INVITALIA annunciava “Sisma, al via la gara per progettare il restauro della Basilica di Norcia – Scade il 26 maggio 2020 l’appalto da oltre mezzo milione di euro[1]”.
Con grande piacere, pochi giorni dopo quell’annuncio, ho ricevuto l’invito di un gruppo di colleghi nel quale mi si chiedeva di partecipare al concorso e far loro da capogruppo. Sebbene dopo quasi trent’anni di carriera creda sempre meno ai concorsi di architettura e ancor meno agli incarichi pubblici, ho ringraziato quei colleghi ed ho accettato con piacere questa sfida.
In pochissimo tempo abbiamo quindi completato la squadra inserendo dei bravissimi professionisti (restauratore, geologo, archeologo, esperto di impianti) e dei giovani laureati e ci siamo tuffati in questa esperienza, resa ancora più complessa dal periodo storico che stavamo attraversando a causa della pandemia.
Purtroppo, sin da subito, i miei dubbi sugli appalti pubblici e sull’infima considerazione rivolta ai liberi professionisti da parte di chi li gestisca hanno trovato conferma.
Ad otto mesi di distanza dalla conclusione di questa esperienza, ho dunque ritenuto necessario raccontarla, a beneficio di tutti i liberi professionisti, al fine di spronarli a protestare contro questo assurdo sistema che li vede sempre più marginalizzati e ininfluenti ai fini della qualità di un progetto … come nel caso di questo racconto.
Del resto, se siamo giunti a tanto, è anche grazie all’operato inqualificabile degli enti che dovrebbero tutelare i professionisti (CNA e CNI), sempre meno interessati ai singoli professionisti, a tutto beneficio delle grandi società di ingegneria.
Il bando spiegava «La basilica ha subito ingenti crolli e dissesti ed è stata in questi anni oggetto di attività di messa in sicurezza e di recupero di ogni elemento utile e significativo per il suo restauro. La ricostruzione dovrà dunque tenere conto dei molteplici significati della basilica, come fabbrica con valenza storica/artistica, come luogo di culto, come elemento identitario per la comunità nursina e per il Paese.
La progettazione dovrà quindi basarsi sulla conoscenza dei valori costitutivi della basilica, allo stesso tempo “bene culturale” fortemente stratificato, luogo vivo di culto e riferimento per le comunità, e garantire le necessarie dotazioni impiantistiche e funzionali ed un maggiore livello di sicurezza strutturale».
Tutto molto bello e condivisibile … se non fosse per il fatto che, in pratica, questo concorso lanciato in pieno lockdown totale con divieto di spostamento tra i comuni e le regioni, dava – per un compito così complesso – solo 51 giorni di tempo per la presentazione dell’offerta economica, degli elaborati di massima e della corposa documentazione aggiuntiva richiesta.
In molti, tra i partecipanti, si sono chiesti se la cosa fosse possibile, sicché sono state inviate diverse richieste di chiarimento agli organizzatori i quali, solo il 18 maggio – a 7 giorni dalla scadenza – hanno provveduto a rispondere a modo loro.
Per esempio, alla richiesta:
«Chiarimento SOPRALLUOGO: altrettanto importante risulta una visione diretta dei luoghi, possibilità prevista dal disciplinare.
Si nota però che, stante le attuali restrizioni dovute alla pandemia da COVID19, tale diritto è attualmente precluso ai non residenti in zona dell’oggetto della gara e che probabilmente, continuerà a essere non esercitabile per i membri provenienti da altre regioni o dalla Unione Europea (UE), ancora per qualche tempo.
Sarebbe possibile, da parte della stazione appaltante, prendere in considerazione il rinvio della data ultima di consegna delle offerte (ad oggi il 26/05/2020) a un momento in cui sarà possibile esercitare il diritto di visita, anche a chi proviene da paesi UE?
In tale evenienza, la nuova eventuale data, potrebbe essere stabilita in modo tale da lasciare un intervallo di tempo tra il momento in cui sarà possibile per tutti di fare un sopralluogo e la presentazione delle offerte? Ad esempio, un intervallo di due settimane permetterebbe, oltre allo studio della completa documentazione di gara, un’integrazione ottimale delle osservazioni permesse da un sopralluogo, nelle offerte».
Gli organizzatori hanno arrogantemente risposto:
«La documentazione posta a base di gara è idonea a garantire una completa ed esaustiva conoscenza dei luoghi ai fini della presentazione dell’offerta, inoltre da disciplinare di gara non sono previsti sopralluoghi obbligatori.
Pertanto si conferma come termine di presentazione delle offerte la data indicata nel bando di gara».
Inoltre, alle domande:
« c) Con riferimento al punto 3.5 del Capitolato si chiede che tipologia di rilievi siano stati già effettuati e quale documentazione di rilievo sarà fornita dalla stazione appaltante;
d) Si chiede di rendere disponibile il rilievo dello stato di fatto antecedente agli eventi sismici».
Invitalia ha pilatescamente risposto:
«c) al momento è stato effettuato il rilievo geometrico dello stato di fatto; il rilievo tridimensionale dello stato di fatto sarà fornito dalla stazione appaltante, una volta realizzato, al gruppo di progettazione incaricato;
d) Tutta la documentazione utile alla presentazione dell’offerta è presente in piattaforma, non si ritiene indispensabile fornire alcuna ulteriore documentazione».
In pratica nel bando si chiedeva di dare già delle indicazioni molto precise sul tipo di intervento da eseguire, senza però fornire un rilievo corretto e senza consentire di accedere ai luoghi per poter valutare, con il proprio team di esperti, quali potessero essere le soluzioni da proporre, perché il materiale realmente necessario sarebbe stato fornito solo al vincitore dell’appalto!
Se questo non bastasse a capire gli schemi mentali dei responsabili di Invitalia, essi hanno fornito il peggio di sé rispondendo al quesito 14:
«In riferimento all’art.16 del Disciplinare di Gara Telematica in oggetto: “Ai fini della presentazione dell’offerta, l’operatore economico potrà prendere visione liberamente dei luoghi oggetto di intervento, dal giorno successivo alla pubblicazione del bando fino al giorno precedente la data di scadenza di presentazione delle offerte”. La sottoscritta, ritenuto indispensabile per la presentazione dell’offerta tecnica effettuare la presa visione dei luoghi oggetto di intervento (l’interno della Basilica di San Benedetto) chiede le modalità per prendere un appuntamento visto che non risulta meglio specificato».
Dicendo:
«I luoghi sono liberamente visiona(bi)li dall’esterno e non è previsto alcun appuntamento. Si chiarisce che la documentazione posta a gara è sufficiente a presentare la propria offerta».
Non paghi di cotanta sfacciata arroganza, il 20 maggio, 5 giorni prima della scadenza, si ripetevano rincarando la dose.
Infatti, a chi aveva chiesto:
«Si chiede di chiarire, rispetto all’art. 16 del disciplinare – sopralluogo, quali sono le fattive modalità in cui l’operatore economico potrà prendere visione liberamente dei luoghi oggetto di intervento. A chi, e con quali tempistiche, rivolgersi per la visita dei luoghi in considerazione del fatto che sono, ad oggi, chiusi al pubblico? A che livello i luoghi oggetto di intervento sono “liberamente” visitabili? Si chiede, in considerazione del periodo di fermo dettato dalle recenti norme di contenimento della diffusione del COVID19, che per altro impedisce ancora oggi il libero spostamento tra regioni sul territorio nazionale, se il termine di consegna del 26 maggio subirà una proroga».
Essi rispondevano:
«Si rimanda ai quesiti n. 7 e 14 pubblicato il 18 maggio 2020. Si conferma come termine di presentazione delle offerte la data indicata nel bando di gara».
Mentre al quesito:
«Si inviano le seguenti richieste di chiarimenti: a) art. 16 (sopralluogo): è indicata la possibilità di effettuare liberamente il sopralluogo dei luoghi oggetto di intervento. Si chiede in merito quali siano le modalità e quali parti della fabbrica siano effettivamente visitabili. Si chiede inoltre se, dovendo attraversare diverse regioni, la Stazione Appaltante rilascia esplicita autorizzazione allo spostamento per motivi professionali da esibire in caso di eventuali controlli delle forze dell’ordine (considerata la situazione COVID19 ancora in atto)».
Strafregandosene per l’ennesima volta confermavano:
«a) Si rimanda al quesito n.1; inoltre non è previsto il rilascio di autorizzazione allo spostamento da parte della Stazione Appaltante».
Mentre al legittimo quesito che chiedeva:
«Viste le restrizioni di spostamento decretate dal DPCM del 22 marzo 2020 e ss.m.i. si constatano evidenti difficoltà logistiche sia nella possibilità di visitare il sito oggetto della progettazione, sia nell’incontro e organizzazione tra professionisti delle RTP, si chiede pertanto a compensazione di tali difficoltà la possibilità di uno slittamento della data di scadenza della procedura di 30 gg ovvero dal 26/05/2020 al 25/06/2020».
Rispondevano ancora una volta:
«Si conferma come termine di presentazione delle offerte il 26 maggio 2020».
Stessa risposta riceveva il quesito seguente, inviato dal sottoscritto:
«In riferimento alle risposte ai quesiti posti dai partecipanti al concorso per la ricostruzione della Basilica di San Benedetto a Norcia, a nome del gruppo di lavoro, ribadisco la necessità, più che legittima, di concedere una proroga alla scadenza del prossimo 26 maggio, sì da consentire ai partecipanti, gravemente limitati nella propria attività professionale a causa dell’emergenza Covid-19, di poter produrre lavori qualitativamente rispettosi del delicatissimo compito richiesto. A tal proposito, anche nell’interesse dell’Ente Appaltante, non si può evitare di mettere in allerta dalla possibile e giustificatissima invalidazione del concorso che, data l’entità del lavoro, ha comportato un grande sforzo sia da parte degli organizzatori che, soprattutto, dei partecipanti».
Davanti al vergognoso muro di gomma tirato su da Invitalia, indignato dalle risposte ricevute il 18 maggio, inviavo il seguente messaggio, chiedendo di annoverarlo tra i quesiti cui dare urgente riposta:
«La lettura delle risposte ai quesiti di proroga, pubblicate solo oggi, ovvero a meno di due settimane dalla scadenza, ci ha lasciato molto perplessi e, come si è detto, ha aperto la possibilità concreta che i partecipanti che si sentano danneggiati possano chiedere l’invalidazione dell’esito della commissione.
In questo drammatico periodo di fermo di tutte le attività, in qualsiasi campo, concorsi inclusi, sono state concesse proroghe di ogni genere, poiché è stato ritenuto impossibile, in una situazione straordinaria come quella contingente, procedere secondo il calendario iniziale.
Aver concesso ai partecipanti un lasso di tempo così breve a decorrere dal 6 aprile, data di pubblicazione sulla piattaforma “Invitalia”, risulterebbe riduttivo già in una situazione di normalità, sicché nella attuale situazione queste tempistiche appaiono gravemente limitative per tutti i partecipanti non residenti nei dintorni di Norcia ai quali è stato impedito di poter visionare i luoghi d’intervento. In particolare riteniamo inaccettabili le risposte fornite ai più che legittimi quesiti 7 e 14 in merito al sopralluogo. Se quella al quesito 7 può ritenersi discutibile, quella al 14 appare grottesca, dato il divieto imposto allo spostamento dalla propria città e/o Regione durante l’emergenza in corso.
Alla luce di quanto esposto si ribadisce quindi la necessità di concedere una proroga alla data di consegna proporzionale al periodo di lockdown».
Ma gli organizzatori, dall’alto della propria arroganza, risposero:
«Si conferma come termine di presentazione delle offerte la data indicata nel bando di gara».
Tuttavia, qualcuno al di sopra della “mente eccelsa” preposta a rispondere senza ragionare, deve aver fatto notare che avevo ragione nel chiedere certe cose, riconoscendo la possibilità concreta di invalidazione del concorso e così, il giorno prima della scadenza, gli organizzatori annunciarono la proroga per la presentazione dell’offerta al 2 luglio … proprio usando le mie parole.
Ripensando alla acidità, arroganza e supponenza della risposta precedente viene solo da disgustarsi al pensiero che i bandi di gara in Italia debbano essere gestiti da personaggi di questa fatta i quali, molto probabilmente, non hanno la benché minima idea di ciò che significhi fare questa professione e restaurare un edificio!
Ma c’è di più, tra i requisiti obbligatori che avevano suscitato molti dubbi infatti, vi era anche quello, previsto in tutti i bandi di Invitalia, relativo all’obbligo di iscrizione all’elenco speciale dei professionisti di cui all’art. 34 del DL n°189/2016[2].
Una vera assurdità, se si pensa che questi concorsi vengono banditi come “Internazionali”!
Ma l’assurdità non si limita solo a questo paradosso – che discriminerebbe i soli colleghi stranieri – perché, andando a capire cosa comporti una richiesta del genere, ci si rende conto che colpisce anche molti professionisti italiani.
Infatti, stando a quelle che sono le condizioni per potersi iscrivere a quell’elenco, si comprende subito che questa imposizione risulti in netto contrasto con la situazione generale degli ordini professionali in materia di Crediti Formativi Permanenti. Ma questa richiesta risulta in contrasto anche riguardo allo stesso obbligo di appartenenza ad un ordine professionale per i rappresentanti delle varie categorie interessate, nonché riguardo all’obbligo di possedere una polizza assicurativa sulla professione …
Ovviamente queste assurde richieste non causano alcun problema alle “grandi” società di ingegneria e general contractors che offrono pacchetti completi e zero responsabili finali … ovvero quella lobby che ha influenzato i legislatori e i consigli professionali nel legiferare!
Per meglio comprendere la faccenda, uno tra i tanti quesiti posti dai partecipanti a Invitalia chiedeva:
«A pag. 59 del disciplinare si riporta “Nel caso in cui, a seguito della predetta verifica, non risulti l’iscrizione nell’elenco speciale dei professionisti di cui all’art. 34 del D.L. n. 189/2016, l’aggiudicatario sarà escluso dalla procedura di gara e si procederà allo scorrimento della graduatoria.“
Tale iscrizione è obbligatoria anche per il giovane professionista anche in caso non sia iscritto a cassa di previdenza, polizza assicurativa e contribuzione obbligatoria (anche se tali requisiti non sono in possesso del giovane professionista)?»
La risposta dell’Ente appaltante è stata:
«Si conferma che l’iscrizione è obbligatoria anche per il giovane professionista».
Inoltre, alla successiva domanda, ancora più che legittima:
«In merito alla obbligatorietà dell’iscrizione all’elenco speciale dei professionisti di cui all’art. 34 del D.L. n. 189/2016 si chiede se questa iscrizione sia obbligatoria anche per restauratori e archeologi previsti da bando, in caso affermativo si chiede come procedere in quanto tra i campi obbligatori presenti sulla piattaforma è necessario dichiarare iscrizione ad albo professionale, polizza RC e iscrizione ad una cassa di previdenza, requisiti non obbligatoriamente in possesso di restauratori e archeologi. Si chiede pertanto che, in caso di obbligatorietà di iscrizione anche per tali figure, decada la suddetta obbligatorietà».
Gli organizzatori hanno risposto:
«L’iscrizione nell’elenco speciale è richiesta anche per le figure del restauratore ed archeologo».
Davanti a tanta insopportabile sfacciataggine di Invitalia nel mostrare il proprio menefreghismo nei confronti dei liberi professionisti che avevano deciso di riunirsi intorno al capezzale della Basilica di San Benedetto, anche io ho inviato un nuovo quesito, chiarendo a questi personaggi alcune cose che ignoravano:
«a) per poter partecipare al Concorso Internazionale per la ricostruzione della Basilica di San Benedetto a Norcia è richiesto che il partecipante debba necessariamente risultare iscritto all’elenco speciale dei professionisti del Governo Italiano, impedendo quindi ad un professionista straniero di poter completare la procedura di iscrizione.
Cosa è stato previsto per una condizione del genere?
b) Gli Ordini Professionali italiani, da tempo, registrano numeri elevatissimi di professionisti i quali, per ragioni diverse, non sono stati in grado di raggiungere il numero di CFP previsti per il triennio, (nella sola Roma lo scorso anno si registravano oltre 4000 architetti deficitari), a tal proposito, già prima dell’emergenza Covid-19, gli Ordini Professionali avevano esteso il termine ultimo per regolarizzare la propria posizione a dicembre 2020, termine che molto probabilmente verrà ulteriormente esteso proporzionalmente al periodo di lockdown.
Per potersi iscrivere all’elenco speciale dei professionisti del Governo Italiano risulta obbligatorio dichiarare di essere in regola con i CFP, pena l’impossibilità di poter completare la registrazione, ergo partecipare al concorso in oggetto.
A nostro avviso, per evitare discriminazioni, risulterebbe opportuno cassare dal bando questa richiesta, perché non rispondente alle scadenze previste dagli Ordini Professionali. Cosa è stato previsto per ovviare a questo inconveniente?»
L’inqualificabile risposta della responsabile di Invitalia è stata la seguente:
«a) b) Ai fini della partecipazione alla gara, come espressamente stabilito all’articolo 34 del D.L. n. 189/2016, e all’articolo 11 del disciplinare di gara, è richiesta, per tutti i componenti del Raggruppamento, l’iscrizione nell’elenco speciale dei professionisti abilitati, in alternativa i componenti possono aver presentato domanda di iscrizione al predetto elenco speciale».
In pratica, cari colleghi che non avete maturato i CFP per le più disparate ragioni, la risposta è: “fottetevi”!!
In più occasioni ho denunciato, dalle pagine di questo Blog[3] e non solo, la vergognosa vessazione dei CFP, raccontando lo schifo che c’è dietro di essa, sinceramente non avrei mai pensato che si potesse escludere i professionisti dalle gare pubbliche per gli inutili crediti mancanti.
A quel punto, considerato il contenzioso che ho avviato con l’Ordine – dopo la vergognosa vicenda vissuta sulla mia pelle in occasione dell’organizzazione del 53° Convegno dell’IMCL a Roma[4], specie dopo essermi visto rifiutare i crediti ricevuti all’estero dal RIBA e AIA – visto che ho deciso di non perdere più tempo per seguire inutili e spesso ridicoli corsi formativi, non essendo abituato a dichiarare il falso, ho dovuto rinunciare a fare da leader per non danneggiare il mio team e mi sono declassato a “collaboratore non figurante”, chiedendo ad un mio prestigioso collega di sostituirmi come capogruppo … che nel linguaggio di Invitalia si definisce “mandante” (lapsus freudiano di certi soggetti?).
Tuttavia, dopo aver preso questa onesta e sofferta decisione, nel momento in cui è stato pubblicato l’elenco dei partecipanti, ho scoperto che tra i mandanti figura anche il famoso architetto spagnolo Rafael Moneo …
Viene da chiedersi come possa questo grande architetto, non italiano, figurare nell’elenco speciale dei professionisti di cui all’art. 34 del D.L. n. 189/2016 e, soprattutto, come possa risultare in regola con i CFP del nostro Paese.
Che dire? Un tempo, per partecipare ad un concorso valeva la bravura di un architetto, o meglio del progettista, visto che spesso non erano nemmeno laureati … una volta valeva la qualità – in termini di bellezza e non solo di funzionalità – dei progetti presentati, mentre oggi vale il ribasso sul prezzo di appalto offerto dalla società d’ingegneria.
Ringraziamo quindi i nostri ordini professionali, il CNA e il CNI, per aver consentito il lento ed inesorabile declino della figura dell’architetto e dell’ingegnere a tutto vantaggio delle grandi società di ingegneria e general contractors, ringraziamo ovviamente i nostri legislatori che hanno dimenticato la nostra categoria, della quale si ricordano solo quando debbono accusarla di evasione fiscale!
Non meravigliamoci più dello squallore degli interventi pubblici, perché in un sistema di gestione del genere l’architettura pubblica non può che perire!
[1] https://www.invitalia.it/cosa-facciamo/sviluppiamo-i-territori/centrale-di-committenza/notizie/gara-basilica-norcia
[2] https://professionisti.sisma2016.gov.it/
[3] https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2019/08/07/sulla-persecuzione-dei-cfp-per-architetti-una-ulteriore-testimonianza/ https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2020/01/20/novita-sulla-illegittimita-delle-sanzioni-disciplinari-per-i-cfp/ https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/05/14/non-solo-giusti-compensi-basta-con-limmonda-truffa-dei-crediti-formativi/ https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/05/24/scadenza-dei-termini-per-il-recupero-degli-ignobili-crediti-formativi-permanenti/ https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/05/25/scadenza-dei-termini-per-i-crediti-formativi-permanenti-ora-basta-chiediamo-rispetto/ https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2019/08/07/sulla-persecuzione-dei-cfp-per-architetti-una-ulteriore-testimonianza/ https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2020/01/20/novita-sulla-illegittimita-delle-sanzioni-disciplinari-per-i-cfp/
[4] https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2019/01/20/ribelliamoci-allimmonda-farsa-dei-crediti-formativi-permanenti/
Gli unici crediti esistenti sono quelli degli architetti nei confronti del loro patetico Ordine, crediti però inesigibili in quanto deteriorati insieme a quello. Proporrei dunque d’istituire una BadBank dove accatastarli insieme al loro contenitore e ricominciare da capo.
L’inettitudine della “burocrazia”, descritta nel post di Mazzola, si accompagna sempre e indissolubilmente alla più bieca malafede. Invitalia ne è forse lo specchio ?
Giustissimo Maurizio!!
Bisogna inoltre considerare che i “carrozzoni” si attirano fatalmente tra loro : “le Regioni venute male”, “gli Enti inutili “, “la Burocrazia fine a se stessa”. Tutti soggetti del Grande Romanzo Italiano ! GRI, dalle Alpi a Capo Passero.
Sono profondamente turbata da questa lucida denuncia dell’architetto Mazzola. In questa deriva demenziale si mescolano ignoranza, arroganza, malafede in proporzioni variabili, in una sorta di calcestruzzo della burocrazia italiana che interpreta l’architetto come mero moltiplicatore di profitti. Il ruolo dell’ordine è quello di cane da guardia di questa impostazione. I ruolo della cassa è probabilmente quello di garantire il futuro agli archistar. Amen
Che fare?
Sarebbe opportuno proporre un’interrogazione parlamentare, cercando di avviare un approfondita e seria riflessione, intanto sull’obsolescenza degli “ordini professionali “ ‘si fatti in Italia, denunciandone gli esiti nefasti per le “professioni” in questi anni e infine proponendo un diverso modello guardando ad altri paesi europei meno oppressi dall’ossessione burocratizzante, che sappiamo finisce per confondere il “mezzo” con il “fine” il quale fatalmente muta diventando solo un modo per nutrire il primo. È la storia dei “carrozzoni” tutta italiana, dallo IACP (e non ICP) alla GESCAL fino ai nostri giorni. Lezione da apprendere : quando un ente non serve più si chiude !