Nel medioevo, epoca erroneamente considerata buia, i liberi comuni – dovendo celebrare la propria indipendenza e necessitando di prevenire la riorganizzazione dei clan familiari che avevano caratterizzato l’età feudale – competevano tra loro commissionando piazze ed edifici pubblici, chiese e campanili, acquedotti e fontane pubbliche, statue ed affreschi atti a celebrare la ricchezza e cultura della città.
Ogni libero comune tendeva ad apparire superiore a chiunque altro attraverso questa pacifica e meravigliosa “guerra culturale” che possiamo definire campanilismo.
Così già nel 1208 Vicenza si dotava di un vero e proprio codice urbanistico incentrato sul senso del decoro, i Praecepta Civitatis Vicentiae, dimostrando una sensibilità artistica che anticipa di oltre 300 anni l’arrivo del Palladio. Ma questo ritrovato senso del decoro è documentato anche nello Statuto di Siena, datato al 1262, che dà precise indicazioni sull’aspetto che dovranno avere gli edifici prospicienti Piazza del Campo e quelli del resto della città.
Analoghi regolamenti e statuti sono registrati ovunque nelle città del centro nord d’Italia, mentre nel sud, già unito dall’11° secolo, sono registrate vere e proprie guide turistiche, redatte da geografi arabi, come nel caso di Al-Idrisi a Palermo, che raccontano delle meraviglie architettoniche ed artistiche che queste città offrivano ai viaggiatori.
Solo l’ideologia di alcuni storici(sti) può sostenere che il concetto di città e la sensibilità artistica nasca con la trasformazione di Pienza, promossa da Papa Pio Piccolomini e Leon Battista Alberti nella seconda metà del ‘400!
Si pensi, per esempio, allo splendido ciclo di affreschi dell’Allegoria degli Effetti del Buono e Cattivo Governo, realizzati ne 1338 da Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena. Un’opera sublime e senza tempo, il cui messaggio risulta oggi più attuale che mai … peccato che, proprio a Siena, lo vedremo, sembrano essersene dimenticati.
Ambrogio Lorenzetti – Allegoria del Cattivo e del Buon Governo in Città
Quando, alla fine del ‘200, il Comune di Firenze commissionò il progetto del Duomo ad Arnolfo di Cambio, chiese espressamente di “preparare i modelli o i progetti per il rinnovo di Santa Maria Reparata con la più alta e sontuosa magnificenza affinché l’industria e la potenza degli uomini non inventino, né possano mai intraprendere qualcosa di più grande e di più bello”.
Mentre nella vicina e antagonista Siena, circa 30 anni più tardi, nel costruire la “Torre del Mangia”, simbolo della potenza e della cultura locale, durante la posa della prima pietra venne incisa una iscrizione in latino, greco ed ebraico, affinché la torre “non fosse percossa da tuono, né tempesta”.
Siena – la Torre del Mangia vista dalla sommità del “Facciatone” del Duomo non finito
Esempi del genere, come si è accennato, sono documentati ovunque, tanto da poterci consentire di affermare che, se oggi possiamo vantare il patrimonio urbano ed artistico che il mondo ci invidia, lo dobbiamo a quel fermento culturale, sviluppatosi in età comunale, quando i “liberi comuni” competevano tra loro realizzando opere meravigliose, pensate per l’eternità e perciò difese perfino facendo appello agli scongiuri … roba da medioevo!
Diversamente oggi, nell’evolutissima civiltà contemporanea, le città d’arte sembrano ritenere indispensabile dover nuovamente competere … questa volta però al fine di raggiungere il punto più basso della propria storia artistica, uniformandosi ad una sottocultura di matrice consumista, votata allo sfregio, piuttosto che all’abbellimento delle città!
Del resto, quando si hanno politici e ministri capaci di sostenere che occorra accostare il contemporaneo all’antico “per migliorare l’offerta culturale”[1], addirittura arrivando con questo a parlare di “valorizzazione dei Beni Culturali”[2], non c’è molto di cui meravigliarsi.
Soprattutto se c’è un Ministro dei Beni Culturali per il quale – come ha affermato lo scorso 31 agosto a Venezia in occasione della Soft Power Conference – «Non è un tabù innestare architettura contemporanea di grande qualità nei centri storici. La bellezza del paesaggio è proprio la sovrapposizione di stili. La grande sfida è non solo conservare le ceneri ma guardare al futuro, crederci e investire. La sfida che abbiamo davanti come Sistema Paese è capire che investire in cultura non è solo conservazione e tutela del patrimonio che ci hanno lasciato le generazioni passate, che è un compito doveroso, ma è egualmente importante investire nel futuro, nella creatività, nell’innovazione, nella ricerca. Abbiamo fatto delle scelte importanti nel Recovery Fund, con un investimento di 7 miliardi di euro distribuiti tra tutela del patrimonio e innovazione. Non c’è finestra migliore nella storia dell’umanità di questo incrocio tra era digitale e creatività. Questa finestra che non sappiamo quanto durerà nel tempo offre una possibilità straordinaria ai giovani talenti e agli emergenti che possono offrire le loro idee e la loro arte al mondo[3]».
Certe convinzioni – peraltro espresse da chi sieda nella stanza dei bottoni – fanno sì che la lobby dei mercanti d’arte divenga sempre più arrogante ed invadente. Ecco quindi che, nell’indifferenza generale della gente, le nostre città, i nostri siti archeologici e i nostri monumenti risultano regolarmente deturpati, in maniera temporanea o permanente, da installazioni amorfe e decontestualizzate[4], utili solo ed esclusivamente all’immondo mercato dell’arte (presunta) contemporanea.
Ecco quindi che, per non essere da meno all’eterna antagonista Firenze, a partire dallo scorso 24 luglio a Siena si è pensato bene di allestire una mostra di “scultura” delle opere di Helidon Xhixha dal titolo “Forme del Verde 2021” [5].
“Scultura” di Helidon Xhixha in Piazza Duomo a Siena con la direzione artistica di Carlo Pizzichini.
Un’esposizione del tutto fuori luogo della quale la meravigliosa Siena non necessitava affatto, a differenza dei mercanti d’arte di questa ferraglia ai quali certe favolose cornici risultano indispensabili per poter valorizzare certe insulse porcherie, obbligando la gente a guardarle e fotografarle, sì da alimentare questo mercato e aumentare i propri guadagni … sempre grazie, ovviamente, alla connivenza di chi consenta certi scempi!
Ho fatto il riferimento a Firenze perché non si possono dimenticare le immonde sculture, perfino sotto forma di gigantesche deiezioni canine[6], esposte nella straordinaria Piazza della Signoria negli ultimi anni di pessima gestione della città ritenuta un tempo la culla del Rinascimento.
Firenze, mega deiezione canina spacciata per scultura dall’artista svizzero Urs Fisher per la Biennale “in Florence” del 2017
È davvero questa la nuova frontiera dell’arte, del mecenatismo e della cultura, oppure è questo il periodo più buio della nostra storia?
Alla luce di quanto espresso sull’attuale “periodo buio” della nostra cultura, ritengo vada fatta un’ultima annotazione in merito alla recente polemica – estremamente strumentale[7] – che ha visto come protagonista la statua della presunta Spigolatrice di Sapri, un’opera su cui certamente si può discutere ma che, in termini di “danno di immagine”, risulta molto meno impattante rispetto alle tante immonde “sculture” inserite all’interno di piazze e contesti storici del nostro Paese …
La statua della Spigolatrice di Sapri dello scultore Emanuele Stifano
A mio avviso, infatti, come ho avuto modo di commentare altrove, si può criticare la statua della Spigolatrice di Sapri per ragioni estetiche, perché non la si ritenga rappresentativa dell’estetica e del periodo storico che intenda ritrarre, o si può farlo per altre ragioni artistiche, ma la critica di sessismo è davvero patetica, come patetico è il perbenismo che caratterizza la nostra società di facciata!
Il nudo e la sensualità, di una donna, di un uomo, di un ermafrodito, da sempre, hanno trovato spazio nel mondo della scultura, dipende solo dalla bravura o meno dell’artista di turno saper trasmettere quella sensualità trasformandola in poesia, piuttosto che volgarità.
Ovviamente, nella nostra società falsa, se l’opera è realizzata da un uomo fa indignare, se però l’artista che offende la donna è una donna la cosa non indigna, come nel caso dell’ignobile statua della (mezza) donna che fa pipì in piedi a Nantes[8] … mai sia criticare una donna, men che mai una donna che forse tutta donna non si sente!
Nantes, la “fontana/statua” della donna che fa pipì in piedi realizzata dall’artista Elsa Sahal
Questa società ipocrita, dove non si può esprimere più un parere senza essere accusato di sessismo, razzismo, ecc. mi fa sempre più ribrezzo, soprattutto perché, l’esperienza insegna, sono proprio i più fondamentalisti quelli che, sotto sotto, sono i più perversi!
Costoro, ossessionati dalla propria necessità di mostrarsi indignati per una presunta violazione della femminilità, ben si guardano dall’indignarsi davanti a gigantesche deiezioni di artista ed evidenti gestacci che degli individui meschini spacciati per artisti gli sbattono in faccia.
Milano – il dito medio di Maurizio Cattelan davanti al Palazzo della Borsa
Ebbene sì, l’arte degli spazi pubblici e il comportamento degli esseri umani, timorosi di esprimere schiettamente il proprio parere, ci confermano che siamo nel periodo più buio della storia dell’umanità!
Come ammoniva Padre Berengario ne “Il nome della Rosa”: Penitenziàgite!
[1] https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/07/19/il-nostro-patrimonio-ha-bisogno-di-un-vaccino-contro-le-contaminazioni-artistiche/
[2] https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2018/08/03/san-paolo-disco-dance-e-la-discutibile-valorizzazione-dei-beni-culturali/
[3] https://www.beniculturali.it/comunicato/21193
[4] https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/11/18/cio-che-non-fecero-ne-barbari-ne-barberini-lo-faranno-prosperetti-galloni-e-franceschini/
[5] https://www.gazzettadisiena.it/lavventura-di-forme-nel-verde-2021-comincia-da-piazza-duomo-a-siena/#:~:text=Sabato%2024%20Luglio%20sar%C3%A0%20inaugurata,idea%20del%20giornalista%20Mario%20Guidotti.
[6] https://www.firenzetoday.it/cronaca/piazza-signoria-polemiche-social-statua-fischer.html
[7] https://www.fanpage.it/napoli/la-statua-della-spigolatrice-di-sapri-arriva-sui-media-esteri-e-diventa-un-caso-internazionale/
[8] https://www.ilmessaggero.it/mind_the_gap/nantes_francia_bruxelles_pipi_statua_donne_maschilismo_mind_the_gap_elsa_sahal-5285766.html
Sarò vecchia? forse si, certamente si, almeno così mi dice la mia data di nascita. Ciò non ostante mi ritengo una persona di buon gusto, non quello classico di Chanelle e nemmeno quello di Gucci, tanto per dire parole riconoscibili da tutti. Piuttosto, sono una persona che sa accoppiare i colori, vestire bene con niente, usare gli accessori con gusto e sobrietà senza cadere nel trito, o nel vecchio, o nel noioso. Parlo di vestire, perchè questa è una cosa che facciamo tutti per cui penso che ci intendiamo. Ma anche perchè quello che mettiamo nelle nostre città sono “vestiti”: noi le vestiamo, le nostre città. Sobrie, eleganti, per sempre, oppure un pò “scimannone”, un po “zoccole”, alla moda, oggi per domani. Allora, fin tanto che la scamannoneria” viene poi tolta e riportata nei capannoni di provenienza, mi pare che il danno sia poca roba. Ma quando la “roba” resta nelle nostre piazza affinché le generazioni future possano apprezzarne la bellezza allora mi sento confusa ed anche offesa!
L’acqua che zampilla fuori da enorme vulva infantile. Ma scusate, che cosa dobbiamo dire ad una ragazzina quando ci passiamo davanti? O a un ragazzino, per altro? E la spigolatrice, vestita di trasparenze, per altro brutta lei e brutte le trasparenze, che diciamo alle nuove generazioni? Perchè i ragazzini SONO le nuove generazioni!
Quanto è più bella piazza della Signoria senza il mega stronzo, bruttissimo, per altro! E mi chiedo nuovamente, ma che si dice alle nuove generazioni? ci si ferma a guardare senza dire niente e si lascia che i loro occhi si illuminino di immenso? e poi si procede a passo tranquillo, come se niente fosse, verso la loggia dei Lanzi e si resta zitti pure lì? Oppure due paroline di apprezzamento vanno dette? Certamente va lodata la magnifica idea, l’eccezionale creatività dell’artista che ha pensato di fare un monumento allo stronzo disegnandolo al computer. Ma poi, davanti al Ratto delle Sabile? Come spiegare con lo stesso numero di parole che (perchè le nuove generazioni si muovono a velocità supersonica) in questo caso, l’artista è partito da un blocco di marmo e pezzetto per pezzetto ne ha tirato fuori quel miracolo di composizione ecc ecc ecc. Tutto questo per dire che sono al 100% d’accordo con questo Blog!
Cara Emanuela,
grazie per il tuo prezioso e apprezzatissimo commento
Ti mando un abbraccio
Gli esempi sono purtroppo tantissimi, recentemente, prima dell’estate scorsa a Roma hanno esposto in piazza S. Giovanni della Malva una porchetta fatta da uno scultore di un’ accademia romana per promuovere l’arte giovane. Un maiale arrosto nella tipica legatura a salame come si cucina a Roma e provincia, una scultura di ragguardevole proporzione, ben impattante e visibile che occupava la piazza prepotentemente simile a quelle molto più piccole che i negozi di porchetta usano mettere come insegna. Opera banale che altro non è che uno sfregio a una piazza nel centro storico della capitale in nome della promozione artistica che ha creato parecchia indignazione.
verissimo Giovanni,
quando venne esposta la porchetta avrei tanto voluto avere il tempo di commentarla, ma gli impegni me lo impedirono, sicché ti ringrazio per aver ricordato quella deprecabile iniziativa