Sebbene non si tratti di una novità, visto che se ne parla da molto tempo, qualche giorno fa abbiamo ne avuto la definitiva conferma[1]:
«Il 14 marzo scorso il Parlamento europeo ha approvato la Direttiva Europea sull’efficienza energetica nell’edilizia che prevede il miglioramento della classe energetica degli edifici a partire dal 2030 con l’obiettivo di creare maggiore efficienza energetica, maggiori risparmi e minore inquinamento. L’entrata in vigore del provvedimento è subordinata però al recepimento degli Stati membri che con ogni probabilità non avverrà prima del 2025. Archiviato il sì dell’Europarlamento, infatti, iniziano le negoziazioni tra Commissione, Parlamento europeo e Governi.
Il Governo Italiano ha espresso la sua contrarietà alla direttiva, sulla base dello stato attuale della maggior parte del nostro patrimonio edilizio residenziale (costruito prima del 1990) e, quindi, per il quale il processo di efficientamento degli edifici più antichi richiederebbe tempi molto più lunghi rispetto a quelli stabiliti dall’Europa».
Nonostante le truffe e la fuffa che ci è stata imposta con i “bonus”, di cui hanno beneficiato solo i produttori e molti improvvisati – e spesso disonesti – contractors ed ESCO, ecco che, in assenza di sovvenzioni e nell’assoluta e sfacciata politica del Greenwashing, si intende imporre agli italiani di mettere mano al portafogli per chinarsi alle volontà dei produttori di presunti sistemi ecosostenibili, inutili quanto dannosi[2].
Per chi non conoscesse questo termine, il “greenwashing”, nel settore finanziario, è quella attitudine a «dire o fare cose che non riflettono in modo chiaro e corretto il profilo di sostenibilità di un ente (chi crea, emette o distribuisce prodotti finanziari come banche, società d’investimento, compagnie assicurative), un prodotto finanziario (azioni, obbligazioni, prestiti, assicurazioni) o un servizio finanziario (come la consulenza). È una pratica che può essere fuorviante per i consumatori, gli investitori e gli altri partecipanti al mercato. Chi può attuarla? L’ente oggetto delle affermazioni o responsabile del prodotto, ma anche un ente che dà consulenza o informazioni sul prodotto o una terza parte (come un’agenzia che certifica la sostenibilità)»[3].
A tal proposito si pensi alla notizia circolata il mese scorso secondo la quale l’uso del denaro contante risulterebbe responsabile in parte dei cambiamenti climatici[4], oppure alla folle proposta del Governatore della Regione Emilia Romagna, Bonaccini, il quale, in ossequio alle direttive UE a servizio delle Ecomafie che gestiscono la lobby dei fotovoltaici e dell’eolico, ha proposto di “Dare denaro a chi fermi la produzione agricola[5]”.
Come scrive Nicola Porro: «non è una boutade, ma l’ultima “geniale” trovata dell’amministrazione Dem in Emilia-Romagna. A partire dal 2024 gli agricoltori saranno invitati ad abbandonare la produzione e lasciare così incolti i propri appezzamenti. La proposta firmata Bonaccini è piuttosto categorica: in nome delle eco-follie, 20 anni di stop in cambio di una cifra dai 500 ai 1.500 euro all’anno per ogni ettaro non coltivato. Collocato all’interno dei progetti Ue, il bando approvato dalla giunta emiliana in realtà svela ancora una volta tutte le contraddizioni della tanto (immotivatamente) celebrata agenda green».
In pratica si disincentiva l’agricoltura a beneficio delle multinazionali produttrici di cibo-spazzatura – “agricolo” incluso – incentivando il consumo energetico e l’inquinamento atmosferico. Si incentiva altresì la “pavimentazione” della crosta terrestre, per favorire l’installazione di sistemi di produzione energetica “green”, necessari a consentire questo stile di vita autolesionista, dannosissimo per il futuro del pianeta.
Nonostante l’evidenza dei fatti, il mondo politico – che non essendo tecnico ripone la massima fiducia nei grandi esperti tecnici del settore – continua a sostenere la “transizione ecologica” seguendo pedissequamente le indicazioni figlie del “greenwashing” … e a nulla sembra possano servire i pareri di altri scienziati, perfino premiati con il Nobel, che indicano soluzioni diverse[6].
Lo scorso 21 febbraio, a seguito delle allarmanti informazioni circolate su media e social circa lo stato di salute dell’aria nella Pianura Padana, l’amica Maria Campese, Responsabile Infrastrutture e Trasporti di Sinistra Italiana, aveva scritto su FB:
«La Pianura Padana è presa nella morsa di inquinamento da Pm2,5 e Pm10, effetto dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento da riscaldamento e da traffico veicolare: i livelli più alti vengono rilevati proprio nelle zone dove più intenso è il traffico veicolare.
I Paesi Ue e l’Europarlamento hanno raggiunto un’intesa sull’azzeramento dell’inquinamento atmosferico entro il 2050, con valori da Pm2,5 e biossido di azoto più che dimezzati entro il 2030. Per raggiungere tali risultati urge adottare alcune misure:
• efficientamento energetico degli edifici con approvvigionamento da fonti rinnovabili, promuovendo le comunità energetiche;
• riconversione della produzione autoveicolare all’elettrico;
• potenziamento del trasporto pubblico con mezzi che abbattano le emissioni;
• rifunzionalizzare le linee di trasporto elettrico ferrate presenti sul territorio (tram e ferrovie);
• istituire zone a traffico limitato in territori estesi dei contesti urbani;
• promuovere misure di gratuità del trasporto pubblico per le fasce sociali più fragili, per studenti e anziani.
Non è più il tempo del negazionismo dei cambiamenti climatici e delle opere faraoniche, ma di un lavoro di ritessitura dei territori che consenta l’abbattimento delle emissioni, la sostenibilità della mobilità, la salvaguardia della salute dei cittadini[7]».
Pur condividendo in linea generale il suo pensiero, ad eccezione dell’efficientamento energetico degli edifici e della riconversione della produzione autoveicolare all’elettrico, ho sentito l’esigenza di chiarire alcuni punti fondamentali necessari a rivedere in toto l’approccio al problema … se davvero si intende rimediare ad esso.
In realtà le cose non si risolvono con certe misure che fanno comodo, molto comodo, alle industrie produttrici di sistemi palliativi figli del greenwashing e del breveterminismo[8] tipico della nostra società. Questo approccio, purtroppo, torna molto utile anche alla nostra classe politica, incapace di guardare oltre il proprio mandato, ergo di fare programmi a medio-lungo termine.
Il mese scorso ho partecipato al convegno internazionale “Climate Change, Cultural Heritage and Sustainable Habitat” tenutosi presso il National Institute of Technology di Patna (India)[9], dove ho avuto l’onore di essere uno dei Relatori Principali e posso affermare, senza ombra di dubbio, che il problema è ben più complesso di quanto non si pensi … cosa su cui tutti i presenti a quel convegno hanno convenuto.
Del resto basta leggere i dati della EEA (Agenzia Europea per l’Ambiente) per capire che il problema maggiore riguardi l’edilizia che, però – nonostante le inqualificabili leggi regionali per la rigenerazione urbana fatte ad-hoc per consentire agli speculatori di mettere le mani sull’edilizia e le zone pregiate – non è quella storica, ma tutta quella prodotta dal dopoguerra ad oggi.
Questo dato di fatto dovrebbe portarci a ritenere impellente necessità di abbandonare la strategia del greenwashing che promuove l’uso di sistemi palliativi, inquinanti e insostenibili (cappotti termici) per migliorare l’efficienza termica degli edifici, poiché questa porta ad interventi di breve durata, il cui conto verrà pagato dai nostri figli e nipoti. Diversamente, risulterebbe un reale beneficio, per noi e per le generazioni a venire, la promozione di una sorta di Piano Marshall indirizzato alla sostituzione, graduale e totale, di tutto l’edificato energivoro e criminogeno realizzato negli ultimi 80 anni.
Non si tratta di utopia, ma di un qualcosa che in altri Paesi si sta facendo già da tempo, si veda per esempio il caso, straordinario, di Le Plessis-Robinson presso Parigi di cui ho parlato in più occasioni[10], un qualcosa di assolutamente fattibile che, oltre che portare benefici ecologici di lunga durata, porterebbe anche benefici sociali ed economici …
Piuttosto che buttare i fondi del recovery funds e del PNRR in Bonus inutili e progetti assurdi come il Ponte sullo Stretto dovremmo investirlo il programmi di rigenerazione reale di tutte le nostre realtà suburbane, energivore e dipendenti dall’autotrazione.
A tal proposito basterebbe riflettere sul fatto che, se semplicemente riprendessimo in considerazione una serie di norme e strumenti cancellati dalle cosiddette “leggi fascistissime” del 1925-26[11], non solo potremmo realizzare questo programma a medio lungo termine – pensato per le generazioni future e non in maniera breveterministica – ma addirittura potremmo avere un guadagno pubblico che ridarebbe ossigeno alle economie locali, piuttosto che continuare a fare arricchire i soliti noti, adusi a strangolare le piccole imprese attraverso il sistema del subappalto, un sistema che, come abbiamo tristemente visto di recente a Firenze, può portare perfino alla morte degli operai[12], quel sistema, infatti, non lascia nemmeno le briciole alle comunità locali e non fa che incrementare il debito pubblico!
Ci sto lavorando da anni a queste cose, ho scritto libri e saggi, ho fatto conferenze in giro per il mondo, ho fatto progetti dimostrativi e insegno come fare queste cose ai miei studenti[13], ho ottenuto premi internazionali … ma in Italia sembra vietato parlarne, se non in piccoli eventi di nicchia.
Eppure occorrerebbe far conoscere l’inganno della mobilità sostenibile[14] e della transizione ecologica, mostrando cosa comportino certe soluzioni, “sostenibili” per il mondo “civile occidentale”, al resto del mondo, evidentemente ritenuto incivile e indegno di vivere.
Occorrerebbe far conoscere gli effetti collaterali dell’installazione scriteriata di pannelli fotovoltaici e pale eoliche, in sostituzione dei campi coltivati, per consentire il mantenimento dello stile di vita consumistico del mondo civile occidentale.
Sebbene fingiamo di non saperlo, è ben noto a tutti che l’abbandono delle campagne porti con sé la mancanza di manutenzione e, con essa, la rimozione dei rami e detriti che vanno ad intasare i canali e i fiumi creando le condizioni migliori per le alluvioni … un problema del quale i nostri politici si accorgono del problema solo quando, ipocritamente, si mostrano in TV fingendo di piangere per le morti e devastazioni.
Allo stesso modo, l’assenza di arbusti e alberature che con le loro radici assicurano la tenuta dei terreni porta ad avere smottamenti e frane … ma anche di queste i nostri politici sembrano accorgersene solo quanto devono mostrarsi in TV – a beneficio della società dello spettacolo – fingendo il proprio dolore e annunciando immediate misure drastiche per impedire che possano verificarsi nuove tragedie.
Nel frattempo, come si è detto, la pavimentazione del pianeta – incentivata anche dalla sostituzione dei campi coltivati con impianti di produzione energetica “green” – porta al cambiamento climatico e alla riduzione delle falde freatiche … ma forse è un bene, per chi voglia privatizzare anche l’acqua potabile.
Se dunque si vuole fare qualcosa di realmente utile per il pianeta, occorre affrontare il problema climatico alla sua origine, piuttosto che mettendo le toppe.
Come avevo scritto nel 2011, all’indomani della catastrofe di Fukushima, dobbiamo smetterla di ricercare nuove soluzioni atte a produrre l’energia necessaria a mantenere in vita uno stile di vita votato al consumo energetico, semmai dobbiamo ritornare a costruire con parsimonia[15], ovvero tornare ad avere edifici non energivori e città dove gli spostamenti possano svolgersi prevalentemente a piedi, piuttosto che con mezzi pseudo-ecologici.
Un presunto edificio ad impatto zero, in un contesto suburbano dipendente dall’autotrazione vale come un “bacetto per far passare la bua” dato ad un malato terminale! Per cambiare l’impatto dell’uomo sul pianeta occorre dunque ricompattare il tessuto edilizio e restituire terreno alla campagna e al verde, realizzando edifici a basso consumo energetico, costruiti con materiali naturali, possibilmente a chilometro zero le cui prestazioni risultino immodificabili nel tempo.
[1] https://www.suncityitalia.com/efficienza-energetica/obbligo-interventi-di-efficienza-energetica-degli-edifici-primo-si-della-ue/
[2] https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2021/02/07/ecobonus-sismabonus-bonus-facciate-e-il-futuro-delleconomia-e-dei-liberi-professionisti/
[3] https://economiapertutti.bancaditalia.it/notizie/che-cos-il-greenwashing-e-come-ci-inganna/#:~:text=%C3%88%20greenwashing%20quando%20un’affermazione,parziali%2C%20selettive%2C%20non%20chiare%2C
[4] https://economiapertutti.bancaditalia.it/notizie/quanto-costa-all-ambiente-il-contante-lo-studio-della-bce-sull-impronta-ambientale-dei-pagamenti-con-banconote/
[5] https://www.nicolaporro.it/lultima-ecopazzia-bonaccini-paga-gli-agricoltori-per-non-lavorare-la-terra/#:~:text=A%20partire%20dal%202024%20gli,per%20ogni%20ettaro%20non%20coltivato.
[6] https://www.climalteranti.it/2019/03/21/anche-un-premio-nobel-puo-raccontare-cose-sbagliate-su-clima/
[7] https://www.facebook.com/photo/?fbid=10229838434052493&set=a.10203025312421210
[8] Consiglio vivamente la lettura di “Come essere un buon antenato” di Roman Krznaric, Edizioni Ambiente, Milano 2023, ISBN 9788866273424 https://shop.edizioniambiente.it/catalogo/come-essere-un-buon-antenato
[9] https://3chsh.com/speakers/
[10] Cfr https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2018/01/23/le-plessis-robinson-quando-la-rigenerazione-urbana-quella-vera-paga-il-driehaus-prize-2018-a-marc-e-nada-breitman/
[11] Cfr https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/08/01/il-quartiere-testaccio-di-roma-e-la-politica-dellicp-agli-albori-della-sua-esistenza-un-importante-precedente-da-cui-imparare/
[12] https://www.avvenire.it/attualita/pagine/trovato-il-corpo-del-quinto-operaio
[13] Cfr https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2023/01/18/rigenerazioni-urbane-possibili/
[14] https://www.avvenire.it/economiacivile/pagine/il-traguardo-del-cobalto-etico
[15] https://www.civicolab.it/costruire-con-parsimonia-di-ettore-maria-mazzola/
Se si insiste a dare credito ai ciarlatani ben organizzati che promuovono questo complesso sistema di produzione, non potremo poi lamentarci delle conseguenze. Oltre a quanto qui scritto, a cui riconosco il merito dell’obiettività scevra da spinte ideologiche, mi preme ricordare, per aggiunge dramma al dramma, il contributo esiziale dei cosiddetti PFAS, molecole ormai presenti ovunque in maniera pervasiva nella nostra vita materiale. Il giorno che le cosiddette “ istituzioni democratiche “ riterranno necessario bonificare l’esistente dalla presenza di queste molecole, ci sarà da ridere. Quel giorno non verrà mai. Dovremmo invece bonificare la società da queste “istituzioni” e questo si può fare.