Sulla vicenda del Castello Normanno-Svevo-Angioino-Aragonese-“LIDL” di Barletta

Il Castello di Barletta

In questi giorni ho ricevuto molte richieste affinché facessi sentire anche la mia voce nella vergognosa vicenda del supermercato LIDL accanto allo splendido Castello della mia Barletta.

Solo sabato scorso l’Italia intera era ammaliata dalle immagini della Città della Disfida andate in onda su RAI Uno nel programma Linea Verde … solo poche ore dopo, però, Barletta era nuovamente sulla bocca di tutti, perfino presso il Senato della Repubblica, questa volta per motivi molto più miserevoli di cui vergognarsi: nei terreni adiacenti il Castello si sta realizzando un nuovo supermercato che andrà a ridefinire, per sempre, lo squallore conferito, nella seconda metà del secolo scorso, ad uno degli angoli più suggestivi  e paesaggisticamente rilevanti della città!

Nonostante la presenza di vincoli storico-artistici e paesaggistici, nonostante in passato fosse stata data la possibilità – dagli stessi proprietari offerta su un piatto di argento al precedente sindaco Cascella – di demolire gli abominevoli volumi esistenti (in parte abusivi e misteriosamente condonati) per ingrandire il parco del Castello, la cosa non è mai andata in porto, sicché oggi Barletta assiste all’ennesima cementificazione del suo patrimonio storico e paesaggistico.

Come è normale che sia, la cittadinanza è scesa in piazza nei confronti del sindaco Cannito e della sua giunta[1], oltre che nei confronti della Soprintendenza che, con pareri “fantasiosi” e dichiarazioni imbarazzanti, ha rilasciato i permessi …

Mai, in passato, mi era capitato di assistere ad uno schieramento così compatto della cittadinanza barlettana a difesa del proprio patrimonio, più volte violentato dalla speculazione edilizia, nel menefreghismo dei suoi residenti … questa vicenda, invece, sembra dimostrare una improvvisa presa di coscienza dei barlettani a difesa del bene comune, cosa che lascia ben sperare.

Per una onesta lettura della situazione occorre tuttavia mettere da parte le simpatie politiche e personali e ammettere che il male di oggi risulti essere una conseguenza di un male, ben più grande, che ormai da troppo tempo affligge la città, un male la cui responsabilità va ricercata in tutte le giunte che, negli ultimi decenni, hanno fatto di tutto per evitare di aggiornare il Piano Regolatore … in ossequio dei propri burattinai appartenenti al “partito del cemento”.

Per esempio, occorrerebbe conoscere le ragioni per cui, all’epoca della precedente giunta, quando i fratelli Di Paola offrirono su un piatto d’argento al Comune la possibilità di acquisire l’area al fine di estendere il parco del Castello, in cambio di un’altra collocazione per quelle volumetrie, la cosa non si fece.

Oppure occorrerebbe conoscere le ragioni per cui, dopo il diniego alla prima istanza di condono edilizio, la Soprintendenza e il Comune di Barletta abbiano consentito di condonare volumetrie inammissibili.

Ebbene, senza andare troppo indietro nel tempo, sappiamo che, a seguito del Bando Pubblico per “la selezione delle Aree Urbane e per l’individuazione delle Autorità Urbane ai fini dell’attuazione della strategia dell’ASSE PRIORITARIO XII “Sviluppo Urbano Sostenibile” Azione 12.1 “Rigenerazione urbana sostenibile” del POR FESR- FSE 2014-2020 della Regione Puglia, i fratelli Di Paola, proprietari delle strutture a destinazione commerciale insistenti accanto al fossato del Castello di Barletta, presentarono una allettante proposta al Comune per fare pulizia nell’area del Castello, orribilmente sfregiata dalle volumetrie a loro stessi appartenenti.

Il quel documento venivano correttamente elencate tutte le criticità e i vincoli storico-culturali-paesaggistici, nonché gli aspetti economici, per cui quell’operazione sarebbe risultata estremamente conveniente per il Comune … una serie di informazioni sulle quali occorre riflettere a fondo, specie al pensiero delle discutibili giustificazioni dell’architetto Maria Piccarreta, soprintendente ad interim, la quale ha sostenuto: «Le autorizzazioni sono state rilasciate dalla Soprintendenza nel pieno rispetto della tutela diretta e di rispetto del Castello[2]».

La Soprintendente infatti, richiamando il DM del 1956, che prevede il «divieto di eseguire opere che possano danneggiare la luce o la prospettiva, o comunque possano alterare le condizioni di ambiente e di decoro del Castello» e che impone «qualsiasi progetto di lavoro che comunque possa alterare l’attuale stato delle cose soggette ai predetti divieti dovrà essere sottoposto al preventivo esame della Soprintendenza ai Monumenti competente per territorio, per l’eventuale approvazione», è giunta a sostenere che:

«Il progetto ha previsto un intervento di rigenerazione generale dell’area sia dal punto di vista ambientale che paesaggistico. L’autorizzazione della Soprintendenza è il risultato di una puntuale istruttoria considerato il progetto proposto e il contesto storico e architettonico, nonché paesaggistico, poiché è prevista «la demolizione di alcuni manufatti degradati e fatiscenti che ricadono nel cono visuale del complesso monumentale. Si evidenzia che tale demolizione migliora “la luce o la prospettiva” e “le condizioni di ambiente e di decoro” del Castello Svevo», per poi aggiungere che «la demolizione e ricostruzione di un capannone rispettano tutte le norme relative ai vincoli di tutela nonché di sagoma e visuale come da leggi vigenti» mentre «la bonifica del verde e l’eliminazione delle barriere visive rispettano i coni visuali del complesso castellano».

Ebbene, se la cittadinanza si era ribellata all’avvio del cantiere dalla LIDL, dopo le parole della Soprintendente si è sentita profondamente offesa, poiché quanto sostenuto dall’arch. Piccarreta risulta assolutamente in contrasto con il contenuto del DM sbandierato a giustificazione dell’assurdo intervento, cosa di cui si parlerà in seguito.

Tornando quindi al contenuto del documento propositivo dei Di Paola … documento evidentemente ignoto alla Piccarreta, si legge:

«Il contesto in cui ricade l’area de quo è di particolare interesse, sia da un punto di vista paesaggistico–ambientale (si trova a ridosso del mare, con particolare vicinanza al porto) che storico–culturale, potendosi di fatto definire la naturale prosecuzione del fossato del Castello, all’interno del quale è di fatto collocata, tanto da rientrare nel Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR).

A tale area si accede attraverso una strada a valenza paesaggistica (Codice di riferimento Regionale PAE003 del PPTR), interessata oltre che dal BP “Territori costieri” anche dal BP “immobili e aree di notevole interesse pubblico“.

II PPTR citato, prevede per il bene paesaggistico “Territori costieri” il perseguimento di obiettivi di qualità e normative d’uso finalizzate al recupero e alla valorizzazione ambientale, paesaggistica ed ecologica del bene stesso.

A tale scopo il Piano (PPTR) intende orientare le future trasformazioni di questi territori da un lato verso interventi di delocalizzazione edilizia ed infrastrutturale, mediante i quali alleggerire la pressione antropica esercitata lungo la costa, in particolar modo dalle attività residenziali e turistiche, dall’altro, in alternativa, verso la riqualificazione degli insediamenti e delle opere insistenti sui territori costieri volte ad assicurare il recupero o il mantenimento delle caratteristiche naturali e ambientali dei luoghi.

Date queste finalità del Piano, ed in considerazione anche del contesto paesaggistico in cui ricade l’area di cui trattasi, la scelta della stessa è uno punti strategici del PPTR, che nell’Elaborato 4.1 riporta gli obbiettivi generali che caratterizzano lo scenario strategico del piano e nell’Elaborato 5.4 – Sezione C2 riporta gli obbiettivi di Qualità Paesaggistica e Territoriale dell’Ambito 4 / Ofanto.

Si tratta di anticipare il tema che verrà affrontato nel PUG ovvero l’adeguamento al PPRT degli strumenti (art. 97 NTA del PPTR), procedendo alla ricognizione dello stato di fatto attuale delle aree ricadenti nei “territori costieri” della zona del Castello.

In realtà lo stesso PPTR se da un lato, nei suoi contenuti prescrittivi applicati alla strumentazione urbanistica vigente, consente il mantenimento degli impianti incompatibili con il contesto consentendo addirittura incrementi[3] del 20%, dall’altro lato invece nelle strategie degli indirizzi[4] e direttive[5] ne impone sostanzialmente il trasferimento in ambiti territoriali meno sensibili sotto il profilo paesaggistico.

Tuttavia le stesse prescrizioni del PPTR per il bene paesaggistico “Territori costieri” concludono così al punto n. 4 dell’art. 45 delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA): “Nel rispetto delle norme per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica, si auspicano piani, progetti e interventi:

C1) volti ad assicurare il mantenimento o il ripristino delle condizioni di equilibrio con l’ambiente per la tutela o il recupero dei caratteri idro-geo-morfologici e dei complessi vegetazionali naturali esistenti, i rimboschimenti effettuati con modalità rispondenti ai criteri di silvicoltura naturalistica e ai caratteri paesistici dei luoghi, nonché le opere di forestazione secondo le prescrizioni di Polizia Forestale;

C2) per la realizzazione di sistemi per la raccolta e di riuso delle acque piovane, di reti idrico-fognarie duali, di sistemi di affinamento delle acque reflue, preferibilmente attraverso tecniche di lagunaggio e fitodepurazione, anche ai fini del loro riciclo;

C3) per la realizzazione di percorsi per la “mobilita dolce” su viabilità esistente, senza opere di impermeabilizzazione dei suoli e correttamente inserite nel paesaggio;

C4) per la ristrutturazione edilizia di manufatti legittimamente esistenti che preveda la rimozione di parti in contrasto con le qualità paesaggistiche dei luoghi e sia finalizzata al loro migliore inserimento nel contesto paesaggistico.”

Il tema della rigenerazione trattato dall’asse XII del POR 2014-2020 individua alcuni obiettivi tematici (OT IV ­ OT V – OT VI e OT IX), da realizzare attraverso interventi ovvero azioni integrate, le quali consentono di ottenere i finanziamenti previsti dal bando, per AREE rientranti negli ambiti territoriali della rigenerazione urbana prevista dal DPRU approvato dal Comune di Barletta (l’area di proprietà degli scriventi risulta rispecchiare tutte le caratteristiche previste dal bando).

In particolare si possono intercettare le azioni integrate nelle seguenti priorità di investimento (PI):

PI 4c) Sostenere l’efficienza energetica, la gestione intelligente dell’energia e l’uso dell’energia rinnovabile;

PI 4e) Promuovere strategie di bassa emissione di carbonica per tutti i tipi di territorio,

PI 5b) Promuovere investimenti destinati a far fronte a rischi specifici, garantendo la resilienza alle catastrofi e sviluppando sistemi di gestione delle catastrofi,

PI 6b) Investire nel settore delle risorse idriche,

PI 6c) Conservare, proteggere, promuovere e sviluppare il patrimonio naturale e culturale,

PI 9b) Fornire sostegno alla rigenerazione fisica, economica e sociale delle comunità sfavorite nelle zone urbane e rurali.

Con la cessione spontanea condizionata del nostro sito produttivo al Comune di Barletta di circa 8.000 mq, in cui insistono una volumetria di 24.210 mc ed un’area scoperta di 4.500 mq (Riferimento accatastamento immobili del 23.12.2004 Prat. 501148 allegato al Permesso n.521 del 28.06.2005), si concorre innanzitutto ad ampliare decisamente il parco urbano del Castello con la sua “rinaturalizzazione” e “ripermeabilizzazione” a parco urbano quale forte sostegno sia alla rigenerazione fisica, economica e sociale della comunità sfavorita nella zona urbana di Barletta per la cronica carenza di spazi verdi (rif. PI 6c) che alla conservazione, protezione promozione e sviluppo del patrimonio naturale e culturale della zona (rif. PI 6c).

Lo stesso sensibile aumento delle aree verdi concorre ad aumentare la resilienza urbana (rif. PI 5b) e a ridurre le emissioni di carbonio del sistema città (rif. PI 4e).

(…).

Si evidenzia che la cessione alle ridette condizioni dell’area di proprietà degli scriventi consentirebbe la Riqualificazione ambientale e paesaggistica dell’area costiera che risulta essere di notevole interesse pubblico, oltre la valorizzazione dell’area Castello e del centro storico, creando un naturale collegamento Terra – Mare con relativo abbattimento delle barriere architettoniche, il tutto attraverso finanziamenti pubblici, intercettabili proprio in virtù dei requisiti della ridetta proprietà.

Va rilevata, inoltre, l’assoluta convenienza economica che il Comune di Barletta ricaverebbe attraverso l’acquisizione dell’area dei sottoscritti (…).

Il documento riportava un valore ceduto pari ad € 3.684.525,00 a fronte di un valore di assegnazione nel nuovo PdZ di €1.071.630,00, ma di questo aspetto, in questa fase, poco importa.

Ciò che invece importa è l’ampia e articolata spiegazione della situazione vincolistica e pianificatoria dell’area che, a quanto pare, sembra esser stata totalmente ignorata dal Comune e, soprattutto dalla Soprintendenza.

Come è stato possibile, con le indicazioni riportate nello stesso testo dei f.lli Di Paola, rilasciare un condono dopo un primo diniego? Come è stato possibile accettare una nuova edificazione, spacciandola per “rispettosa dei coni visuali del Castello”? Come è stato possibile, in fase di cessione da parte dei Di Paola alla Lidl, che la Soprintendenza, conoscendo i vincoli e le previsioni del PTPR, non abbia esercitato il previsto diritto di prelazione? Come è possibile che il Comune, che non aveva accettato la proposta dei Di Paola, non si sia fatto avanti nella trattativa di cessione alla Lidl in osservanza del proprio PTPR?

Un’ultima annotazione, indirizzata ancora alle istituzioni che dovrebbero tutelare il nostro patrimonio: Nelle università ci insegnano – e la legge sui Piani di Recupero ce lo ricorda – che l’immagine della tanto sbandierata “Città Consolidata” è quella che, per l’ex Stato Vaticano, è riportata nel Catasto Gregoriano, sviluppato nei primi anni dell’800, mentre nelle altre regioni quell’immagine – DA TUTELARE – vada ricercata nelle planimetrie catastali sviluppate tra il ‘700 e i primi dell’800 … nel caso di Barletta, la pianta del 1780 conservata a Parigi, presso la Biblioteca Nazionale di Francia, è quella cui far riferimento.

Paris, Bibliothèque Nationale de France, Département Cartes et Plans, GE D-15873 – Plan de Barletta, 1780

In quella bella planimetria acquerellata viene mostrata, inconfutabilmente, la presenza di un’area verde in luogo della contestata area accanto al Castello, area che, in un piano di reale recupero che si rispetti, non può che tornare ad essere tale.

Se in passato è stato consentito, in spregio al patrimonio storico-culturale-paesaggistico, di realizzare delle volumetrie e perfino di condonare quelle abusive, oggi questo non può e non deve più essere accettabile.

Né può ammettersi che la Soprintendente possa ritenere che i nuovi volumi possano essere ammissibili, né che gli stessi possano risultaremigliorativi della luce o della prospettiva e delle condizioni di ambiente e di decoro” … un progetto del genere, per quanto possa provare a nascondersi dietro un capello, seguendo le prescrizioni della Soprintendenza, avrà comunque l’impatto di una cornice di neon intorno alla Gioconda!

Un supermercato infatti, in quel luogo, non potrà che penalizzare il Castello, in primis per l’esigenza di un’ampia zona di parcheggio in luogo degli alberi, in barba alle indicazioni paesaggistiche; un’area di sosta dove la gente dovrà necessariamente parcheggiare, visto che la collocazione geografica di questo esercizio commerciale non consentirebbe, nemmeno ai più volenterosi, di andare a fare la spesa a piedi … il tutto in danno all’ambiente, nonostante le indicazioni del PPTR (C1, C2, C3, C4) riportate nel testo.

Sarebbe ora di farla finita con l’abuso terminologico relativo alla “rigenerazione urbana” e alla “sostenibilità”, termini usati solo come slogan per far apparire digeribili bocconi avvelenati!


[1] https://www.barlettaviva.it/notizie/vicenda-lidl-il-sindaco-di-barletta-chiede-all-azienda-di-sospendere-temporaneamente-i-lavori/

[2] https://www.barlettaviva.it/notizie/supermercato-ai-piedi-del-castello-ecco-perche-la-soprintendenza-ha-autorizzato-il-progetto/?fbclid=IwAR07MEY-Vd1B8NeSrKs7frw7prHWB-54EmWiOKqzJQqnRJFSxDYJtX3wOrI

[3] Art. 45 Prescrizioni per i “Territori costieri”, co.1 lett. B1) delle NTA del PPTR trasformazione di manufatti legittimamente esistenti, esclusa la demolizione e ricostruzione di manufatti di particolare valore storico e identitario, per una volumetria aggiuntiva non superiore al 20%….

[4] Art. 43 Indirizzi per le componenti idrologiche co.4. delle NTA del PPTR: La pressione insediativa sugli ecosistemi costieri e fluviali deve essere ridotta attraverso progetti di sottrazione dei detrattori di qualità paesaggistica, interventi di bonifica ambientale e riqualificazione/rinaturalizzazione del paesaggi degradati.

[5] Art. 44 Direttive per le componenti idrologiche co.1 lett.g. delle NTA del PPTR: Gli enti e i soggetti pubblici, nei piani urbanistici, territoriali e di settore di competenza, ove siano state individuate aree compromesse o degradate ai sensi dell’art. 143, co. 4, lett. b) del Codice e secondo le modalità di cui all’art. 93, co. 1 delle presenti norme, propongono interventi volti al recupero ed alla riqualificazione nel rispetto delle relative prescrizioni attraverso l’utilizzo di metodi e tecniche orientati alla tutela del paesaggio e alla sostenibilità ambientale. Contestualmente individuano nei loro piani aree, esterne alle zone sottoposte a tutela, dove delocalizzare, arretrare, accorpare o densificare i volumi ricadenti in dette zone in quanto incompatibili con le caratteristiche paesaggistiche delle stesse e i relativi obiettivi di tutela paesaggistica, definendo opportune misure incentivanti.

11 pensieri su “Sulla vicenda del Castello Normanno-Svevo-Angioino-Aragonese-“LIDL” di Barletta

  1. Vicenda raccapricciante e emblematica dello stato di invereconda sudditanza in cui versano alcune Sovrintendenze e in generale gli apparati statuali concepiti per la tutela dei beni pubblici. Mi verrebbe da dire, a proposito del personale politico e degli alti funzionari pubblici che : “ è inutile cambiare i piloti quando è il motore che non funziona”. Ma li le mani non te le fanno mettere…per il momento, e bene fanno i cittadini a farsi carico direttamente della proprie istanze, quelle che riguardano la loro casa : la città!
    A presto

  2. …ricordo che negli anni 2010/2018 in cui ho fatto parte della Commissione dei Piani di Massima Occupabilita’ , organismo interdipartimentale di Roma Capitale (Comune di Roma) compresa la Sovrintendenza di Stato, che si occupa per tutta la Città Storica della occupabilita’ consentita alle attività commerciali su spazio pubblico, avevamo fra i criteri dirimenti proprio quello del “cono di visibilità” proposto dalla stessa Sovrintendenza a protezione della visibilità a distanza dei monumenti e del contesto in cui sono incastonati.

    1. Caro Maurizio,
      qui siamo ai confini della realtà, altro che “cono visivo”.
      Qui siamo davanti ad un’area dove il sovrintendente regionale, nel 1975, scrisse al sindaco di allora intimando la demolizione delle volumetrie esistenti, siamo davanti ad un’area dove, nonostante il diniego al condono nel 2005 (ultima data disponibile, ferma restando l’eventuale legittimità), nel 2018 è stato rilasciato un condono col beneplacito della Soprintendenza il cui “cono visivo”, evidentemente, deve essere molto ristretto!

  3. la questione dei “coni visivi” non mi ha mai garbato: tutto dipende da dove guardi…? tutto diventa opinabile. si stabiliscano fasce di rispetto misurabili (es.: 100, 200, 300 m) e tutto diventa matematico.
    ad ogni modo la vicenda è allucinante. sarebbe ancora più chiara se potessimo vedere i progetti e ancor prima vedere i manufatti condonati

  4. Certo. Temo, come ormai da anni e col supporto di fatti inequivocabili, che anche questa vicenda vergognosa sotto tutti i profili, celi poco e male un fenomeno di corruzione. Che di per se è già inaccettabile, ma al disotto del quale si muovono disegni e spinte carsiche ancora più inquietanti. Intanto si fanno prove generali qua e là, oggi Barletta, ieri Milano, ieri l’altro Roma, domani Firenze, ma il disegno è unico.
    E Franceschini balbetta cose incomprensibili e vuote come “valorizzazione” ,“democratica”, con quella inflessione cantilenante da avvocato-azzeccagarbugli !

  5. Certamente bisogna sempre evitare che la pezza sia peggiore del buco. I “coni visivi” sono un concetto escogitato per calmierare, nel caso del Centro Storico più importante dell’Universo, le brame predatorie di chi cerca di approfittare della sua notorietà nel mondo e di estrarne profitto come fosse un pozzo di petrolio. Si tratta di grassatori ben organizzati e dediti alla pratica della corruzione che tendono a insediarsi nei luoghi storici stabilmente e insostenibilmente frequentati e transitati dal turismo di massa che nulla sa nulla vede tutto guarda e nulla capisce, ma tutto consuma e sbriciola tranne l’incasso degli occupatori abusivi di suolo e spazio pubblici. Questo a Roma. Nel caso in specie a Barletta, cambiano alcuni fattori ma il risultato è lo stesso, come la logica predatoria che sottende quegli esiti.

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